Il rugby italiano dopo novembre e verso il Sei Nazioni: intervista a Sergio Parisse

Con il capitano azzurro parliamo di feel-good factor e della forte intesa con coach Conor O’Shea. Pardon, il DoR O’Shea…

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ph. Reuters

LONDRA – “A novembre abbiamo trascorso settimane fantastiche e quando ci siamo ritrovati per il primo raduno sembrava non ci fossimo mai persi di vista”. E’ tangibile l’entusiasmo di Sergio Parisse all’incontro con la stampa in occasione del lancio ufficiale del Sei Nazioni 2017, che si è tenuto la scorsa settimana a Londra. I media inglesi conoscono Conor O’Shea per i tanti anni agli Harlequins e le parole del capitano azzurro confermano la carica e la positività che l’arrivo del tecnico irlandese ha portato con sé: “Da un punto di vista umano ha portato energia ed entusiasmo, che forse negli ultimi due anni avevamo un po’ perso“. Il momento insomma, potrebbe essere maturo per l’Alto Livello italiano: “Ci sono tante sensazioni positive: certo c’è molto lavoro da fare, ma poter contare su un Director of Rugby con l’esperienza e le conoscenze di Conor, può permettere di costruire qualcosa di importante e lasciare un segno nel rugby italiano”. E la carica si trasmette di riflesso ai giocatori: “Per me è importante avere un tecnico che ha le mie stesse motivazioni – continua il capitano azzurro – Dal punto di vista mentale è importante avere qualcuno che dà speranze per il futuro, che crede nelle potenzialità del movimento e vuole lasciare qualcosa di importante per il futuro. E fare tutto questo è più importante di vincere una o due partite”.

Al termine dell’incontro collettivo con la stampa, abbiamo incontrato Sergio Parisse per alcune domande sull’Italia. A sei giorni dal debutto nel Sei Nazioni 2017 contro il Galles.

 

 

Sergio, che atmosfera si respirava quando vi siete ritrovati domenica scorsa?
Si respirava un’atmosfera bellissima ed è stato un piacere ritrovarci con lo staff e tra noi giocatori, anche perché a novembre ci siamo lasciati con un po’ di amarezza dopo la sconfitta con Tonga. C’è grandissimo entusiasmo e credo che tutto ciò sia di buon augurio per il Sei Nazioni.

 

 

Da novembre il gruppo ha portato con sé più la vittoria con il Sudafrica o la sconfitta con Tonga?
Sono entrambe partite da cui possiamo imparare. Quella contro il Sudafrica ha dimostrato che sappiamo fare grandi cose, quella con Tonga, che era alla nostra portata, che c’è ancora molto da lavorare. Da quella sconfitta in particolare e dall’amarezza che ha lasciato possiamo cogliere la motivazione che ci costringe ad essere molto più esigenti con noi stessi.

 

 

Conor O’Shea chiede 400 minuti di totale impegno e dedizione. E’ più dura dal punto di vista fisico o mentale?
Dal punto di vista fisico saranno cinque partite di altissima intensità e starà allo staff impostare un sistema all’interno degli allenamenti per far sì che i giocatori che vanno in campo siano al massimo della freschezza fisica, soprattutto le prime due partite in casa perché giochiamo domenica col Galles e sabato con l’Irlanda. Ma sono convinto che gestiremo tutto ciò nel modo corretto.
Mentalmente sappiamo che è molto difficile: 80 minuti di alto livello esigono il massimo sforzo fisico per tutto il match, ma se iniziamo a subire fisicamente gli errori si moltiplicano e noi soprattutto li paghiamo cari. E’ una grandissima sfida ed è per questo che Conor vuole 400 minuti di alto livello e non ha parlato di vincere una o due partite: c’è una grandissima differenza e penso abbia assolutamente ragione.

 

 

Feel-good factor: in Scozia e Irlanda i successi e il buon momento delle franchigie si riflettono sulla Nazionale. Come è possibile creare questo circolo virtuoso anche in Italia?
Se pensi che nella partita contro il Sudafrica in campo c’erano tanti giocatori delle Zebre, che venivano magari da sconfitte nelle settimane precedenti, significa che messi in un ambiente positivo e diverso riescono a dare il meglio. Speriamo che questo Sei Nazioni ci dia tantissime soddisfazioni anche dal punto di vista dei contenuti delle partite: sarà un impulso certamente positivo per i ragazzi che torneranno alle franchigie.

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