Il caso-squalifica (“era una macchia”), una nazionale che non ha paura di sbagliare. E un ritorno a L’Aquila. Parla il leader azzurro
“Possiamo essere belli, fare un gioco dinamico, ma possiamo anche sbagliare. Anch’io sono così. In campo oso, mi diverto, rischio. Ora possiamo battere chiunque e ci siamo guadagnati il rispetto dei grandi”. Parole di Sergio Parisse, che fotografa così il Sei Nazioni 2013 dell’Italia. La sensazione, confermata dalle tante interviste rilasciate dai giocatori azzurri negli scorsi mesi, è che il gruppo si senta più “leggero” grazie a jacques Brunel. Nessuno ha paura di osare e – come dice il capitano – “possiamo anche sbagliare”.
Il terza linea ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport in cui parla anche della sua squalifica – “l’arbitro dice di aver sentito un fuck off ref mentre io ho detto ça merite un carton, ça (traduzione: “questo merita un cartellino”). Ma credo nella sua buona fede. Sono andato fino in fondo perché l’insulto a un arbitro è una macchia nella carriera”.
Una intervista in cui dice di “tifare” affinché l’amico Martin Castrogiovanni alla fine sbarchi a Tolone, in cui si riifugia dietro un diplomatico “mai dire mai” alla domanda di rito sulla possibilità di un suo futuro ritorno in Italia e in cui annuncia che i suoi genitori torneranno a vivere a L’Aquila, città nella quale è nato suo padre.
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