Le difficoltà di crescita dei nostri giovani e una proposta del presidente federale Gavazzi che fa parecchio discutere
Da un lato c’è un movimento che soffre, che fa fatica a far crescere i propri giovani in tempi paragonabili a quelli delle altre nazioni che occupano i posti più alti del ranking mondiale. Per non parlare del gap tecnico. A parte qualche raro esempio i nostri ragazzi arrivano dopo, basta guardare una qualsiasi partita delle nostre nazionali giovanili, dall’U20 in giù: l’impressione è spesso quella di vedere una squadra di una categoria (gli altri) che gioca con una di una categoria inferiore in termini di età.
Nel giro di qualche ora questa settimana abbiamo ricevuto due notizie collegate tra loro e che hanno fatto parecchio discutere: l’U18 che perde contro la Georgia e il presidente federale Alfredo Gavazzi che ha annunciato che nella tarda primavera un tecnico federale partirà per un lungo giro in Nuova Zelanda, Samoa, Tonga e Fiji. Il suo compito sarà quello di cercare giovani da inserire nelle nostre Accademie dove dovranno portare – nelle intenzioni del numero uno federale – quell’irruenza ed esplosività fisica che manca ai nostri sedicenni/diciottenni.
Sono parole che hanno fatto e fanno molto discutere. C’è chi teme una nuova invasione di stranieri che soffocherebbe i nostri ragazzi, chi una perdita di identità e chi trova la cosa poco “corretta” ancorché assolutamente legale. Gavazzi ribatte: “lo fanno tutti. E non solo neozelandesi e australiani, ma anche francesi e inglesi, movimenti cioè che hanno numeri di atleti altissimi. Lo fanno loro, perché non dovremmo farlo noi?”. Le parole del presidente federale sono inattaccabili: non viola nessuna regola, fa una cosa piuttosto diffusa e andrebbe a mettere una pezza a un problema piuttosto urgente che altrimenti richiederebbe parecchio tempo per essere risolto. I dubbi però restano. Il rischio di rivedere un film già noto è piuttosto alto, così come quello di perpetuare una situazione gravida di problemi che frenano ancora oggi la nostra crescita.
Il fatto è che la proposta del presidente FIR non presenta controindicazioni solo se accompagnata da un deciso miglioramento delle condizioni tecniche in cui oggi crescono i più giovani.
Il tema delle accademie è parecchio complesso, ma che siano dei club o federali devono poter disporre di strutture e – soprattutto – allenatori in grado di far fare un salto di qualità ai nostri ragazzi già in giovane età. In un quadro simile la “pezza giovani stranieri eleggibili” diventa uno strumento come un altro (e ci spingerebbe a portare in Italia solo ragazzi qualitativamente validi), altrimenti il rischio di una invasione di basso livello c’è.
E voi, cosa ne pensate?
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