Dalla Nuova Zelanda parte l’accusa: troppi impegni, e i giocatori se ne vanno
Il rugby moderno, tra campionati per club e province, test match, tornei internazionali, richiede un sempre maggiore impegno ai giocatori. Che, a quanto pare, inizierebbero ad averne abbastanza. Il problema è particolarmente sentito in Nuova Zelanda. Dan Carter in persona, col sostegno dell’Associazione che riunisce e tutela i giocatori, ha affermato che gli impegni del Super Rugby e della nazionale impongono ai giocatori dell’emisfero Sud un impegno lungo quasi un anno, eccetto la pausa di otto settimane tra dicembre e gennaio che, nelle intenzioni dei giocatori, si vorrebbe fosse estesa a sedici. Otto settimane di off-season sarebbero troppo brevi per il recupero fisico e mentale di un’intera stagione. Nulla da stupirsi, se poi i giocatori se ne vanno. Il problema sono soprattutto le finestre test-match, ma riuscire a creare un calendario che vada bene ad entrambi gli emisferi è pressoché impossibile, e Brett Gosper, CEO dell’IRB, ha parlato della questione come di una negoziazione molto difficile, con troppi interessi diversi in gioco. Quanto alla fuga dei giocatori, non è per Gosper un problema di calendario: “Sono liberi di scegliere, e sono le federazioni a doverli convincere con argomenti forti a rimanere”.
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