Dopo il confronto nella semifinale del Super Rugby, qualcuno in Nuova Zelanda ha messo in discussione Carter
Qualcuno in Nuova Zelanda ha lanciato il sasso e sollevato la questione, che è rimbalzata sulle piazze virtuali. Qualcuno in Nuova Zelanda si è domandato se l’era di Carter sia più vicina alla fine del previsto. E se lo è domandato dopo che nella semifinale del Super Rugby l’apertura neozelandese si è trovata davanti quel ragazzo di Palmerston North chiamato Aaron Cruden. Il confronto tra due aperture, sia chiaro, non si può esaurire in soli ottanta minuti, ed è ben più complesso del confronto tra altre posizioni, giudicabili sulla base di certe valutazioni “reali” più facilmente individuabili (due saltatori in touche, due piloni in mischia ordinata). Nella semifinale contro i Chiefs, Carter certamente non ha giocato male, ha aperto un paio di buchi nella difesa Chiefs e guidato i movimenti con la solita lucidità. Restano però in mente un drop malamente calciato e un banale in avanti su passaggio di Guildford. Cruden nella sfida è stato decisivo: i calci, l’intercetto, e il placcaggio a Crotty a pochi metri dalla linea di meta. Ottanta minuti e due episodi sono un nulla nella carriera di un giocatore. Ma davvero l’era di Carter, 31 anni oggi e 33 alla prossima RWC, è vicina alla fine? Qualcuno ha addirittura suggerito di utilizzare da subito Cruden, con Carter spostato a numero 12 al posto di Nonu. Ipotesi che cambierebbe molto il modo di giocare degli All Blacks.
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