Grande prova degli azzurri che mettono in difficoltà i tuttineri. Punteggio eccessivamente punitivo
Poteva bastare quello che l’Italia ci ha fatto vedere nel primo tempo: bella, aggressiva, determinata, nessun fronzolo e pochi errori. Un’Italia che ha un calo solo tra il 10′ e il 20′ della prima frazione, dieci minuti in cui i campioni del mondo marcano i 13 punti con cui andranno al riposo. Un’Italia che chiude il tempo con una meta nel suo score, ma che ne avrebbe meritata un’altra. Un tempo in cui gli azzurri giocano assolutamente alla pari con gli All Blacks. Qualcuno dirà che il XV messo in campo da Hansen non è quello “titolare”. Vero, ma quei giocatori sarebbero inamovibili ovunque, in qualsiasi altra nazionale. Per una volta va detto chiaro e forte: se la Nuova Zelanda non riesce a giocare come sa è tutto merito della banda Brunel.
Secondo tempo più attento da parte degli All Blacks, quasi cinico, dove vanno a segnare punti con dei piazzati anche in azioni che fino a pochi anni fa avrebbero avuto come unico sbocco consentito solo una meta. All Blacks che riescono a giocare bene a fiammate e che trovano, come spesso accade, una certa “distrazione” dell’arbitro (nessuna derivazione calcistica, solo una constatazione: il risultato non sarebbe cambiato). Una seconda frazione meno continua anche da parte italiana – la fatica si fa sentire – ma con un atteggiamento sempre propositivo.
Una partita migliore, nel complesso, di quella con l’Inghilterra dello scorso Sei Nazioni, “macchiata” dalle tre marcature subite nei 13 minuti finali. Una partita che fa davvero ben sperare per il futuro, anche quello molto prossimo chiamato Australia.
Italia tonica e determinata nei primi minuti, gli azzurri coprono bene gli spazi, spingono appena possono, difendono molto bene e sono propositivi. Gli All Blacks non corrono grandi rischi ma non riescono nemmeno a giocare come sanno/possono. Al 12′ i neozelandesi entrano per la prima volta nei 22 metri e si conquistano una punizione in posizione centrale che Cruden non può sbagliare: 3 a 0.
Al 16′ gli azzurri fanno i primi veri errori che gli All Blacks puniscono subito: un recupero mancato, un placcaggio che non arriva e Read “bagna” la sua prima partita da capitano con una meta che Cruden realizza. Due minuti più tardi penetrazione e Ma’a Nonu viene placcato senza palla: fallo e Cruden non sbaglia portando i tuttineri sul 13 a 0.
Poi azione prolungata dell’Italia nei 22 avversari, con gli azzurri vicinissimi alla linea di meta e le nostre prime linee che mettono in grande difficoltà i campioni del mondo con Sgarbi che schiaccia la palla oltre la linea e regala ai 75mila dell’Olimpico una meta meritatissima.
Gli All Blacks provano subito a rimettere distanza nel tabellone ma la difesa italiana – grazie anche a un pizzico di fortuna – sbroglia la matassa e ricaccia indietro l’offensiva avversaria.
Al 33′ azione “calcistica” con lancio millimetrico del piede di Sgarbi che finisce tra le braccia di Mirco Bergamasco che si lancia verso la meta ma è troppo solo e viene fermato. Gli All Blacks provano a rispondere, cercano di approfittare di un paio di malposizionamenti della nostra difesa ma non riescono a mettere a segno altri punti. Commettono anzi diversi errori e per poco non subiscono allo scadere un’altra meta. Si va al riposo sul 7 a 13 per la Nuova Zelanda.
Il secondo tempo inizia con la Nuova Zelanda che cerca di marcare subito. E al 45′ Cruden piazza la palla tra i pali al termine di una lunga azione viziata da un placcaggio al collo su Orquera non fischiato dall’arbitro. Decisione, quella di calciare, che stupisce, visto che il fischio è arrivato nei 5 metri azzurri: segno che
Al 49′ arriva la meta di Ma’a Nonu, degna conclusione di una bellissima azione.
L’Italia però non molla e continua ad attaccare: al 53′ un drop di Orquera è preciso e finisce tra i pali. Girandola di sostituzioni, ma l’inerzia della gara non cambia e Italia che mantiene intatto lo spirito aggressivo e attento (Brunel deve aver preparato la testa del gruppo davvero bene).
Al 67′ la meta che chiude la partita: Cory Jane conclude un’azione sul lato destro del campo e porta la Nuova Zelanda (con la realizzazione di Cruden) sul 30 a 10, risultato eccessivo per quello visto in campo. La marcatura risveglia l’istinto del killer negli All Blacks, che sentono l’odore del sangue: al 73′ la meta di Savea, con Cruden che da posizione defilatissima non realizza. Savea poi marca la sua personale doppietta al 76′.
VI RICORDIAMO CHE ASPETTIAMO I VOSTRI VOTI DELLA PROVA DEGLI AZZURRI. LUNEDI’ PUBBLICHEREMO LA MEDIA MATEMATICA DEI VOSTRI GIUDIZI (CHE DEVONO ARRIVARE ENTRO E NON OLTRE LE 22 DI DOMENICA SERA)
ITALIA-NUOVA ZELANDA 10-42
Marcatori: Cruden (12′, cp), Read (16′, m) + Cruden (18′ cp), Sgarbi (26′, m) + Orquera, Cruden (46′ cp), Ma’a Nonu (49′, m) + Cruden, 53′ Orquera (d), Cory Jane (67′, m) + Cruden, Savea (73′, m), Savea (76′, m) + Cruden
Italia: 15 Andrea Masi, 14 Giovambattista Venditti, 13 Tommaso Benvenuti, 12 Alberto Sgarbi, 11 Mirco Bergamasco, 10 Luciano Orquera, 9 Edoardo Gori, 8 Sergio Parisse (c), 7 Simone Favaro, 6 Alessandro Zanni, 5 Francesco Minto, 4 Antonio Pavanello, 3 Martin Castrogiovanni, 2 Leonardo Ghiraldini, 1 Andrea Lo Cicero.
Riserve: 16 Davide Giazzon, 17 Alberto De Marchi, 18 Lorenzo Cittadini, 19 Quintin Geldenhuys, 20 Mauro Bergamasco, 21 Robert Barbieri, 22 Tobias Botes, 23 Luke McLean
Nuova Zelanda: 15 Beauden Barrett, 14 Hosea Gear, 13 Conrad Smith, 12 Ma’a Nonu, 11 Julian Savea, 10 Aaron Cruden, 9 Aaron Smith, 8 Kieran Read (c), 7 Sam Cane, 6 Liam Messam, 5 Ali Williams, 4 Brodie Retallick, 3 Charlie Faumuina, 2 Keven Mealamu, 1 Tony Woodcock
Riserve: 16 Dane Coles, 17 Wyatt Crockett, 18 Ben Franks, 19 Sam Whitelock, 20 Victor Vito, 21 Tawera Kerr-Barlow, 22 Dan Carter, 23 Cory Jane.
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