Sei Nazioni? Ci sono un israeliano, un olandese, un tongano…

Curiosità: nel torneo delle Sei Nazioni i paesi rappresentati in campo in realtà sono molti, molti di più…

 

ph. Sebastiano Pessina

Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Italia e Scozia. In rigoroso ordine alfabetico. Queste sono le nazionali partecipanti al Sei Nazioni e di conseguenza tra inizio febbraio e metà marzo di ogni anno  nei fine settimana vediamo scendere in campo francesi, gallesi, inglesi, irlandesi, italiani e scozzesi. Sempre in rigoroso ordine alfabetico. In realtà non è così semplice: perché su quei campi, con le maglie della nazionali succitate, vediamo giocare figiani, neozelandesi, australiani, olandesi e persino un israeliano.
Un torneo cosmopolita, non c’è che dire, merito (o colpa, a seconda di come la si vede) delle regole IRB che consentono ad un atleta di giocare per una nazionale “altra” per motivi genealogici o di formazione.

 

E così, scartabellando le schede dei giocatori del torneo 2013, scopriamo che la nazionale che più ricorre agli “stranieri” è la Scozia, con ben 12 elementi: l’olandese Visser, il neozelandese Maitland, lo statunitense Seymour, Denton è nato in Zimbabwe e poi ci sono una valanga di inglesi, che però proprio stranieri non dovremmo definirli. Cugini.
Il Galles ricorre a 9 giocatori nati al di fuori dei propri confini: anche qui tanti inglesi, un paio di sudafricani, un tongano e un australiano. L’Irlanda risponde con 7 stranieri: l’americano O’Gara, l’israeliano Heaslip, due neozelandesi e un australiano mentre gli inglesi sono solo due.
Anche l’Inghilterra ha un discreto battaglione di stranieri, nonostante possa contare sulla base più numerosa del mondo: due sudafricani, tre neozelandesi, un samoano, uno statunitense e due tedeschi (Lee Dickson e Matt Kvesic).  La Francia dal suo immenso ex impero – e non solo – sta pescando 5 giocatori (particolarità: ha tre africani che provengono da aree rugbisticamente poco evolute e cioè Congo, Burkina Faso e Costa d’Avorio). Infine l’Italia che ne ha undici: Parisse, Castro, Canale, Furno, Barbieri, McLean, Burton, Botes, Vosawai, Orquera, Garcia e Geldenhuys.

 

Squadre che riflettono sempre di più la natura cosmopolita delle nostre società: la maggior parte di questi “stranieri” è nata quasi per errore fuori dai confini delle rispettive patrie. Poi c’è sicuramente qualche caso un po’ più “dibattuto”, mettiamola così, ma le regole oggi sono quelle e tutti le rispettano. O le mettono in pratica. D’altronde anche il presidente FIR Gavazzi ha detto più volte che anche l’Italia inizierà a guardare con occhi attenti alle isole del Pacifico..

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