Baldini & Castoldi pubblica “La mia piccola stella”, autobiografia del celebre terza linea
“Prima giocavo a fare il rugbista. Non voglio dire che facevo finta, ma non mi sentivo del tutto un giocatore. Il rugby rimaneva un gioco. Una distrazione ideale per impeganre i fine settimana, niente di più di un simpatico hobby, qualcosa di parallelo alla vita vera. Non era in nessun caso un mestiere e non era assolutamente un impegno quotidiano. Dopo il mio passaggio a Bourgoin, niente è stato più come prima”.
A scrivere così è Sébastien Chabal in La mia piccola stella, volume uscito in Francia nel 2011 e ora anche nelle nostre librerie (ed. Baldini & Castoldi, 283 pagg, 17 euro e 50 centesimi). Un’autobiografia che racconta il giocatore e soprattutto l’uomo. Un atleta che qualche anno fa è diventato suo malgrado quasi il simbolo del rugby stesso, soprattutto presso chi non segue la palla ovale con grande attenzione.
Un volume che ci racconta le normalissime peripezie di un ragazzino che nella provincia francese scopre a 12 anni – complice una professoressa di matematica – che la scuola non fa per lui. Le medie finite a fatica, poi il brevetto professionale e soprattutto la fabbrica, luogo che Chabal descrive più volte come un vero paradiso, anzi, “il mio elemento”. E in effetti, a ben pensarci, quale migliore “caverna” del mondo moderno per l’Orco per antonomasia? Un antro fatto di rumori assordanti, vapori, grasso ovunque e un caldo infernale. Eppure a Chabal quel luogo piaceva e nel libro non fa che ripeterlo.
Poi il rugby prende sempre più spazio e la vita cambia radicalmente. Chabal però non si adegua più di tanto: le serate mondane continuano a non piacergli, gli amici rimangono quelli di sempre, piedi ben piantati per terra e parole tatuate nella coscienza: “A volte la notorietà è molto comoda, a condizione di sapere che non è eterna”.
Per chi fosse interessato il libro è disponibile alla Libreria dello Sport e trovate la scheda a questo link.
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