Fu estremo, mediano di apertura e tallonatore. Un grande narratore di storie. Ce lo presenta Marco Pastonesi
Una squadra di rugby gallese va in tour negli Stati Uniti. La sera, tornati da un giro in città, due giocatori non trovano più la loro stanza. Invece di rivolgersi al portiere dell’albergo per sapere qual è la loro camera, guardano dal buco della serratura per scoprire quale non è la loro. Finché assistono a una scena strabiliante. Al centro della camera c’è una donna bellissima, una sosia di Marilyn Monroe, nuda come dio l’ha fatta. E, accanto, un uomo. Che le recita, ispirato, incantato, impazzito: “Il tuo viso è così seducente che lo dipingerò d’oro”. E poi: “Il tuo seno è così generoso che lo dipingerò di argento”. E ancora: “Le tue gambe sono così sinuose che le dipingerò di platino”. I due rugbisti gallesi, piuttosto eccitati, si disputano il buco della serratura. L’uomo, nella stanza, sente il rumore, fuori dalla stanza, e grida: “Chi diavolo c’è lì fuori?”. I due rugbisti, sorpresi, ma pronti: “Siamo due pittori di Pontypool”.
Il Duca è il più grande narratore di storie ovali in Galles. Il Duca è Bobby Windsor. Bobby per Robert William. E Windsor, niente a che vedere con la casa regale inglese, anzi, quasi un’ironia della sorte geografica, ma abbastanza per conferirgli il titolo nobile e aristocratico come quello di Edoardo, il duca dandy. Bobby Windsor, di Newport, operaio in un’acciaieria, e rugbista. Estremo, poi mediano di apertura, infine tallonatore. Con i piloni Graham Price e Charlie Faulkner, compose la leggendaria prima linea di Pontypool, ribattezzata Viet Gwent (altro che Viet Cong: Gwent era un regno gallese medioevale) per la ferocia: insieme, 19 partite e solo quattro sconfitte. Lui, in tutto, 28 partite nel Galles e cinque nei Lions in due tour, Sudafrica 1974 e Nuova Zelanda 1977, ma ogni volta una pagina, un capitolo, un romanzo, un’epopea.
Come quella volta che Windsor si rivolse a un cameriere, per colazione: “Voglio un uovo bollito esattamente 26 secondi e ne voglio un altro bollito esattamente 25 minuti e 14 secondi. E voglio tre fette di toast che siano bionde dorate da una parte e nere bruciate dall’altra”. Il cameriere, impotente: “Ma, signore, questo non è semplicemente possibile. Non possiamo avere tutte queste preoccupazioni per una sola ordinazione”. Bobby, comprensivo: “Oh sì, ragazzo. E’ esattamente quello che mi hai portato ieri”.
Come quella volta che la squadra si stava preparando a una grande grigliata di carne, ma Windsor, un po’ giù di corda, ordinò solo una frittata. Il cameriere, disponibile: “Che tipo di frittata vuole, signore?”. E Bobby, irascibile: “Una maledetta frittata di uova”.
Come quella volta che un cameriere stava diventando disperatamente matto per tenere il conto delle ordinazioni della squadra affamata, e Bobby gli suggerì di fare “un po’ di aritmetica mentale con una calcolatrice”.
Come quella volta che, durante il tour dei Lions in Sudafrica 1974, Windsor si ammalò, avvelenato dal cibo. E con un tale febbrone che, trasportato in coda all’aereo, gli fu ordinato di succhiare cubetti di ghiaccio per tenere la temperatura entro limiti accettabili. A un certo punto il medico della squadra, l’ex giocatore internazionale irlandese Ken Kennedy, venne a misurargli la febbre senza sapere dei cubetti di ghiaccio. E quando guardò il termometro, gridò: “Gesù, Bobby, ma tu sei morto 24 ore fa”.
Come quella volta che il manager dei Lions era Alan Thomas, brav’uomo gallese, con l’unico difetto di perdere o dimenticare le sue cose in giro. Anche le chiavi della stanza. E siccome i giocatori avevano il permesso di telefonare a casa una sola volta la settimana – a quel tempo i telefonini neanche s’immaginavano -, Windsor prese la chiave della stanza di Thomas, la duplicò e poi una volta al giorno entrava nella sua camera e telefonava alla moglie. Finché, alla fine del soggiorno, Thomas convocò l’intera squadra nel foyer e disse: “Sono delusissimo. C’è un conto delle telefono di oltre mille sterline. Uno di voi usava il mio telefono tutte le sere alle mie spalle. Si suppone che i Lions siano la crema del rugby, ma uno di voi ha disonorato la squadra. E la cosa più triste è che, chi l’ha fatto, è un mio compatriota. Le telefonate erano tutte dirette a Pontypridd”. Bobby, saltando su dalla sedia, minaccioso, rivolgendosi ai compagni: “Chi di voi, bastardi, telefonava a mia moglie?”
di Marco Pastonesi
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