L’IRB ha reso disponibili le statistiche del primo “four nations” dell’Emisfero Sud. Ce le racconta e analizza Antonio Raimondi
Il prossimo 15 febbraio inizierà la nuova stagione del Super XV, il torneo considerato laboratorio e palestra per le nazionali dell’emisfero sud. Nel torneo per i super club di Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, si osservano i primi cambiamenti, che poi vedremo portati al massimo dell’espressione durante il Rugby Championship e nei confronti tra le nazionali dei due emisferi di giugno e novembre.
Proprio in questi giorni, l’International Board ha pubblicato il riassunto statistico e l’analisi dei match del Rugby Championship 2012. Un documento interessante (qui lo trovate integralmente), che vale la pena sfogliare e spacchettare, per vedere in linea generale cosa cambia nel gioco del rugby e magari controllare, con i numeri alla mano, le tendenze che già si potevano percepire.
Interessante anche fare il confronto con l’analogo documento riguardante il Sei Nazioni del 2012, tenendo presente che ad esempio la prima giornata del torneo, ha mostrato un’inversione di tendenza, perché le sedici mete segnate in tre partite, riportano il dato alla media di cinque mete a partita, quindi ai livelli di dieci anni fa. Vedremo se le cose saranno confermate nelle prossime giornate e ci schioderemo dal 3,1 della passata stagione.
Sul fronte delle mete segnate, il torneo allargato nella passata stagione all’Argentina, non si è scostato molto dal Sei Nazioni, 3,7 mete di media a partita (3,1 nel Sei Nazioni), ma ha espresso, come nel Sei Nazioni, un calo, scendendo da 4,3 del 2011 e 5,5 del 2010. I numeri ci restituiscono tutta la forza degli All Blacks, che hanno dominato il torneo. Una forza scaturita dall’equilibrio e dall’efficacia del possesso. Infatti, i campioni del mondo hanno avuto meno possesso delle altre squadre, ma hanno segnato più di tutti, marcando diciotto mete, in pratica una marcatura ogni cinque minuti e diciassette secondi di possesso. L’equazione possesso uguale a successo, non funziona più ed è confermato anche dal Sei Nazioni 2012, dove chi ha avuto più possesso, ha vinto soltanto otto volte su quindici.
Gli All Blacks però, riescono a mantenere una costante pressione sugli avversari, infatti contendono il possesso in rimessa laterale più delle altre tre squadre, contendono i restart più di tutti, soltanto in quattro occasioni hanno calciato lungo. Pressione che si prolunga per tuti gli ottanta minuti, visto che nel secondo tempo hanno concesso soltanto due mete, delle venticinque segnate da tutte le squadre nella seconda frazione.
Gli All Black, riconosciuti per il loro gioco aperto, partono sempre e comunque dalla base delle fasi di conquista. La mischia ordinata produce mete, delle sette mete del torneo che hanno avuto come fonte di possesso la mischia ordinata, cinque sono state segnate dalla Nuova Zelanda. A questo va aggiunto che i neozelandesi hanno rubato più rimesse laterali di tutti gli avversari, mentre su proprio lancio si sono fatti rubare il pallone soltanto una volta. La stessa rimessa laterale è la fonte più ricca di mete, otto neozelandesi hanno avuto origine proprio da quella fase, e nella globalità del torneo, il 50% delle segnature parte da rimessa laterale, 16% da calcio avversario, 16% da mischia ordinata, 7% da calci di punizione/calci liberi, 7% da turnover e 4% da restart.
Guardando all’ultimo Sei Nazioni, ci sono sostanziali differenze, tra i punti d’origine delle mete. Se è vero che la touche rimane quella più importante è altrettanto vero che si scende dal 50% al 33%. Cambia la distribuzione : 26% da turnover, 15% da calci di punizione e calci liberi, 11% da mischia ordinata, 9% da calci avversari e 6% da restart.
Tornando agli All Blacks, la loro produttività è inoltre imprevedibile, perché possono colpire da ogni parte del campo. Sette volte sono andati in meta, partendo dalla loro metà campo. Delle restanti undici mete, tre sono partite tra metà campo e i dieci metri, quattro tra dieci e ventidue metri e quattro da dentro i ventidue metri.
Interessante il dato della palla in gioco, più alta, nel Sei Nazioni: trentotto minuti e tredici secondi in media partita, contro trentadue minuti e cinquantasei secondi nel Rugby Championship. Questo è un dato sorprendente, perché si ha la sensazione che si giochi di più nell’emisfero nord, ma non è questo il caso. Sarebbe interessante, ma non sono disponibili, avere misurazioni da GPS, che ci potrebbero dare il volume della corsa, senza dimenticare i dati delle fasi di collisione e lotta.
Sulla mischia ordinata, alla quale ci siamo già dedicati molto, in media ce ne sono tredici a partita e su 161 mischie, soltanto due sono state rubate, ambedue dagli All Blacks. Nel 90% dei casi il possesso è rimasto a chi aveva diritto a introdurre la palla e in media 4,1 calci di punizione vengono da questa fase. La mischia pesa per il 17% sull’assegnazione dei calci di punizione con un rapporto di cinque a uno per la squadra che ha l’introduzione, mentre per i calci liberi il rapporto è di uno a uno. Nel breakdown (placcaggio e ruck) sono comminati il 50% dei calci di punizione. Poi 16% per fuorigioco, 5% placcaggio pericoloso, 5% ostruzione, 3% maul.
Nel primo Rugby Championship gli All Blacks hanno definito i punti di riferimento per le prossime stagioni, che vuole vincere il torneo e puntare alla Coppa del Mondo, deve trovare il modo di fermarli.
di Antonio Raimondi
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