Il recupero dell’atleta infortunato e la “rivoluzione” medica del Valsugana

Il bilancio (positivo) di un esperimento sul trattamento degli infortuni

La cura e il recupero di atleti infortunati occupa uno spazio rilevante nelle attività di un club che forma e allena rugbisti. Non solo perché in uno sport di contatto come il rugby i traumi muscolari o di altro genere sono frequenti, anche se solitamente di facile soluzione, ma soprattutto perché una cattiva gestione degli infortuni può pregiudicare la regolarità della vita sportiva di giovani atleti e persino allontanarli dagli ambienti che non hanno dedicato sufficiente attenzione ai loro problemi fisici.
Molte società sportive hanno ormai regolari rapporti con un medico sociale e/o un fisioterapista, ma spesso tendono a esternalizzare il trattamento degli infortunati presso centri di riabilitazione più o meno convenzionati, dove tempi e costi del recupero sfuggono al controllo delle società stesse. Il Valsugana Rugby Padova ha voluto analizzare nel dettaglio questi processi e nel corso della stagione 2012/2013 ha sperimentato un nuovo sistema di gestione degli atleti infortunati, che si è rivelato molto soddisfacente. Il principio è semplice: si è passati da una gestione decentrata degli infortuni a una interna, attraverso investimenti mirati in termini di attrezzature e personale qualificato.
Allo stato attuale il centro fisio-medico interno al club è in grado di assistere tutti gli atleti tesserati con il Valsugana. I traumi che avvengono durante le partite ufficiali sono valutati di volta in volta dal medico di campo, che può eventualmente disporre ulteriori accertamenti con carattere di urgenza, indirizzando il giocatore infortunato in pronto soccorso. I traumi minori, invece, sono esaminati dal medico sociale ogni martedì sera, presso l’ambulatorio degli impianti di Altichiero, anche con l’ausilio di un apparecchio ecografico portatile per la diagnostica dei traumi muscolari e distorsivi. Il fisioterapista, invece, è presente più volte alla settimana per la soluzione di lievi fastidi muscolari o bendaggi.
Una volta definito il problema, l’atleta può ricevere immediatamente le opportune terapie fisioterapiche di base, grazie all’impiego di un apparecchio Tecar (correnti interferenziali e ultrasuoni) in dotazione presso il centro fisio-medico del club. Solo per i traumi che richiedono interventi più complessi ci si avvale di strutture esterne convenzionate, cioè Fisioelan e Villa Ferri. E, come nei team di alto livello, lo staff medico lavora in sinergia con i preparatori atletici delle varie squadre, in particolare con i trainer del First XV e della squadra seniores femminile, in modo da consentire un recupero ottimale dagli infortuni anche sotto il profilo delle capacità condizionali.
La grande novità di questo nuovo sistema di gestione degli infortuni è rappresentata proprio dall’utilizzo di attrezzature mediche solitamente non impiegate dalle società sportive, a causa dei loro costi, tuttavia pienamente compensanti da altri vantaggi, anche economici. La diagnostica ecografica eseguita in sede permette di abbattere i tempi di diagnosi, di avviare precocemente la terapia più adatta e di seguire nel tempo, con ecografie seriate, l’evoluzione del trauma e la ripresa dell’atleta. La Tecar è altrettanto fondamentale per l’inizio immediato dei cicli di terapia, che accorcia i tempi di recupero, riducendo al massimo i tempi di attesa. Si è stimato, infatti, che in una società sportiva senza le apparecchiature utilizzate dal Valsugana il tempo medio per la sola diagnosi di un infortunio coincide con il tempo medio impiegato presso il club biancoazzurro per la diagnosi e la conclusione del ciclo di recupero dell’atleta. In definitiva, questo nuovo trattamento degli infortuni garantisce rientri in campo in tempi decisamente più brevi, elevate probabilità di guarigione, minimi rischi di ricadute. Non ultimo, si possono contrarre anche i costi per analisi e cure mediche a carico degli atleti (e delle loro famiglie), limitando il ricorso a centri esterni al club, ancorché convenzionati.
Non va scordato, inoltre, che presso gli impianti di Altichiero è già presente da tempo un defibrillatore, acquistato con quasi un anno di anticipo rispetto alla pubblicazione del decreto che obbliga le società sportive dilettantistiche a procurarsi questo dispositivo salvavita entro 30 mesi, e nello scorso inverno quattro volontari del club hanno partecipato a un corso BLS per apprendere le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base.
L’esperienza di quest’ultima stagione sportiva ha dimostrato di funzionare e ha gettato le basi per un nuovo approccio professionale alla gestione degli infortuni, destinato ad essere ulteriormente potenziato nei prossimi anni con l’ampliamento dell’ambulatorio fisio-medico e la dotazione di nuovi strumenti di diagnosi e cura. Anche con la pianificazione di investimenti sostanziali nel settore medico il Valsugana Rugby Padova intende proseguire l’impegno a favore dei propri atleti, al centro di un progetto che non si occupa solo della loro formazione sportiva, ma pure di quella morale, scolastica e della loro salute.

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