I coach di Prato, Mogliano e Rovigo indicano problemi, priorità e possibili soluzioni a un problema da affrontare al più presto
Eccoci qui, pronti a dibattere del “caso” Challenge Cup. I numeri li conoscete e se volete riguardarveli andate nella nostra pagina delle classifiche dove potete trovare calendario, risultati, punti fatti, punti subiti, eccetera…
Abbiamo posto agli allenatori delle squadre italiane coinvolte nel torneo – Rovigo, Mogliano, Cavalieri Prato e Calvisano – quattro domande. Un numero non esaustivo per affrontare la questione nella sua complessità, ma sufficienti per disegnare un quadro generale piuttosto completo nei suoi punti-cardine.
Umberto Casellato, Filippo Frati e Polla Roux (in rigoroso ordine alfabetico) ci hanno risposto. Con nostro grande dispiacere non lo ha invece fatto Andrea Cavinato: il coach del Calvisano, tramite l’ufficio stampa del club bresciano, aveva dato inizialmente la sua disponibilità, ma soltanto ieri sera abbiamo saputo che preferiva non rispondere. Rispettiamo ovviamente la sua decisione – in un’epoca in cui il “modello Striscia la Notizia” è diventato imperante ci ostiniamo a pensare che le interviste si debbano chiedere e concedere – e ci scusiamo con i lettori, ai quali non possiamo offrire un forum completo al 100%. Ma, come si dice in questi casi, le cause sono indipendenti dalla nostra volontà.
La partecipazione non deve essere fine al solo risultato della partita, prima e dopo è molto costruttivo confrontarsi tra dirigenti e tra allenatori, per i giocatori infine penso sia importante realizzare cosa significhi giocare a rugby a questi livelli, per trovare maggiori motivazioni a migliorarsi fisicamente, tecnicamente e mentalmente.
Polla Roux – Per me è una opportunità d’oro per fare crescere il nostro rugby italian, ma non con il sistema che abbiamo ora: dobbiamo, infatti, competere contro squadre che giocano con 10 (o più) stranieri di alto livello (nazionali del loro paese). Noi, invece, giochiamo con ragazzi giovani dopo che la RaboDirect PRO 12 – Celtic League – si è accaparrata di tutti i miglior italiani e con stranieri di seconda fascia.
2 – Gap tecnico innegabile, rose non paragonabili a quelle di diverse squadre inserite nei vostri gironi (ma non tutte). Spesso però è sembrato difettare l’approccio mentale alle gare. Quanto è difficile preparare la squadra per questo genere di incontri?
Umberto Casellato – Con le mie squadre ho sempre cercato di essere sincero e soprattutto realista. Dire ai miei giocatori che Bayonne, Newport e Wasps sono al nostro livello vuol dire perdere di credibilità: con loro sono sempre stato chiaro, per poter restare in gara noi dobbiamo fare la partita perfetta e loro devono essere svogliati e avere quelle partite NO che capitano una volta ogni tanto.
E ricordiamoci che ugualmente il rugby non è il calcio, dove difendi per 90 minuti e nell’unica azione di tutta la partita fai gol e vinci. Nel rugby vince 99,9 volte su 100 il più forte.
Il piano di gioco? Come in Eccellenza l’approccio è quello di giocare al massimo delle nostre possibilità, quello è immutato. Certo, andare a giocare in certi campi non è semplice, alcuni miei giocatori li hanno visti solo in televisione, un pò di timore reverenziale c’è. Un mio giocatore del ’93 era emozionato solo a vedere Tialata, Heymans, Rokocoko. O Phillips a Bayonne, o questa settimana quando è entrato Faletau…
La cosa fondamentale è non dare alibi ai giocatori, mai mettere le mani avanti per giustificare eventuali batoste, il messaggio che noi passiamo ai nostri giocatori è che se giochiamo in coppa è perché ce lo meritiamo. Di conseguenza ognuno di noi è chiamato a dare tutto quello che può per competere al meglio, vogliamo sempre il 100% in ogni momento della settimana, prepariamo un partita di campionato con la stessa attenzione di una di coppa e questo fino ad oggi ci sta ripagando con grandi prestazioni, eccetto Exeter in trasferta l’anno scorso, abbiamo sempre lasciato il campo senza rimpianti e questo alla fine per noi è importante.
Purtroppo il nostro 100% in coppa non è sufficiente a vincere, in alcuni casi nemmeno ad andarci vicino, ma per il momento ci accontentiamo. L’abitudine a giocare a questi ritmi fa la differenza e purtroppo passare dai 58 placcaggi di media in campionato ai 130 di coppa alla lunga si fa sentire.
Polla Roux – E’ molto difficile preparare la squadra perché i ragazzi entrano già in campo sapendo che devono difendere bene o rischiano di perdere con tanti punti. Ogni errore che fai lo paghi con una meta. I ragazzi perdono fiducia se hanno dato il 110% e, comunque, perdono lo stesso subendo 50 punti. Un terza linea nostro che pesa 98 kg si trova d’avanti a un terza linea di Perpignan che ne pesa 124 kg: è difficile convincerli che possono combattere e vincere contro questi avversari.
Polla Roux – Sono sicuro che l’ERC stia pensando di escluderci. Certo che questo sarebbe una grossa perdita per lo sviluppo dei nostri giocatori italiani.
4 – La partecipazione italiana alla Challenge Cup, così come è organizzata, ha senso? Andrebbe ripensata? E se sì quali le vostre proposte? La FIR dovrebbe spingere per la creazione di selezioni territoriali (che però a oggi, a termini di regolamento ERC, non potrebbero prendere parte al torneo), così come chiedono in molti?
Filippo Frati – Premessa: il modo più immediato per aiutare chi partecipa alle coppe sarebbe quello di dirigere le partite di Eccellenza con lo stesso metro di giudizio con cui vengono arbitrate quelle di Coppa, perché la verità è che in Europa sembra quasi di giocare ad un altro sport: pochissimi tempi morti, riprese del gioco più veloci e soprattutto meno interventi da parte dell’arbitro, che detto nella lingua di chi ha inventato questo sport deve “let the game flow”, tradotto “lasciare fluire il gioco”… Porto un esempio pratico, nelle nostre ultime 4 partite abbiamo preso 21 calci piazzati contro la Lazio, 9 con Viadana, 6 contro lo Stade Francais in casa e 10 in Francia sempre contro lo Stade. Con Viadana e in coppa avevamo arbitri internazionali, con la Lazio no.
Sono numeri allarmanti: come può la stessa squadra a distanza di una settimana ridurre così drasticamente il numero di calci di punizione contro presi? E tutto questo fischiare alla fine incide anche sul ritmo del gioco e sul tempo di gioco effettivo. In Italia giochiamo una media di 26′ per gara contro i 31′ di media in Europa, nelle ultime 2 partite addirittura 35′ e 38′. Detto questo penso che la soluzione migliore sarebbe quella del doppio tesseramento per i giocatori di Treviso e Zebre con la possibilità di utilizzo di quei giocatori delle franchigie che durante la stagione giocano meno, nelle partite di Coppa. Sarei comunque favorevole anche ad un loro utilizzo in campionato da parte di chi ne avesse necessità, così facendo si alzerebbe il livello della competizione e si darebbe minutaggio ai giocatori.
I “molti” che chiedono la creazione di selezioni per partecipare alle Coppe forse non sanno di quello che parlano, non si può mettere insieme una squadra per fare 6 partite l’anno (due in ottobre, due in dicembre e due in gennaio), quando ti alleni insieme? E se i risultati sono il metro di giudizio dei “molti”, non si migliorerebbe di niente, anzi…
Polla Roux – In queste condizioni non ha senso! Deve essere ripensata. Secondo me sarebbe giusto avere i permit player dalle squadre che giocano la RaboDirect PRO 12 quando ci sono le partite di Coppa (hanno rose di 40 giocatori dove 17 sono fermi ogni sabato). Oppure, se questa soluzione non è possibile, si dovrebbero fare le selezioni tra i club di Eccellenza e creare, per queste selezioni, un nuovo campionato con poche partite: si potrebbe svolgere in agosto, all’inizio stagione, e a Febbraio durante il Sei Nazioni. Creando questo campionato interno, l’Erc vedrebbe rispettati la logica di ammissione alle coppe e non dovrebbe avere difficoltà ad accettare le selezioni in rappresentanza dell’Italia. Le prime quattro squadre in classifica avranno il diritto per fare le selezioni individuando le altre squadre da coinvolgere. Anche la Federazione avrà modo di contribuire alla composizione delle selezioni individuando i giocatori di interesse nazionale che dovranno trovare posto nelle formazioni che parteciperanno alle Coppe.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.