Una Italia-Francia da emigrata, tra “Marsigliesi” mute e lacrime di gioia

Vedere la partita della propria squadra in un Paese straniero, aspettarsi gli sberleffi inglesi. E invece… Lo racconta Stefania Mattana

ph. Sebastiano Pessina

Stefania Mattana è la nostra “corrispondente” da Londra. Ieri ha visto la partita tra Italia e Francia sulla BBC, dove – come vi avevamo anticipato – il commento tecnico è stato affidato a Marco Bortolami. Stefania ha scritto una lettura molto particolare della partita per il suo sito. Ve ne proponiamo un estratto:

 

Ci sono momenti, nella vita di una donna, in cui piangere davanti alla televisione è un rito di passaggio. Non è Titanic, non è il diario di Bridget Jones. É l’Italia che batte la Francia al Sei Nazioni. Sì, la Francia, quella che meritava di vincere contro gli All Blacks alla finale della Coppa del Mondo di rugby 2011. La stessa Francia che si è mangiata Australia, Argentina e Samoa nei test match di novembre. La stessa Francia che domenica si è inchinata ai nostri Azzurri, vittoriosi all’Olimpico per 23 a 18.
É il mio primo Sei Nazioni da immigrata in Inghilterra, per me è tutto nuovo: niente stadio, niente Roma, niente amici con cui soffrire per ottanta minuti. Alla meglio mi sarei accontentata di un pub, di un manipolo di inglesi pronti a guardarmi dall’alto in basso e di una BBC dal commento “fazioso”, perché siamo italiani e quindi non capiamo niente di rugby.
E invece.
E invece abbiamo messo il muto durante la Marsigliese, perché se è vero che il rugby è uno sport di valori, e io sono sempre stata un tipo sportivo e dall’esemplare fair play, per una volta il televisore andava messo muto.
L’Italia è partita forte, fortissima. E al solito si pensava: «Eh, ora tocca soffrire nel secondo tempo, perché i nostri cedono, come da copione.» e invece no.

 

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