La vittoria dell’Olimpico è una pietra miliare nella storia del movimento ovale italiano. Più di quella del Flaminio nel 2011
Storica, epocale. Sono i due aggettivi più usati in queste ore per definire le vittoria della Banda Brunel sulla Francia nel match d’esordio del Sei Nazioni 2012. Aggettivi usati anche due anni fa, dopo la vittoria del Flaminio sempre sui cugini transalpini.
Però tra le due partite c’è una grande differenza: quella di marzo 2011 fu una vittoria storica nella forma, quella di ieri lo è nella sostanza. In sede di cronaca abbiamo scritto che “nel 2011 contro la Francia abbiamo vinto, oggi li abbiamo battuti”. Nel 2011 la vittoria fu storica perché la prima contro la Francia in un Sei Nazioni ma fu estemporanea, quella del 3 febbraio 2013 invece è epocale perché segna un punto di svolta nella storia del movimento. Quello che è accaduto ieri all’Olimpico è il naturale proseguimento di un percorso iniziato un anno fa e che ha avuto nei test di novembre la sua prima manifestazione evidente. Un’affermazione che è più avvicinabile, volendo, a quella di Grenoble 1997.
La strada è lunga e non mancheranno curve e cadute ma davvero è quella giusta. La partita con la Francia è stata condotta con una intelligenza tattica mai vista, premendo l’acceleratore al punto giusto, senza mai mostrare paura e con una determinazione feroce. Gli errori – che ci sono stati – non sono mai diventati delle montagne insormontabili o dei pesi eccessivi nella testa dei giocatori. Chi era in campo ha giocato con naturalezza e cattiveria, ben sapendo che si può sbagliare ma che non bisogna abbattersi davanti a un errore. Sembra una cosa naturale e normale, ma non lo è.
Le parole di Giovanbattista Venditti a fine partita fotografano in maniera perfetta quello che probabilmente stava succedendo nella testa dei francesi increduli di una simile rivoluzione nella mentalità: “A metà del secondo tempo ci siamo accorti che i francesi non sapevano più cosa fare e dove andare, cozzavano contro la nostra difesa senza costrutto”.
Pensare oggi a cosa potrà essere del nostro Sei Nazioni ha davvero poco senso. Siamo all’inizio, la strada è lunga e gli avversari – anche quelli che sembrano più malmessi – riservano sempre delle sorprese. A iniziare dalla Scozia che ci aspetta sabato ad Edimburgo. Una partita alla volta, la Storia la si fa così.
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