Un programma dell’IRB per affrontare tematiche poco dibattute. Un programma che stimola la diffusione di un nuovo approccio culturale
OnRugby.it inizia oggi un viaggio importante e poco pubblicizzato, quello nella sicurezza degli atleti che praticano ogni fine settimana – quando non ogni giorno – la disciplina con la palla ovale. A curarla è Matteo Pagni, vicepresidente di Amici di Cosimo, associazione nata qualche anno fa in seguito alla grave lesione spinale subita da Cosimo Alessandro nel corso di una partita di rugby.
Il 16 novembre 2008 un giovane giocatore di rugby va incontro ad una dislocazione delle vertebre cervicali durante un ingaggio e perde l’uso delle mani, del tronco e delle gambe. A poco più di un anno di distanza un altro giocatore incappa in un incidente analogo, con esiti ancor più sfortunati.
Non sono i primi, anche se fortunatamente per ora sono gli ultimi. Si può fare qualcosa per ridurre il rischio di infortuni gravi nel rugby? Sembra di sì ed in tale direzione si muovono, da anni, specialisti di tutto il mondo, in alcuni casi in punta di piedi, forse timorosi della pubblicità negativa che potrebbe derivare dal parlare di sicurezza nel rugby, in altri casi in modo più organizzato e spregiudicato, consapevoli che la conoscenza del rischio è alla base di una formazione efficace.
Anche se molti di noi praticanti, amanti, allenatori, arbitri ed accompagnatori di squadre di rugby lo ignorano, esistono nel mondo specifici programmi formativi volti proprio alla diffusione di un approccio “sicuro” allo sport ovale, dalla preparazione mentale a quella fisica, per fare di tutti i praticanti atleti migliori e per ridurre i costi sociali (e morali) derivanti dai gravi incidenti sportivi.
L’International Rugby Board, benché probabilmente “tirato per la giacchetta” tra il non apparire ottuso ed il continuare a penetrare il più possibile nel tessuto sportivo mondiale, ha prodotto Rugby Ready, un programma piuttosto didascalico che comincia però ad affrontare tematiche importanti e a diffondere un approccio culturale decisamente più safe. Ancor più importanti e decisamente più fattive sono le disposizioni IRB riguardo alle commozioni cerebrali (le sempre più conosciute concussioni) che sono espresse come un vero e proprio insieme di linee guida da tenere in caso di trauma che potrebbe portare a commozione e che meritano un’attenta lettura. Naturalmente queste linee guida sono fondamentali nei paesi dove non esiste (al contrario dell’Italia) l’obbligo del dottore a bordo campo, ma sappiamo bene che anche nel rugby nostrano sono numerosissime le occasioni nelle quali il rugby viene praticato senza la supervisione di un medico (un esempio su tutti la stragrande maggioranza delle sedute di allenamento).
La certificazione Rugby Ready è comunque un ottimo inizio per informarsi sulle maggiori criticità del rugby; è aperta a tutti, gratuita e può essere conseguita online con minimo sforzo, se siete sensibili al problema della sicurezza dedicategli un po’ di tempo: non sarà una rivelazione, ma certamente fornisce un’impostazione corretta.
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