Il “caso George North” porta definitivamente alla luce un conflitto profondo tra le anime del rugby gallese
Da una parte la WRU, la federazione gallese, dall’altra le quattro franchigie celtiche compatte (Cardiff Blues, Newport Dragons, Scarlets e Ospreys, in mezzo George North: la federazione ha infatti accusato apertamente gli Scarlets di aver offerto la giovanissima e prolifica ala ai club francesi già lo scorso anno senza che il diretto interessato ne sapesse nulla, da parte loro tutte le franchigie hanno duramente risposto alla WRU con una serie di comunicati ufficiali nelle ultime ore. Ora North sarebbe a un passo dai Saints e il suo trasferimento sta diventando un nuovo caso tra i tanti che hanno segnato quella che è stata definita la “diaspora gallese”, la fuga cioè dei migliori giocatori verso l’estero.
Ma North è probabilmente solo un pretesto: i problemi tra le regions e la WRU sono bene altri, più “strutturati” e profondi. Due le spie, la prima: le quattro franchigie in un incontro avvenuto nelle scorse settimane hanno fatto apertamente capire al boss della Premiership Mike McCafferty che loro gradirebbero non poco essere maggiormente coinvolte nel mondo inglese, magari venendo inglobate – non tutte – nel campionato di Sua Maestà. La risposta da Londra sarebbe stato un tanto gentile quanto fermo “no”.
Seconda spia: il PRGB (Professional Regional Game Board), il nuovo comitato di gestione del rugby gallese che mette quasi sullo stesso piano franchigie e federazione e che doveva diventare operativo con l’inizio del 2013 esiste di fatto solo sulla carta al momento.
Il panorama in cui tutto questo ha luogo è quello di una profonda crisi economica delle regions contro una federazione che invece negli ultimi bilanci ha denunciato guadagni più che eccellenti e che nonostante tutto si è portata a casa gli ultimi due Sei Nazioni. Cielo plumbeo al’orizzonte…
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