Chiacchierata con il flanker padovano che ci racconta i suoi progetti. A partire dal suo campus al via a fine giugno
“Ci tengo moltissimo. Quella del Campus Rugby Mauro Bergamasco è la terza edizione, nata da una idea mia e di mio fratello Mirco (la prima edizione si chiamava Campus Rugby 2MB, ndr). Per i ragazzi è una vacanza sportiva e formativa e a me lavorare con i bambini piace moltissimo, ho la possibilità di ridare indietro un po’ di quello che ho avuto in questi anni“.
Inizia così la nostra chiacchierata con Mauro Bergamasco, da quel campus estivo a cui il flanker delle Zebre nonché uno dei nomi e dei volti più conosciuti del rugby italiano dedica moltissimo tempo per la fase di ideazione e progettazione. Perché è un evento complesso e variegato. Gli diciamo che lavorare con i bambini non è da tutti, ci vuole molta pazienza e dedizione, non tutti ne hanno: “Non è facile, no, ma può dare moltissima soddisfazione! Devi fare attenzione perché devi gestire personalità in formazione; l’importare è dare ai bambini dei mezzi per far sì che quando sarà il momento giusto possano fare le loro scelte in autonomia”.
Un campus che è coordinato da Arturo Bergamasco, papà dei due celebri fratelli e autentico supervisore di tutta la kermesse con particolare attenzione per quello che avviene sui campi da rugby. Per tutte le attività extra-sportive e i laboratori, ci sono invece una serie di animatori guidati da Michela Gamba. Poi, oltre a Mauro, ci saranno alcuni giocatori di rugby di alto livello e altri sportivi che con la palla ovale non hanno nulla a che fare, frutto dell’accordo fatto con il CSI. Infine c’è la collaborazione con l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down): al campus partecipa infatti, in maniera totalmente paritaria e attiva, un numeroso gruppo di bimbi affetti dalla sindrome di Down. Prendono parte a tutte le attività e iniziative insieme ai normodotati per una scambio reciproco di esperienze.
La prima settimana di campus, dal 23 al 29 giugno, è dedicata ai ragazzi più giovani (dai 10 ai 13 anni) mentre la seconda, dal 30 giugno al 6 luglio, è riservata ai più grandi (dai 13 ai 15 anni). Location, anche quest’anno, il Camping Capalonga di Bibione Pineda in provincia di Venezia.
Per chi fosse interessato a questa pagina facebook è possibile avere informazioni e richiedere chiarimenti.
Questo il Campus, ma per Mauro è anche il momento di fare un bilancio della sua stagione con le Zebre, chiusa senza nemmeno una vittoria, che però in molte occasioni è sfuggita davvero per una manciata di punti: “E’ vero, non abbiamo mai vinto, e questo ci pesa. Dire che nel complesso è però un bilancio positivo con quei numeri può sembrare strano, però bisogna anche prendere in considerazione quello che era il punto di partenza. Questa è una squadra che è nata nella maniera che tutti conosciamo, in pochissime settimane…”.
Ma se devi dare un segno alla stagione, che segno dai?
Non saprei. Se si guardano i numeri non è stata sicuramente positiva ma non tutto è da buttare, anzi. Abbiamo chiuso con 10 punti in classifica, tutti punti di bonus difensivo. Significa che abbiamo perso dieci partite con uno scarto inferiore ai 7 punti. Come siamo andati quindi? Direi che senza usare parole troppo positive non siamo andati così male, con un pizzico di fortuna in più qua e là qualche partita l’avremmo portata a casa. Siamo una squadra anomala da giudicare e secondo me qualitativamente è stato fatto un bel lavoro, tanti giovani che fino a qualche mese fa avevano visto solo i campi dell’Eccellenza ora sono cresciuti parecchio.
E la tua stagione personale come è stata?
Mah, non dovrei essere io a dare un giudizio… Di sicuro la cosa positiva è che dopo due anni abbastanza tribolati per infortuni vari ho potuto fare una normale preparazione estiva e ho potuto giocare con continuità. Ho ripreso il ritmo gara. I miei obiettivi non cambiano: voglio riconquistare la maglia azzurra giocando con le Zebre.
Per te quindi la Nazionale non è una questione chiusa…
No, affatto, io ci provo e ci proverò con tutte le mie forze. Se qualcuno non mi dice che è una storia finita continuo a crederci. Il Mondiale è solo tra un paio di anni, poi smetterò con il rugby giocato.
Le Zebre sono una squadra giovanissima, ancora “in formazione” e questa estate vedremo un rinnovamento quasi totale dello staff tecnico. Al di là delle valutazioni sui singoli, può essere un problema?
Potrebbe esserlo… ma anche non esserlo, potrebbe diventare una possibilità. Proprio perché siamo una squadra nuova e giovane non abbiamo i meccanismi ben oliati, non abbiamo una storia che sotto questo particolare aspetto potrebbe rappresentare un freno. Paradossalmente se un cambio deve esserci meglio oggi che tra uno o due anni. Ovviamente al di là delle persone. Comunque chi arriva non dovrà partire da zero, qui è stato fatto un buon lavoro.
Chiudiamo con tuo fratello Mirco. Abbiamo letto che ci sono stati degli abboccamenti con Treviso e Zebre. Cosa puoi dirci?
Nulla. Nel senso che non so davvero niente. So che ha parlato con le due squadre italiane, questo posso confermarlo, ma non ha ancora fatto una scelta anche se so che c’erano anche altre opzioni in ballo. Vedremo, credo che nel giro di un paio di settimane sapremo tutto.
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