Il derby Rovigo-Petrarca? Su OnRugby se lo giocano gli allenatori

Doppia intervista a Polla Roux e Andrea Moretti. I due coach si raccontano alla vigilia del match

ph.Elena Barbini

Rovigo-Petrarca Padova, a volte basta davvero la parola. Un derby che è un pezzo importantissimo del rugby italiano giunto alla sua sfida numero 150. Una partita che non ha bisogno di presentazioni e che da quest’anno vedrà la messa in palio del Trofeo Adige, un premio nuovo di zecca che si contenderanno d’ora in avanti le squadre delle due città separate dal fiume omonimo.
Noi abbiamo intervistato i due allenatori, Polla Roux e Andrea Moretti, che oltre alla sfida di domenica hanno affrontato anche altri argomenti. Iniziamo con chi deve fare gli onori di casa. Il campo parlerà invece domenica pomeriggio

 

POLLA ROUX, coach del Rovigo
Hai allenato Padova, alleni Rovigo. Cosa significa per te questa sfida?
Molti dicono che è una partita come un’altra, che tanto alla fine i punti in palio sono sempre quelli, che è normale… Ma non è vero per niente. Il derby è il derby, la tensione c’è. Sai che in campo non puoi sbagliare, la gente al bar ti dice di non fare scherzi. Qui poi a Rovigo non si parla d’altro.

 

Quali le differenze tra Padova e Rovigo?
A Padova la partita si sente, è importante e speciale, ma sono tutti più tranquilli, c’è più serenità anche nella tensione. Qui è tutta un’altra storia e noi dobbiamo imparare a gestire la pressione che arriva dall’ambiente e dai tifosi. Dobbiamo concentraci sul campo, sul processo di avvicinamento alla gara più che alla partita stessa. Poi una volta in campo le cose vanno come devono andare ma se si arriva tranquilli è più facile vincere. Altrimenti succede quello che è successo all’andata, quando troppi nostri giocatori hanno sentito la gara in maniera eccessiva.

 

Che partita sarà? Vedremo un po’ di spettacolo?
I derby non sono quasi mai belle partite, ma di sicuro sarà intensa. Mi aspetto una battaglia. Padova sta facendo davvero un’ottima stagione, noi dobbiamo stare attenti ma i favoriti sono loro.

 

In classifica siete sotto di qualche punto. Quanto è importante per il prosieguo della stagione, anche in prospettiva play-off?
Tanto, ma al pari di altre sfide dirette che avremo nelle prossime giornate. Ai ragazzi non ho nemmeno parlato della classifica, non dobbiamo pensarci e il campionato è lungo. Dobbiamo vincere e basta, perché se vogliamo arrivare ancora in finale quello va fatto, nient’altro. Dobbiamo vincere perché è vero che anche in caso di sconfitta ci sarebbe il tempo di recuperare, ma avremmo più pressione addoso e non potremmo più sbagliare.

 

Come leggi la stagione della tua squadra finora?
Al di sotto delle aspettative, mi sembra evidente. Siamo partiti con tanti giovani e secondo me abbiamo sofferto molto il cambio delle regole per quanto riguarda l’apertura, forse più di altri, e poi abbiamo avuto davvero tanti infortuni. Ma non voglio aggrapparmi a degli alibi, ci aspettavamo di più tutti, la società, io, i giocatori. Stiamo soffrendo, ma qualche soddisfazione comunque c’è:  stiamo facendo giocare con continuità tanti ragazzi di Rovigo che arrivano dalle nostre giovanili, siamo in crescita e un po’ di scontri diretti li abbiamo vinti.
I tifosi devono poi capire che ci sono anche gli avversari e che il Rovigo che vice 16 partite consecutive non può succedere sempre. Il gruppo ha carattere, vogliamo andare il più avanti possibile, ci serve una vittoria importante per svoltare la stagione.

 

Dici Rovigo e pensi a un ambiente caldissimo che si trasforma in pressioni molto forti se le cose vanno male. Dopo tre anni di panchina che idea ti sei fatto?
E’ una scuola di vita (ride, ndr), di sicuro si impara a gestire la pressione altrimenti non rimani qui così a lungo. Io cerco di proteggere il gruppo dei giocatori, ci sono tanti giovani che ancora non sono in grado di farlo. E’ tutto più difficile, però bello. Gli stessi giocatori leggono, leggono tantissimo: quotidiani, web, giornali, se si parla di rugby e di Rovigo loro leggono. Non so fino a che punto faccia bene per quello che riguarda la gestione della pressione di cui parlavamo prima. E’ comunque un ambiente unico.

 

Ultima domanda, inevitabile: rimarrai a Rovigo anche l’anno prossimo?
Vediamo, ne parleremo più avanti con la società anche se credo che in qualche modo alla fine di questo mio terzo anno sarebbe naturale cambiare un po’ aria.
Qui mi sono divertito tantissimo e arrivare a sedermi su questa panchina è sempre stato un mio sogno, anche quando giocavo. Non posso che essere riconoscente al presidente, alla società e ai nostri tifosi. Però dopo tre anni di pressioni così forti provare a ripartire da un’altra parte dove io e la mia famiglia si possa respirare di più non sarebbe male. Ma vediamo, cominciamo con vincere domenica, il resto verrà.

 

 

 

ANDREA MORETTI, allenatore del Petrarca Padova
Nel Petrarca ci hai giocato, ora lo alleni. Inutile giraci attorno, questa non è una partita come le altre…
Mentirei se lo dicessi, non lo è affatto. Quando scendono in campo il Rovigo e il Petrarca scendono in campo tradizioni e storie che hanno una storia lunghissima. L’Eccellenza è calata di qualità con l’avvento della Celtic League, ma questa partita ha mantenuto intatto il suo fascino e, lasciatemelo dire, questa cosa è bellissima. Splendida.

 

Rocco Salvan, il tuo secondo è di Rovigo. Lui come la vive questa vigilia?
Eh, è bravo a mascherare la tensione. Di sicuro la sente molto questa partita, è inevitabile. Ma dai, finora non ha sbracato (ride, ndr).

 

Giocherete al Battaglini, stadio caldissimo come forse nessun altro in Italia
Giocare lì è sempre difficile per chiunque, se poi la partita conta o  è un derby lo diventa ancora di più. In qualche modo è anche una prova di maturità per noi. Mi aspetto una partita molto intensa, forse non una bella partita di rugby ma molto tirata. Una battaglia.

 

Una partita da mischie e prime linee insomma
Beh, sì. Rovigo tra l’altro in mischia chiusa è molto migliorata, mi attendo un match molto equilibrato e i rossoblu sono cresciuti molto rispetto alla prima parte della stagione.

 

Parliamo di Rovigo. In effetti stagione al di sotto delle attese da parte loro, almeno fino a oggi
Sì, però secondo me pesa ancora quella finale persa in casa due anni fa. Non vincono il campionato da tanti anni e quel giorno probabilmente un tarlo ha iniziato a pesare nelle teste dei giocatori. Ne usciranno. Poi va tenuto presente che nella prima parte della stagione hanno avuto tantissimi infortuni, davvero tanti. Hanno dovuto reinventarsi continuamente eppure sono in piena corsa per i play-off. Sarà durissima.

 

Veniamo al tuo Petrarca. Squadra giovanissima, staff tecnico completamente nuovo, quasi nessuno si aspettava una stagione così positiva. Invece siete la più bella sorpresa dell’anno
Siamo ripartiti da zero, ci siamo rifondati e anche in società ci sono stati cambiamenti importanti. Siamo partiti subito bene ma all’inizio eravamo un po’ più cauti, piano piano la squadra ha acquistato confidenza e fiducia. Dobbiamo ancora lavorare molto, soffriamo di alcune fragilità tipiche delle squadre giovani. Abbiamo perso spesso con le prime della classe ma ora è arrivato il momento di fare un nuovo salto di qualità.

 

La classifica dice Petrarca quarto a 42 punti, Rovigo quinto a 39. Il derby sarà importantissimo anche in chiave play-off
La partita è speciale e importante ma è determinante soprattutto per loro. Se Rovigo dovesse vincere ci supererebbe ma saremmo lì attaccati, se invece dovessimo vincere noi riusciremmo a mettere un bel po’ di punti in mezzo. Comunque il campionato è ancora lungo.

 

Obiettivo play-off, tu ci credi?
Al 100%. Magari all’inizio no ma da tempo sono convinto che l’obiettivo è alla nostra portata. E mi fa piacere che da qualche mese ci credono anche i nostri giocatori: con la crescita della fiducia è salita anche la convinzione di poter arrivare tra le prime quattro.

 

Non avrete Filippo Giusti, impegnato in Pro12 con il Benetton Treviso
Beh, loro giocano stasera, noi domenica pomeriggio. Probabilmente sarà in panchina. Siamo contenti di come si sta comportando nel torneo celtico, per noi è motivo di orgoglio e soddisfazione.

 

Campionato di Eccellenza equilibrato ma spezzato in due tronconi e mezzo… Le prime sei, con tre squadre che stanno scappando da voi, Rovigo e Mogliano. Poi c’è una seconda metà con le altre sei squadre
In termini di classifica gli scarti sono quelli ma sul campo tutta questa differenza non si vede. C’è sicuramente un gap tecnico tra le prime e le seconde sei ma le partite sono quasi sempre combattute, anche con le formazioni che magari hanno meno punti in classifica.

 

Hai detto che l’Eccellenza con l’entrata nel torneo celtico di Treviso e Aironi/Zebre ha perso in qualità. Cosa ineccepibile ma c’è un modo di riequilibrare la cosa? Si parla di diminuire le squadre e di consentire ai giocatori celtici il cosiddetto doppio tesseramento, per farli giocare in Eccellenza quando non giocano in Pro12
Sui giocatori la filiera deve essere quella. Noi dovremmo preparare i giovani per fare quel salto, metterli nelle condizioni di poterlo fare. Non è facile, ci vorrà del tempo, ma l’obiettivo deve essere quello. Poi basta che le regole siano chiare e si supererebbe l’obiezione, secondo me sbagliata, che il doppio tesseramento falserebbe l’Eccellenza. Ad essere coinvolti sarebbero i giovani, non certo i Barbieri, gli Zanni, i Ghiraldini… Si decide a inizio anno chi va dove, distribuendo i ragazzi su più squadre. Non vedo controindicazioni.

 

E sulla diminuzione delle squadre?
Non sono un politico, ma farebbe bene. Poi che siano 10 oppure 8 non sta a me decidere. Comunque c’è un aumento delle squadre pretendenti al titolo: quando giocavo io erano tre o quattro, oggi sono sei. E la qualità delle prime è aumentata a prescindere dal livello generale. Io poi avrei una proposta anche un po’ più estrema…

 

Quale?
Non so se sia possibile farla a termini di statuto CONI ma “bloccare” l’Eccellenza per due, tre o quattro anni non sarebbe male. Decidere a tavolino che per quel periodo non ci siano promozioni o retrocessioni. Questo darebbe il tempo ai club di fare una programmazione anche qualitativa su un periodo medio-lungo. Il Pro12 è cresciuto di qualità grazie a questo sistema bloccato. Gioverebbe anche ai club delle serie inferiori. Ma come dicevo non sono un politico e non so nemmeno se sia possibile farlo.

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