Decisione inaspettata ma non sorprendente. Decisiva la clamorosa sconfitta con Tonga
“It’s been a privilege to be the head coach of Scotland and I’d like to thank the fans, players, coaches and staff for all their support over the years”. Non pensiamo ci sia bisogno di grandi traduzioni. Comincia così la lettera di dimissioni con cui Andy Robinson ha lasciato la panchina della nazionale scozzese. Notizia inaspettata in questo momento ma non così clamorosa come potrebbe sembarare in un primo momento. La permanenaza del ct in quel ruolo è stata più volte messa in dubbio negli tempii, a partire dall’immediato dopo-Mondiale neozelandese, oppure subito dopo la conclusione dell’ultimo Sei Nazioni.
Crisi di risultati, certo, ma non solo: chi era in tribuna stampa a Roma per Italia-Scozia dello scorso marzo non può non ricordarsi di un Robinson paonazzo e sul limite di una crisi di nervi sbraitare continuamente contro i suoi che non ascoltavano le sue direttive e che in campo facevano di testa loro. Problemi di rapporti quindi. Poi arrivava sempre un qualche risultato a raddrizzare la situazione.
Non può quindi stupire più di tanto la decisione di Robinson, che dopo le tre vittorie nel tour estivo (di prestigio quella con l’Australia a inizio giugno) è incappata in tre nette sconfitte: con gli All Blacks, giocando però bene, con Sudafrica e soprattutto Tonga. Pesantissima soprattutto l’ultimo ko, arrivato al termine di una prova incolore e che farà scivolare la Scozia al dodicesimo posto del ranking mondiale.
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