Mercoledì la sentenza della LNR: i tifosi italiani trattengono il fiato. Anche se…
Sarà che di mezzo ci sono i “cugini” francesi, ma in questi due giorni di Caso-Parisse di cose se ne sono scritte e lette tante. Da parte di tutti, e con tutti non intendiamo solo gli addetti ai lavori, anzi ci riferiamo soprattutto ai tifosi.
La prima reazione generale è stata la sorpresa, mista a un po’ di sbigottimento, poi rapidamente è subentrata la sindrome dell’italiano in vacanza all’estero, quella che tende alla formazione dei gruppetti di connazionali che guardano con un tot di superiorità le altre “tribù”: ma come si vestono questi tedeschi, che cosa vogliono questi francesi, eccetera.
A supporto di questo atteggiamento – tornando nel cuore della vicenda in questione – è stata presa anche la conduzione dell’arbitro Cardona: stava arbitrando male, ha fatto errori prima ed errori dopo… Come se ogni (eventuale) errore non dovesse essere giudicato a sé stante: non è affatto detto che se io faccio un errore al minuto 4 e uno al minuto 70 ne debba fare per forza uno anche al minuto 43.
Argomento che viene invece usato per “difendere” il nostro capitano è che ha avuto sempre una condotta praticamente irreprensibile. Cosa verissima, la sua storia lo dimostra, ma tutti abbiamo le nostre giornate storte e una vita di virtù non impedisce di avere una giornata di vizi. Attenzione: non stiamo dicendo che Parisse ha insultato l’arbitro, ma solo cercando di mettere la cosa su posizioni oggettive, fredde. Cosa che tutti faremmo se al centro della vicenda ci fosse, ad esempio, il capitano del Sudafrica.
Diciamo che di certezze, di punti fermi, incontrovertibili, in questa vicenda non ce ne sono tantissimi. Anzi, ce ne sono solo due: che Parisse qualcosa ha detto e che è stato espulso. Non necessariamente – lo ribadiamo – la frase pronunciata da Sergio era insultante o ingiuriosa. Forse davvero il terza linea dello Stade Francais e della nazionale è stato “scambiato” e le parole sentite dall’arbitro le avrebbe in realtà dette un suo compagno di squadra, pare Paul Williams.
Speriamo sia così, ma non possiamo mettere la mano sul fuoco su nulla. Nemmeno che quelle parole siano state dette realmente in inglese: una cosa che è circolata nelle prime ore e che lo stesso arbitro Laurent Cardona avrebbe detto a Canal+, ma poi è un po’ sparita dai radar e conferme ufficiali in questo senso non ce ne sono.
Mercoledì pomeriggio sapremo quale sarà il prossimo futuro del nostro numero 8, se sarà disponibile per il Galles o se invece dovrà saltare la partita di sabato e magari anche quelle successive. Speriamo di no, le prospettive non sono rosee: il range di squalifica va da 40 gorni a un anno, in Francia hanno “abbassato” la gravità in caso di sanzione sino ad un massimo di 80 giorni. Tantissimi comunque.
La nostra paura è che questa vicenda tolga concentrazione a una squadra che deve preparare una partita difficilissima, che possa eventualmente diventare un alibi. Sergio Parisse è un giocatore straordinario sotto il profilo tecnico e morale, non lo scopriamo certo noi e questa vicenda non cambierà il nostro giudizio su di lui, ma questa Italia può ben fare e figurare anche senza di lui. Se poi con il numero 8 sabato in campo ci sarà il ragazzone di La Plata non potremmo essere più felici.
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