La FFR, spalleggiata da club e associazione giocatori, controbatte ai dati diffusi dall’Antidoping transalpino
Federazione, lega dei club e associazione dei giocatori: tutti arrabbiati, molto anche. I dati diffusi dall’Agenzia francese per la lotta al doping (AFLD) hanno fatto saltare la mosca al naso al gotha del rugby transalpino. Il report, lo ricordiamo, diceva che il mondo della palla ovale è il più interessato dal fenomeno doping in Francia tenendo presente il rapporto tra controlli effettuati e casi accertati: su 558 casi nel rugby 22 sono risultati “anormali” nel 2012.
FFR, LNR e giocatori non solo mettono in discussione i numeri ma anche il fatto che il rugby sia lo sport più toccato dalla questione, rilevando che solo in due casi dei 22 scovati gli atleti sono stati poi soggetti a squalifica, che in altri nove si trattava di cannabis (una sostanza che di certo non aiuta ad alterare le prestazioni sportive, o di sicuro non in meglio), in tre si era di fronte all’utilizzo di prodotti terapeutici contro l’asma e un caso di test antidoping non effettuato. La FFR sottolinea anche che nei due casi di doping conclamato le sentenze di squalifica sono state molto dure: tre anni in un caso, un e mezzo nell’altro.
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