Una squadra ricca di talento che da troppo tempo va sulle montagne russe, tra grandi prestazioni e partite imbarazzanti. Ce la presenta Antonio Raimondi
Per spiegare l’Australia di Robbie Dean, iniziamo dai numeri. Il primo indicativo di una stagione con troppi alti e bassi è quello degli infortuni. Siamo a oltre quaranta per giocatori della rosa australiana. Sabato a Firenze non ci saranno James O’Connor, Will Genia e James Horwill. Sono tre giocatori, insieme a David Pocock, che invece potrebbe rientrare con l’Italia, che sicuramente cambiano completamente il valore dell’Australia. La vittoria australiana di sabato contro l’Inghilterra è la quarantesima, su sessantanove partite della gestione di Robbie Deans, per una percentuale vittoria del cinquantotto percento, che scende al cinquantatré se prendiamo come riferimento soltanto l’anno in corso. Sono solo sette le vittorie nelle tredici partite disputate nel 2012 con cinque sconfitte e un pareggio a completare il bilancio.
Come già scritto in GIU’ IL GETTONE della scorsa settimana, i critici di Robbie Deans rilevano la scarsa propensione all’attacco, a sfruttare le qualità tecniche dei giocatori australiani, poiché si evidenzia nelle tredici mete segnate in tredici partite, poche per una squadra che lo scorso anno ha segnato quarantaquattro mete in tredici partite, ma per un conteggio più razionale, sarebbe meglio parlare di ventitré mete in undici partite, al netto dei match contro Stati Uniti e Russia nella Coppa del Mondo che hanno prodotto ventuno mete.
Il venti a quattordici conquistato a Twickenham, ha un valore enorme per l’Australia, che in questa stagione ha offerto le migliori prestazioni, quando si è trovata sull’orlo del fallimento e con il montare di critiche e pressione, come ad esempio quando è andata a vincere in Argentina nel Rugby Championship. Pur in un bilancio stagionale in rosso, non va sottovalutato che l’Australia ha vinto tre volte contro il Galles fresco di Grande Slam nel Sei Nazioni per tre volte, ha sconfitto due volte l’Argentina, il Sudafrica e non va dimenticato che è stata l’unica squadra a non perdere contro gli All Blacks con il pareggio di Brisbane e sabato ha impedito all’Inghilterra di porre una nuova pietra per la ricostruzione della fortezza di Twickenham.
Sul piano pratico il successo sull’Inghilterra ha tenuto i Wallabies al terzo posto del Ranking mondiale, posizione che dovrà essere difesa contro l’Italia e il Galles. Ora il posto di lavoro di Robbie Deans sembra un po’ più sicuro, in vista del tour dei British and Irish Lions del prossimo anno e della World Cup 2015 e anche il morale dei giocatori è migliorato, meno forse quello dei critici, che continuano a volere, David Campese in testa, il cambio nella guida tecnica.
Quale Australia troverà l’Italia sabato a Firenze? Quella morbida del trentatré a sei dello Stade de France o quella dura e feroce di Twickenham? Sicuramente troverà un gruppo a ora libero nella testa, che potrebbe considerare la prestazione con l’Inghilterra come un punto di ripartenza, per affrontare il 2013 che prevede la serie con il British and Irish Lions, sperando di non avere tutti gli infortunati avuti in questa stagione: sono stati quarantuno ed hanno forzato Robbie Deans a chiamare ben quattordici giocatori nuovi nella rosa.
Tre le inversioni di marcia degli australiani contro l’Inghilterra: la mischia, che doveva essere un punto debole, è stato invece un punto di forza, la collisione, contro una squadra che a giugno aveva retto contro il Sudafrica, è stata spesso vinta e infine l’accuratezza nell’esecuzione del gesto tecnico è tornata al livello normale per i giocatori australiani.
In sostanza a Twickenham, l’Australia ha ritrovato la voglia di lottare davanti, dove in questa stagione aveva sempre fatto fatica, con il risultato di inibire globalmente la voglia di giocare. Robbie Deans ha un giocatore di riferimento in McCabe, che offre solidità difensiva, ma seconda la critica è un giocatore che non offre angoli di corsa, passaggi e off-load in attacco. Nell’ultima Coppa del Mondo proprio McCabe si è però rivelato il punto vulnerabile dei Wallabies, nelle due sconfitte subite. Contro l’Irlanda fu preso in mezzo nella “choke defense” irlandese, con un placcaggio raddoppiato nella parte altra del corpo, che portava al turn-over, attraverso una maul che diventava ingiocabile. Contro gli All Blacks fu preso di mira, per la limitazione delle opzioni d’attacco, quando fu evidenziato come durante tutta la stagione internazionale, McCabe avesse passato il pallone soltanto una volta.
Contro l’Inghilterra a dodici ha giocato Ben Tapuai che sicuramente offre più opzioni d’attacco, è comunque più playmaker di McCabe. Tutta la linea arretrata, con anche Kurtley Beale e Berrick Barnes in palla, ha potuto giocare sul piede avanzante, grazie al lavoro ben fatto dal pacchetto di mischia. Una condizione che ha reso più semplice l’esecuzione del gesto tecnico e delle scelte di gioco. La mischia ordinata australiana ha lavorato bene, come gruppo, trovando nell’esperienza di Ben Robinson, Tatafu Polota-Nau e Ben Alexander la capacità di esplorare l’inesperienza di Joe Marler, producendo palloni di qualità e anche calci di punizione in momenti importanti della partita.
Chiave di questa prestazione il lavoro in seconda linea di Sitaleki Timani e Nathan Sharpe. Per il pacchetto di mischia azzurro c’è da lavorare in questa settimana, per non farsi sorprendere. E’ un vantaggio, quello che pensiamo di avere in mischia ordinata, che dobbiamo rendere effettivo, per costruire un’altra grande prestazione. Sabato i Wallabies hanno vinto con frequenza la collisione, offrendo così una miglior qualità alla palla consegnata alla linea arretrata. Nel breakdown ha dominato Michael Hooper con una prestazione da man of the match. Hooper ha fatto il Pocock, ma a Firenze potrebbe tornare disponibile il capitano e allora Robbie Deans si troverà davanti ad una scelta difficile.
La presenza di Pocock è importante sul piano della leadership, oltre che su quella del work rating, ancora di più in una squadra che ha fuori Will Genia e Horwill, giocatori che formano il gruppo di comando. Rinunciare a Hooper potrebbe essere difficile, un po’ come accade per il Galles che ha alle spalle di Warburton un “demonio” come Tipuric. Si ripropongono per l’Australia, le primarie per la maglia numero sette, com’era nell’era di George Smith e Phil Waugh. Contro l’Italia Deans potrebbe scegliere di andare con due “Grillitalpa”, quindi con Hooper e Pocock in terza linea.
Per continuare a garantirsi un possesso non inquinato, l’Italia dovrà mettere ancora più attenzione e ferocia nella collisione. Non solo, deve cresce l’attenzione nel break down per evitare di lasciare agli australiani palloni di recupero che sarebbero mortiferi.
A questo punto della settimana non sappiamo quali scelte di formazione farà Robbie Deans, ma la prestazione contro la Nuova Zelanda ci dà fiducia, anche se la cilindrata degli australiani resta superiore alla nostra e rischia di farsi sentire ancora una volta nell’ultimo quarto di partita.
di Antonio Raimondi
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