Giancarlo Dondi un anno dopo l’addio, una intervista a 360°

Giugno 2012, l’annuncio che non si sarebbe più ricandidato alla guida della FIR. Oggi parla con noi di quei giorni, di Gavazzi, Zebre, soldi, movimento. E di Vittorio Munari

ph. Sebastiano Pessina

Il 21 giugno di un anno fa Giancarlo Dondi in una intervista rilasciata a Radio Rai annunciava il suo addio alla presidenza della FIR dopo 16 anni di regno praticamente incontrastato. A spingerlo verso una decisione che solo qualche settimana prima sembrava inconcepibile fu la “discesa in campo” della cordata veneta.
OnRugby ha intervistato l’ex numero uno federale, oggi membro del comitato esecutivo IRB nonché presidente onorario della stessa FIR, in occasione di quell’anniversario che ha comunque cambiato la faccia del rugby.

 

Presidente, lo rifarebbe?
Sì, sicuramente. Vista la situazione era la scelta giusta e in più ora posso dire di aver scoperto un’altra vita. Ero talmente preso dal rugby che pensavo non ci fosse altro. Invece mi sono reso conto che non è così e passo molto più tempo con la famiglia.
Io avevo deciso che avrei fatto un quinto mandato ma solo se non avessi avuto concorrenti. Così non è stato, però credo di essere stato bravino e di aver fatto qualche cosa in quei 16 anni. Spero di non passare per arrogante ma credo di non andare lontano dalla verità a dire questo.

 

In realtà un contendente già c’era: Gianni Amore aveva da tempo annunciato la sua candidatura per la poltrona di presidente FIR
Sì, è vero. Gianni Amore però non me ne voglia, da un punto di vista strettamente numerico ed elttorale non rappresentava una seria minaccia, rappresentava una piccola parte del nostro mondo. E comunque sono convinto che se mi fossi presentato avrei vinto con il 55% richiesto dalle regole per una rielezione, anche con la cordata veneta. Però avevo deciso diversamente e penso di aver fatto la scelta giusta.

 

Come giudica finora l’operato del suo successore, Alfredo Gavazzi
E’ forse un po’ presto per dirlo, bisogna lasciargli tempo. Non è uno stupido ed è una persona preparata: è stato un ottimo presidente di club ma si sarà reso conto che guidare una federazione è più complesso. Ha bisogno di accumulare un po’ di esperienza, sono sicuro che farà benissimo.
Poi avrà un compito facilitato: la FIR che si è trovato in mano non è certo disastrata, in tanti ce la invidiano. Certo qualcosa da cambiare c’è sicuramente, ma non tutto.

 

Come vede il movimento italiano nel suo complesso
Bene, direi che il segno positivo è quello che lo domina, ma come dicevo prima ci sono cose che vanno messe a posto. Bisogna modernizzarsi e stare al passo con dei cambiamenti che sono sempre più veloci. Se prima non si muoveva foglia o quasi per dieci anni oggi in dodici mesi cambia tutto. Poi nel settore tecnico siamo rimasti indietro: non abbiamo arbitri internazionali e per i tecnici della nazionale siamo costretti a rivolgerci all’estero, è una situazione che va cambiata.

 

Altri problemi?
Abbiamo fatto un salto enorme verso il professionismo ma non tutto il movimento è riscito a rimanere agganciato al treno e si è creato un gap tra vertice e base. Io pensavo, magari sbaglandomi, “intanto facciamo andare la locomotiva, poi i vagoni verranno dietro”. Purtroppo le cose non sono andate così. Comunque bisogna tener presente anche l’impatto di questa lunga crisi economica, con club che vivevano forse al di sopra delle loro possibilità del momento che si sono poi ritrovati in grossa difficoltà.
E bisogna tener presente che nello sport c’è il professionismo, il dilettantismo e anche il semiprofessionismo. In tutto il mondo solo il 2 o il 3% dei giocatori sono professionisti. Certo, tv e aziende vogliono partite spettacolari in grado di attirare gente e sponsor a loro volta e con il rugby di base è tutto più difficile.

 

Gap tra vertice e base, ritardo nel settore tecnico: la sua è un’autocritica?
No, come dicevo prima credo di essere stato bravino, di essermela cavata, ma mi rendo conto che alcune scelte fatte non hanno dato i risultati attesi, non siamo riusciti ad esprimerci come pensavamo e volevamo. Io stesso se mi fossi ricandidato avrei cambiato diverse cose. Poi se non è tutto merito mio il bene fatto dalla federazione non lo è neppure il male o il meno bene: fare il presidente tuttologo oggi è impossibile.

 

Nel 2015 la finale di Heineken Cup si terrà in Italia. Dublino, Londra e le altre sedi degli ultimi anni hanno sempre offerto degli stadi sold-out, noi certi numeri li facciamo solo con la nazionale. A tutti noi piacerebbe che in finale arrivasse una squadra italiana, ma oggi è improbabile. La domanda è: il nostro movimento, anche sul piano culturale, è pronto per un “tutto esauriro” anche per una partita di club in stadi grandi come San Siro o l’Olimpico?
Sì, sono molto ottimista. Andare a giocare a San Siro nel 2009 fu una scommessa e una sfida, così come andare all’Olimpico per il Sei Nazioni. Mi pare che quelle sfide e quelle scommesse siano state ampiamente vinte. Poi bisogna tener presente che le squadre finaliste generalmente si portano dietro 40-50 mila tifosi…

 

Pro12: la FIR sta negoziando l’accordo che dovrebbe garantire la partecipazione di Benetton Treviso e Zebre per il quadriennio 2014-2018. Sul tavolo c’è l’intenzione, da parte italiana, di non pagare più i tre milioni della tassa d’ingresso
E mi sembra corretto. Io sono stato quello che ha negoziato l’ingresso in Celtic League e quello della tassa d’ingersso è un qualcosa che abbiamo dovuto accettare di malavoglia, ma con le due squadre di allora – Benetton e Aironi – abbiamo convenuto che era uno sforzo che valeva la pena fare. Nessuno di noi però l’ha mai intesa come un qualcosa di definitivo. La soluzione più probabile, conoscendo bene anche le controparti, non è una sua cessazione immediata ma un calo progressivo nell’arco di due o tre anni.

 

In tutto questo si fa un gran parlare di terza franchigia…
Beh, l’idea di una squadra al centro-sud l’avevamo in testa anche noi. Bisogna che si vengano a creare le condizioni necessarie e cioè che o la Scozia aumenti il suo “pacchetto” di una squadra o che il Galles diminuisca il suo di uno. Al momento mi sembrano improbabili entrambi i casi, soprattutto il primo. Comunque quando si aprirà una possibilità noi ci faremo trovare pronti.

 

Pro12 e soldi: il presidente Gavazzi ha più volte detto che le Zebre saranno private entro il 2014
Credo ci vorrà più tempo. La situazione economica è quella che è e certo non aiuta, speriamo di trovare nuovi investitori in maniera da diminuire progressivamente gli investimenti FIR, che comunque – lo ricordo – vanno anche in parte al Benetton.

 

Le Zebre: l’annata si preannunciava difficile ma forse nessuno si aspettava di chiuderla senza nemmeno una vittoria, tra l’altro sfuggita di un nulla in tante occasioni
Eh sì, poteva andare meglio… Peggio di sicuro no. Però sapevamo sarebbe stata dura, alla fine – nel complesso e con qualche eccezione – si tratta di un gruppo di dilettanti che si è dovuto vestire da professionista.
Alcune volte gli avversari hanno giocato molto meglio, altre volte c’è stata sfortuna. Spesso invece abbiamo commesso noi delle ingenuità: troppi cambiamenti da una partita all’altra, troppi cambiamenti anche all’interno di una stessa partita. Non si può iniziare una gara con un gruppo di giocatori in un reparto e finirla con atleti completamente diversi.

 

Mi pare di capire che tutto sommato il cambio di guardia in panchina la trova d’accordo, anche se Gajan era stato lei a volerlo
Guardi, io non sono un tecnico ma i turn-over prestabiliti a priori mi lasciano un po’ così… Io sono dell’idea che va bene il turno di riposo, magari l’infortunio, ma uno il posto in squadra deve conquistarselo e difenderlo con le unghie e con i denti. Se so già che comunque giocherò in qualche maniera il livello inevitabilmente cala. e così la tensione.
La squadra comunque è già stata migliorata con gli arrivi annunciati in questi giorni e ci saranno altre novità. Il gruppo è più equilibrato, completo e i ruoli più coperti. Mi sembra che la scelta di puntare su Cavinato e Casellato vada nella giusta direzione, dovranno fare esperienza in un mondo che conoscono poco, il campionato è di un altro livello rispetto a quelli a cui sono abituati ma sono bravi. E mi pare proprio che perdere non piaccia affatto a nessuno dei due…

 

Il rapporto tra squadra e Parma invece non ha funzionato un granché. Anzi, è andata proprio male
In questa città ci sono forse troppi campanili, una realtà ancora legatissima al nome Rugby Parma. Non hanno accettato le Zebre, vissute come un qualcosa di esterno, ma nemmeno i Crociati. Molti degli spettatori delle Zebre arrivavano da fuori città, sono stati determinanti. Certo il fatto di non aver mai vinto non ha sicuramente aiutato: se vinci diventa più facile portare la gente allo stadio, ma se perdi sempre è tutto più complicato. Ma sono ottimista per il futuro.

 

Scendendo di livello dopo il Pro12 viene l’Eccellenza. E anche qui i problemi non mancano di certo
Innegabile, ma non è una situazione nuova, è un qualcosa che è andato via via peggiorando anno dopo anno. E poi c’è una crisi terribile che soffoca le piccole e medie imprese che sono il principale sostentamento di quel torneo, realtà locali che sono strozzate e che spesso si trovano nell’impossibilità di aumentare i loro investimenti nello sport quando non addirittura di continuarli. C’è una assoluta necessità di una defiscalizzazione delle sponsorizzazioni sportive ma bisogna comunque ridimensionarsi economicamente.

 

La crisi è innegabile, ma l’impressione è che in alcuni casi siano saltati anche i controlli che invece dovevano essere fatti
Non so come finiranno i vari arbitrati già in essere e quelli annunciati, ma non sono saltati i controlli. Lo ripeto: è una situazione di difficoltà che ripetuta in due o tre anni diventa gni volta più grossa e meno gestibile. La FIR ha aiutato e può aiutare ma su progetti e con criteri ben specifici, dare soldi così a pioggia non porta a nulla. Alla fine la federazione è il principale sponsor di tutte le società d’Eccellenza, sia che giochino o meno nelle coppe europee. Mi rendo conto che sono soldi che non bastano per coprire tutte le falle ma non sta a noi farlo e non possiamo essere noi sistemare i bilanci altrui.

 

C’è il bell’esempio della Capitolina, fresca promossa in Eccellenza e portatrice di un progetto interessantissimo dove i giocatori sono anche soci.
E’ un esempio bello e importantissimo, ce ne fossero altri così…Normalmente sono società che non sono molto interessate al vertice e fanno un lavoro di base enorme. Enorme.

 

La nazionale da sabato è in Sudafrica per un tour davvero impegnativo: Sudafrica, Samoa, Scozia…
Sì, tour molto duro, partiamo con gli springboks numero due al mondo e subito dopo c’è Samoa, gare di altissimo livello. E sarà sempre così nell’anno del tour dei Lions: prenderemo parte a un torneo con avversarie importanti in uno dei paesi tra Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica non interessati dalle partite della selezione britannica.
Tornando a questo tour io spero solo che i ragazzi non siano troppo stanchi dopo una lunga stagione, ma sono ottimista: Brunel è un allenatore bravissimo e molto quadrato, fa un passo alla volta. Spero che si riescano a ripetere le gare con Australia, Francia e Inghilterra, con il Sudafrica non abbiamo nulla da perdere.

 

L’ultima domanda riguarda Vitorio Munari: Alfredo Gavazzi ha pubblicamente detto che lo vorrebbe con lui in federazione. Quello del dirigente veneto non era un nome molto popolare ai suoi tempi…
Mi pare evidente che i rapporti tra FIR e Benetton Treviso oggi siano meno tesi ripetto a un anno fa. Forse ho fatto degli errori io pensando di far fare al Benetton qualcosa che magari era stretto per il club ma era meglio per il movimento e la nazionale. Penso ad esempio agli stranieri o ai contributi. Però bisogna pensare che in tre anni la FIR è passata dai 35 milioni del 2010 ai 45 milioni del prossimo bilancio, soldi in più che andranno sempre in maggior quantità al rugby di base. Vittorio l’ho sempre stimato come dirigente, come tecnico e come telecronista ma ho sempre pensato che lavorarci assieme sia molto difficile. Ripeto, una enorme stima. Penso che questo antagonismo tra FIR e Benetton e tra me e Munari sia stato creato un po’ ad arte.

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