I Giochi Olimpici di Rio de Janeiro (2016) sono piuttosto vicini. Viaggio nel mondo a 7 della dominatrice del rugby mondiale
La nostra Melita Martorana ci porta ancora a spasso per scoprire un altro aspetto della Nuova Zelanda ovale. Questa volta andiamo sul pianeta (nero, ovviamente) del rugby a 7.
La scorsa settimana un mio amico giornalista mi ha invitata ad andare a tifare per lui e per la squadra di rugby di suo figlio in un torneo per scuole medie. Fino a qui nulla di strano, fino a quando mi rendo conto che il torneo non è per le “first XV”, ma per le squadre a sette, le nuovissime “first VII”.
Quello di sabato è’ stato il primo torneo a sette per ragazzi dai 9 ai 13 anni giocato ad Auckland che ha visto la partecipazione di 20 squadre delle scuole medie appartenenti alla Auckland Rugby Union (ARFU), e con grande piacere apprendo che non sarà l’ultimo.
Il rugby a sette è stato già inserito nelle istituzioni scolastiche a differenti livelli. Da quest’anno il sette è stato introdotto ufficialmente nei Secondary School Games (il corrispondente dei nostri Giochi della Gioventù), nel 2007 sono stata la prima ad organizzare un torneo a sette, oggi giunto alla quinta edizione, per università e politecnici dell’Isola del Nord e da più di 10 anni le migliori squadre a sette collegiali del paese si sfidano nel famosissimo Condor Tournament, da dove futuri giocatori degli All Blacks Sevens vengono scoperti ed inseriti nei programmi dell’alto livello della New Zealand Rugby Union.
La rivoluzione nella forma più corta del rugby, quello cioè giocato da sette giocatori in campo, avviene con l’inserimento del Sevens nei Giochi Olimpici di Rio De Janeiro del 2016. L’International Rugby Board (IRB) l’organo che gestisce il rugby a livello mondiale, si trova ora a dover affrontare una domanda di giocatori, allenatori, amministratori, arbitri ed altri ufficiali come non si è mai vista prima. Un vero e proprio sogno che si realizza: il rugby diventa globale. Ed è proprio notizia di questa settimana che l’IRB ha annunciato un cambiamento nella struttura della IRB Sevens Series, il circuito internazionale di rugby a sette per nazionali che viene giocato in 9 (10 con l’Argentina nel 2013/14) tappe tra il periodo di Ottobre e Maggio, includendo Canada, Portogallo e Spagna nella prima tappa Australiana ed un vero e proprio modello di promozione/retrocessione che entrerà in vigore nel 2013 nei tornei di Hong Kong (28 squadre, 2 divisioni) e Londra (20 squadre, 2 divisioni). Il tutto in preparazione per i tornei continentali di qualificazione di Rio 2016. Le Olimpiadi sostituiranno la Coppa del Mondo di Rugby a Sette la cui ultima edizione verrà giocata a Mosca nel 2013.
Ma cosa cambia effettivamente per noi addetti ai lavori che siamo nel rugby e non faremo mai parte degli All Blacks Sevens? Tanto anzi tantissimo, con molte anzi moltissime opportunità all’orizzonte. Il rugby a sette ha un alleato che si chiama International Olympic Committee (IOC) il quale sta già distribuendo fondi ai Comitati Olimpici Nazionali per poter avviare programmi di sviluppo ed alto livello per quelle nazioni che non sono caratteristicamente “rugby nations” ma che hanno una grande storia olimpica alle spalle. Ed ecco che leggendo blog, articoli di giornale, social network forum e siti internet si scopre che il Brasile, il Kenya, la Malesia, la Cina, e l’India tanto per fare dei nomi hanno gia’ avviato un progetto che include un circuito nazionale professionistico di rugby a sette per squadre sia maschili che femminili. In piu’ si scopre che il Brasile ha firmato un contratto con la provincia neozelandese del Canterbury e la Cina con la provincia del Taranaki specificatamente per la preparazione per Rio 2016. Si apprende anche che la Cina, che offrì circa 600.000 euro a Gordon Tietjens per allenare la nazionale due anni fa, ha ufficialmente professionalizzato sia la squadra maschile che quella femminile. Giocatori di sette a tempo pieno. Unico obbiettivo le Olimpiadi.
Il capitano degli All Blacks Sevens DJ Forbes lo ha detto chiaro e tondo ai microfoni dei giornalisti neozelandesi dopo la vittoria della Series 2011/2012 che, se la NZRU vuole vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi, allora i giocatori devono diventare professionisti. E DJ ha ragione. Pochi giorni fa la frachigia dei Blues Super Rugby ha annunciato quattro nuovi contratti, tra questi Wasi Naholo che ha fatto parte della nazionale a sette nella scorsa edizione. Wasi ha giustamente scelto un contratto remunerativo con una franchigia piuttosto che giocare un rugby di secondo livello con una provincia. Anche i kiwi quindi che, non solo sono i guardiani del rugby a sette ma anche i veri dominatori del circuito internazionale, dovranno mettere a punto cambiamenti se vogliono entrare nella storia del rugby mondiale e riscrivere le pagine delle olimpiadi.
La NZRU ha creato la posizione del High Performance Sevens Manager ed una serie di altri ruoli che si occuperanno di sostenere e definire l’alto livello dalle province fino agli All Blacks Sevens e la nazionale femminile. Un programma chiamato “Go4Gold” è stato lanciato un anno fa su tutto il territorio nazionale per trovare giocatrici a sette. Selezioni sono state fatte invogliando non solo attuali giocatrici di rugby, ma anche di 13, touch, netball, baseball, calcio e basketball. Da qui 30 ragazze sono state individuate ed hanno partecipato recentemente al Oceania Womens Sevens Championship che hanno vinto in finale contro l’Australia. In più al momento tre tornei nel nord della North Island, nel centro del North Island e nel South Island sono stati organizzati per squadre femminili delle province.
Ciò che manca è un vero e proprio coordinamento a livello club e amatoriale. Se l’allenatore degli All Blacks Sevens Gordon Tietjens è l’unica differenza tra “noi e voi”, è anche vero che come è stato ripetuto più volte la fonte del successo arriva dalla base. Più larga è la base e più possibilità si ha di trovare ottimi giocatori. E con altri paesi intenti a spendere soldi, tempo e risorse nell’agguantare i kiwi, è necessario agire. La Nuova Zelanda è ricca di tornei a sette che nascono in ogni angolo del paese ma ancora non esiste un circuito strutturato per squadre di club a sette. Ed è così che alcuni di “noi” si stanno organizzando per rimediare alla mancanza. Una serie di tornei sono organizzati nella regione di Auckland tra cui il “FourNations”, il “Super7s”, l’ “Auckland7s”, il “Blackie”. L’idea sarebbe di unirli in una serie. A questo poi si aggiunge l’intento di creare collaborazioni con esistenti tornei nella zona Pacific Ring come per esempio il Fiji Coral Coast 7s o il Central Coast 7s e perche’ no magari in futuro includendo tornei in Europa e Sud America, creando un network di tornei a sette ad inviti per club e francigie.
E’ fuori di ogni dubbio che il “Sevens is where the money is” e che ora più che mai è il momento per creare le fondamenta e per lasciare un’impronta decisiva nello sviluppo del rugby a sette qui in Nuova Zelanda così come nel resto del pianeta. Giovani giocatori possono ora ponderare se vogliono viaggiare in giro per il mondo giocando per franchigie private modello Samurai7s o per il club dietro casa nella squadra a 15. Il rugby a sette è il futuro del nostro sport. Giocatori professionisti potranno giocare per 12 mesi l’anno inseguendo il sole sul modello del golf e del tennis. E finalmente avremo un buona scusa per andare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, bevendo Mojito, ballando samba e incitando i nostri sette Dei di Rio dagli spalti di Copacabana. Let’s Party Sevens Style!
di Melita Martorana
Melita è stata il Competition Manager per 5 anni per l’AUT Sevens ed è tutt’ora il Director of Competition per l’ Auckland 7s (www.auckland7s.com)
Melita su Twitter @TheItalianInNZ
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