Antonio Raimondi ci conduce per il terzo e ultimo capitolo tra spinte e controspinte. Dati, ricerche, scienze e filosofie
Siamo all’ultimo “Gettone” che abbiamo dedicato a una panoramica della mischia ordinata. Ultimo, si fa per dire, perché in futuro ci saranno sicuramente altre occasioni per “tornarci su”. L’intento era di offrire una fotografia panoramica della situazione, al fine di dare spunti a chi voglia poi approfondire l’argomento e comunque di contribuire alla formazione di pareri maggiormente informati. Spesso, nel nostro mondo, non solo riguardo al rugby, si prende la strada del giudizio, o del pregiudizio, attraverso affermazioni superficiali, spesso definitive, ma che in molti casi, anche quando corrette, raccontano soltanto una parte della storia. Non esistono le soluzioni facili, come ad esempio mettere in mano all’arbitro la paletta per reprimere le scorrettezze, ma piuttosto occorre affrontare il problema globalmente e poi testare le possibili soluzioni.
Abbiamo accennato nella prima puntata alla ricerca promossa e finanziata dall’International Board, curata dall’Università di Bath che ha iniziato a dare risultati interessanti e che ne offrirà altri, probabilmente ancora più interessanti, visto l’attività sperimentale di misurazione delle forze in gioco nella mischia ordinata, non è ancora terminata. Se ci avete seguito nelle precedenti puntate (qui la seconda) già sapete chi è Ezio Preatoni, per farla breve è un ricercatore italiano che sta seguendo il Scrum Force Project all’Università di Bath e con lui approfondiamo i temi della ricerca: “E’ un progetto che ha trovato il pieno appoggio dell’International Board – ci ha detto Preatoni via Skype – In sostanza abbiamo diviso il lavoro in due parti. Nella prima, già conclusa, abbiamo preso in considerazione il pack contro la macchina della mischia. Nella seconda parte, ora in fase di conclusione, abbiamo messo a confronto due pacchetti di mischia”. I dati disponibili e resi pubblici sono quelli relativi la prima parte dell’esperimento: “Gli obiettivi della ricerca continua Preatoni – sono la misurazione delle forze applicate in mischia e le variabili relative al movimento come posizioni, velocità, angoli per considerare la loro influenza rispetto ai vari livelli del gioco e valutare se l’ordine di grandezza e le caratteristiche della forza e delle variabili prese in considerazione possono rappresentare un fattore di potenziale rischio d’infortunio. Come esempio a parità di sollecitazione esterna, avere una postura errata, potrebbe aumentare il rischio di infortunio. Nella prima, come nella seconda parte, abbiamo preso in considerazione sei livelli di gioco dall’International allo scolastico/donne, di fatto testando oltre trenta pacchetti di mischia”.
Come visto questa non è la prima ricerca del genere, anche se nella storia non sono state numerose. Un lavoro italiano, già citato nella prima parte, ha prodotto anche un libro, ormai introvabile nelle librerie, pubblicato nel 1992 con la firma di Renato Rodano e Anita Tosoni e la collaborazione tecnica di Enzo Tinelli. “In effetti, c’era carenza di dati – sostiene Preatoni che ha avuto proprio Renato Rodano come relatore per la sua tesi al Politecnico di Milano – Un po’ perché le tecniche di mischia sono cambiate, un po’ perché i dati rilevati in precedenza non avevano la validità ecologica garantita dalla tecnologia di oggi. Le misurazioni che facciamo noi sono effettuate in un campo di osservazione in sostanza identico a quello reale”. I numeri (se volete approfondire qui trovate il link agli articoli sulla ricerca di Preatoni e a breve sarà pubblicato l’ultimo aggiornamento sulla prima parte del lavoro) servono per avere un’idea delle forze in gioco. Prima di tutto la definizione dei sei livelli di gioco testati:
I – International (6Nazioni e Aviva Premiership)
E- Elite (RaboDirect Pro, Aviva Premiership e RFU Championship)
C – Community (RFU Level 5-7)
A – Academy (Rabo, Aviva Premiership, RFU Champinship e British University)
W – Women (6Nazioni RFU Premiership e Champinship)
S – School (RFU level 7 Colt & U17 ecc).
Il picco di forza di compressione sulla prima linea è all’ingaggio e naturalmente varia a secondo del livello dei giocatori: va dai 16500 Newton agli 8700 delle donne. In mezzo queste altre misurazioni E 16500, C 12000, A 11700, S 9100. La forza di compressione quando inizia la spinta all’introduzione è di 8400 N per il livello internazionale e varia in E 8600, C 6300 , A 6000, S 4500 e W 3900. La maggior parte di noi ha poca dimestichezza con il Newton, proviamo perciò a fare una conversione che sia più comprensibile, anche se impropria, perché il Newton è l’unità di misura di una forza, mentre il chilogrammo è l’unità di misura di una massa, possiamo dire che sulle prime linee di livello internazionale all’ingaggio si scarica una pressione di quasi 1700 chilogrammi.
Cosa ci dicono queste misure? A confronto con venti anni fa, si nota che la maggior massa delle mischie e le nuove tecniche hanno in pratica raddoppiato la forza di compressione all’ingaggio. La forza al momento dell’introduzione è simile a quella dell’ingaggio di venti anni fa. Le altre misurazioni da interpretare sono quelle della forza laterale e di quella verticale, ma saranno ancora più interessanti quando avremo a disposizione i numeri della seconda parte della ricerca, quella con mischie contrapposte.
Un altro dato curioso, ma che serve a far riflettere soprattutto nel momento in cui si dovrà decidere come continuare a “comandare” l’ingaggio è quello della velocità. Ad esempio Enrique Topo Rodriguez ha paragonato il momento prima dell’ingaggio a una partenza dei cento metri di atletica leggera. Una parte del problema è li, perché in attesa dello sparo (set) i giocatori sono in una posizione difficile da tenere, sbilanciati in avanti, devono mantenere concentrazione e sanno che tutto si gioca nella frazione di un secondo. Quando l’arbitro chiama l’ingaggio, la velocità delle prime linee è di poco superiore ai 3 metri il secondo, che è uguale a quella dei velocisti all’uscita dei blocchi. La velocità è uno degli elementi fondamentali, nell’aumento della forza esercitata all’ingaggio.
“Quando la ricerca sarà completata – continua Preatoni – avremo una misurazione reale delle forze in mischia ordinata e c’è la volontà di usare la nostra ricerca per rendere la mischia più sicura”.
Sarà importante valutare i dati ricavati dalla ricerca dell’Università di Bath con quelli che descrivono i valori di sicurezza negli impatti, proprio al fine di tenerli all’interno di un’area sicura. Per completare il quadro dei numeri a disposizione, si può fare riferimento anche a un lavoro del Dottor Martin Raftery (IRB Chief Medical Officer) e che parte dai cambiamenti della mischia negli ultimi anni. Inoltre venti anni il numero di mischie per partita si è quasi dimezzato, mantenendo invariata la percentuale di conquista (89%) per la squadra che introduce. Un dato interessante, invece riguarda i calci di punizione/calci liberi che era in parità venti anni fa, mentre oggi il rapporto è di sei a uno a favore della squadra che introduce il pallone. Altro numero della crisi, sia in termini di sicurezza sia di gioco: i crolli dal 1995 al 2011 sono triplicati, prendendo in esame la Coppa del Mondo. Dal 2003 al 2011 sono raddoppiati sia i crolli sia le punizioni derivati da infrazioni in mischia.
Nella Coppa del mondo del 2011 il riepilogo ci dà che ogni cento mischie, cinquantatré si concludono con un pallone pulito, ventinove crollano e diciotto finiscono in reset o calcio di punizione/libero. Il dato è ancora peggiore al livello tecnico più alto, quando si confrontano squadre appartenenti al Tier 1. Ogni centro mischia cinquanta crolli, trentuno Reset e quarantuno calci di punizione/calci liberi. La spiegazione va ricercata tra la tattica o la biomeccanica?
La preoccupazione rimane legata alla sicurezza dei giocatori. In mezzo a numeri, ricerche scientifiche, gli uomini più esposti rimangono gli arbitri, anche perché un loro errore è valutato in modo abnorme. I problemi maggiori arrivano dal processo d’ingaggio: la sua complessità (prima i quattro tempi, ora i tre tempi) e l’enorme importanza di vincere l’ingaggio, con la quantità di forza che abbiamo visto, hanno creato la situazione che necessità un cambiamento notevole. In generale deve esserci un cambio di mentalità. L’arbitro dovrebbe essere il trentunesimo uomo in campo, essere per i giocatori e non contro di loro, insegnare e incoraggiare a giocare dentro le regole e non essere il poliziotto che reprime. Qui siamo nell’area “filosofica” della questione, applicabile a tutto il libro delle regole e non sono alla mischia ordinata.
Resta che la complessità della regola 20 è il principale nemico per l’arbitro che deve provare a governare la mischia ordinata. Ci sono approssimativamente quarantasei possibili infrazioni applicabili in prima linea ed è intuibile come sia difficile tenere sotto controllo, attraverso una lista di priorità ogni situazione, pensando poi alle varie implicazioni da quella biomeccanica alla lettura del pensiero, perché ad esempio andrebbe sanzionato il giocatore che intenzionalmente fa crollare la mischia.
Sotto le attuali regole, per tutti, la mischia significa vincere l’ingaggio, eppure la fase di contesa dovrebbe iniziare con l’introduzione della palla in mischia (regola 20.7 – a Il gioco nella mischia comincia quando il pallone lascia le mani del mediano di mischia). Massa per velocità, torna in soccorso l’esempio dello sprinter, e l’arte della mischia oggi è ridotta all’applicare il massimo della forza possibile all’ingaggio. Accorciare la distanza tra le due prime linee, sicuramente ridurrebbe la forza dell’impatto.
Ray McLoughlin pilone dell’Irlanda e dei British and Irish Lions, già nel 2011 indicava nella semplificazione la via per “aggiustare” la mischia moderna. Il suo documento, firmato anche dai suoi colleghi piloni e Lions Fran Cotton e Mike Burton oltre che dalla seconda linea internazionale Mike Molloy, (medical adviser per IRB e Irlanda) è nelle mani di Graham Mourie già capitano degli All Blacks che presiede il comitato consultivo per il regolamento dell’International Rugby Board.
La strada da seguire dovrebbe essere quella di riportare la mischia a un contesto di confronto di spinta tra due pack che in posizione stabile e sicura si contendono il pallone introdotto in mezzo al tunnel formato dalle prime linee. Probabilmente seguendo queste indicazioni, si potrebbe davvero tornare a parlare di Arte della mischia.
(fine/continua…)
di Antonio Raimondi
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