Nuove polemiche a distanza tra i candidati alla presidenza FIR. Questa volta Gianni Amore risponde a Gavazzi e a Dondi
Qualche giorno fa Alfredo Gavazzi ha sferrato un attacco ai due avversari candidati come lui alla presidenza FIR. Qualche giorno prima c’erano state le parole – un po’ sibilline – del presidente uscente, Giancarlo Dondi. Gianni Amore ci ha spedito questa lettera aperta di risposta. Ve la giriamo integralmente:
L’introduzione del rapporto on-line con le società, attraverso un sistema informatico più moderno e più economico di quello obsoleto e limitato, in uso alla FIR, ha come obiettivo un maggiore controllo del movimento sull’operato della federazione e una cura più attenta dei propri “azionisti”. Un altro passo importante che va nella stessa direzione, sarà la CERTIFICAZIONE (ISO/VISION) che sottometterà la dirigenza di turno a procedure prestabilite. I controlli periodici a cui saranno sottoposti gli uffici federali, se non superati, ne causeranno la revoca e di conseguenza un messaggio al movimento, che a Roma le cose non vengono fatte secondo le regole.
La certificazione è una cosa ben diversa dai 16 anni nei quali la FIR è stata sottratta al movimento da triumviri, che a prescindere dagli intendimenti, se ne sono impossessati, convinti di fare la cosa giusta.
Questa è la principale critica che faccio alla dirigenza uscente: si può essere onesti, ma se si decide di non essere trasparenti, di non coinvolgere, comunicando, è normale essere fraintesi anche in presenza di risultati. Chi al contrario decide di essere chiaro, cominciando a dettagliare programmi e interventi, non per questo può essere giudicato incapace di portarli a termine, convinti che ci sia solo un modo di fare le cose (il proprio) e che ci sia solo un modo di gestire la FIR: avere cioè consiglieri che obbediscono, invece di consiglieri che ragionano e che si devono coinvolgere in decisioni intelligenti.
Consiglieri che a quel punto possono provenire anche da altri schieramenti, come è successo proprio al sig. Gavazzi che vuole squadre compatte ed equilibrate per governare, entrato in consiglio non facendo parte della squadra del presidente Dondi. I consigli blindati e costruiti su assensi garantiti, portano proprio a quella mancanza di confronto che fa ristagnare i progressi. Questo solo perché non è diffusa una sufficiente cultura del “pensare differente”, da contrapporre al “si è sempre fatto così”, quando proprio il rugby giocato è un esempio lampante di trasformazione rapida e continua.
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