Breve viaggio nei due stadi che potrebbero ospitare le franchigie celtiche in tempi niente affatto brevi
Flaminio e Vigorelli, questi dovrebbero essere i nuovi palcoscenici del rugby celtico, almeno nelle ipotesi avanzate dal presidente federale Gavazzi. Ipotesi che però se mai dovessero diventare concrete – e non è affatto detto – lo sarebbero in tempi medio-lunghi. E qui non stiamo parlando dell’opera di convincimento sul Benetton Treviso a fare armi e bagagli per spostarsi a Roma, di questo parleremo a bocce ferme e mente fredda, ma delle pratiche burocratiche/politiche legate alle due strutture interessate.
Sia Flaminio che Vigorelli sono alle prese da anni con importanti lavori di ristrutturazione finora sempre rimasti sulla carta, bloccati da veti incrociati, carte bollate e mancanza di fondi. A Roma la FIR spera nella conferma di Alemanno alla tornata elettorale di maggio, non fosse altro per non dover ripartire da zero con i tavoli, gli incontri e un feeling che sarebbe da costruire da zero. Ma anche in caso di vittoria di Alemanno – anche in questo caso niente affatto scontata ad oggi – i problemi non mancano e mancheranno, a partire da una situazione di ricorsi e impugnature da parte dei tanti (troppi?) attori in scena che definire intricata è un eufemismo.
Il Vigorelli: da anni si parla di una sua ristrutturazione e riapertura. Finora a vuoto. L’assessore Chiara Bisconti, dalle pagine de La Gazzetta dello Sport, conferma i colloqui con Gavazzi ma mette subito in chiaro che prima del 2015 non si può fare nulla. Senza contare dei problemi relativi alla fase progettuale con la presenza/assenza della pista di ciclismo. Tempi lunghi, molto lunghi.
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