Tra All Blacks e Auckland Blues: Ali Williams, il capitano del cambiamento

INTERVISTA ESCLUSIVA – La nostra Melita Martorana ha incontrato in Nuova Zelanda l’All Blacks diventato il capitano dei Blues

ph. Sebastiano Pessina

Nessuno avrebbe mai pensato che ad oggi la franchigia dei Blues potesse seriamente contendersi un posto nei playoff. Nuovo staff, nuove facce molto giovani e soprattutto un nuovo capitano, il campione del mondo Ali Williams che è stato nuovamente convocato con gli All Blacks nei raduni di maggio. Abbiamo incontrato Ali a Auckland presso il il Centro dell’Alto Livello dei Blues per una chiacchierata sulla fascia di capitano e i valori del rugby.

 

Ali, quest’anno sei il Capitano della Franchigia dei Blues. Prima domanda, quando e come John Kirwan te l’ha chiesto ed hai accettato subito?
Abbiamo prima discusso se potevo rimanere nella squadra o se voleva disfarsi di me. Una volta chiarito questo, cioé che volevo rimanere ed ero intenzionato a giocare per i Blues, qualche settimana dopo è tornato e mi ha chiesto se volevo ricoprire il ruolo di capitano. Ho sempre avuto molto rispetto e soprattutto desiderio di vedere la squadra dei Blue fare bene, per cui ho detto sì alla proposta e poi ho chiesto quali fossero le modalità, che tipo di capitano lui voleva che fossi perché avevo comunque la mia visione. Avevo il supporto degli altri allenatori come Graham Henry e Mick Byrne dal momento che mi conoscevano dagli All Blacks, così abbiamo discusso ancora un po’ ed ho accettato di divenire il capitano e mi sta piacendo moltissimo.

 

Che tipo di capitano sei?
Sono un capitano che sicuramente non ha intenzione di essere un dittatore del tipo “fai questo, fai quello” ma più un capitano che cerca di coinvolgere la squadra tutta in cosa vogliamo fare per poi farlo. Quindi voglio coninvolgere ogni menbro del gruppo nella discussione. Poi certo una volta che la scelta è stata fatta, sta a me essere sicuro che venga eseguita, a quel punto sono io che dico come fare.

 

Presumo che la squadra abbia il gruppo dei leader. Chi è nel gruppo?
Abbiamo incluso 7-8 giocatori nel gruppo, la maggior parte sono i più anziani della squadra, coloro che sono stati qui più a lungo di altri, fondamentalmente perché possono focalizzare la propria attenzione su due cose allo stesso tempo e condurre la squadra e il proprio gioco individuale. E naturalmente se fai parte del gruppo c’é anche una forte pressione a giocare bene,  quindi si conduce la squadra dando il proprio esempio. Nel nostro gruppo abbiamo Peter Saili, Piri Weepu, Keven Mealamu, Luke Braid, Tom McCarthy, Antony Boric, Rene Ranger e il sottoscritto. Quindi abbiamo più pressione noi nel dover giocare bene.

 

Qual è il ruolo del gruppo dei leader?
Il ruolo è praticamente di monitorare la squadra e di essere la voce dei giocatori con lo staff tecnico. Gli allenatori vogliono avere dei feedback su come vanno gli allenamenti, sul morale della squadra, sulle impressioni della partita. Quindi si apre una dibattito al termine della quale il gruppo e gli allenatori presentano le domande al resto della squadra. Siamo praticamente un ponte tra lo staff tecnico e il resto della squadra.

 

Lo scorso anno i Blues hanno vissuto una stagione disastrosa, mentre quest’anno state giocando molto bene. Quali sono stati i cambiamenti? In conferenza stampa ripeti spesso che oggi tutti i giocatori giocano per la squadra. Forse lo scorso anno c’era più gioco individuale?
Credo che sia la semplicità, il mantenere le situazioni semplici curandoci delle cose di base. C’erano delle cose che non quadravano e abbiamo dovuto sistemarle prima di tutto. Poi abbiamo detto ai giocatori che avevano bisogno di giocare per la maglia prima che per se stessi, aggiungendo che se lo avessero fatto avrebbero poi ricevuto premi e soddisfazioni più grandi. Se la squadra fa bene significa che anche gli individui fanno bene. Alla fine abbiamo chiesto una forte etica professionale, il lavorare duro per la squadra. Questo facciamo, lavoriamo duro.

 

Hai una tua definizione di leadership? Hai letto o fatto qualche ricerca?
Non tantissmo. Ho letto alcune cose, ho parlato con alune persone per esempio molto con Richie McCaw il quale è cresciuto tantissimo nel suo ruolo di capitano degli All Blacks negli ultimi anni. Mi focalizzo più nell’ascoltare e nella mia capacità di migliorare come leader. Quindi un sacco di chiacchiere, ma nessuna ricerca.

 

In Italia il rugby si distingue all’interno del mercato sportivo come lo sport con valori importanti, soprattutto da sport come il calcio. Clcio che so tu hai giocato da bambino. Secondo te quali sono i valori fondamentali che il rugby ti ha insegnato?
Si è vero ho giocato a calcio da bambino. Oggi seguo tantissimo Alessandro del Piero che è un grande amico ed una grande persona. Il rugby è uno sport unico nel suo genere. Perché? Perché è uno sport dove una serie di individui devono unirsi per poterlo giocare. La cosa bella è che se non hai intenzione di rispettare i tuoi compagni, la squadra nel suo insieme intendo, a prescindere dal fatto se sei loro amico fuori o dentro il campo, non funziona nulla. Devi rispettare la squadra, se non la rispetti la squadra si sfalda. Mentre sono convinto che nel calcio puoi sempre rimanere un individuo anche se giochi in sport di squadra. Quindi se non rispetti la squadra e la squadra non rispetta te sul campo, non può funzionare. E poi nel rugby hai bisogno di ogni tipo di corporatura, hai quelli grossi, quelli alti, quelli meno coordinati e quelli che sono degli incredibili atleti. Tutti insieme.

 

Ultima domanda. Sei da pochissimo diventato papà di una bellissima bimba. Quali sono le cose che il rugby ti ha insegnato nella tua carriera che vorresti passare a tua figlia un giorno?
Credo il desiderio di migliorare ogni giorno. Il desiderio di aumentare le proprie abilità di aiutare gli altri e poi di divertirsi. Nell’arco della mia carriera mi sono assolutamente divertito, molto. Cerco sempre di non rimanere attaccato a certe situazioni, di non stressarmi troppo. Alla fine se ti diverti in quello che fai non potrà mai essere un lavoro.

 

Ci sarai in Inghilterra nel 2015?
Chi lo sa. Devo aspettare e vedere quello che decidono i selezionatori degli All Blacks.

 

di Melita Martorana

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