A Mendoza gara tesa e poco spettacolare. Gli Springboks soffrono contro un’Argentina grintosa ma alla fine vincono 17-22
L’Argentina lo aveva promesso e lo ha fatto: quella che scende in campo a Mendoza è un’altra squadra rispetto a quella troppo brutta per essere vera vista solo sette giorni fa a Soweto. Non mancano gli errori (un po’ troppi), le pause e non c’è la brillantezza vista negli anni scorsi, ma la “garra” c’è tutta e il Sudafrica se ne accorge dopo una manciata di secondi quando non ha il tempo di posizionarsi in campo che già subisce la meta di Leguizamon. I primi dieci minuti sono parecchio complicati per gli ospiti colpiti a freddi, poi i Pumas rallentano un attimo e il XV di Heyneke Meyer prende un po’ le misure. Al 13′ arriva così la meta di Basson al termine di una lunga azione che aveva portato prima Habana e poi Alberts a un nulla dalla marcatura. I padroni di casa però non mollano, difendono bene, frenano le avanzate sudafricane e al 36′ trovano la loro seconda meta grazie a un bel guizzo di Bosch. Le due squadre vanno poi al riposo sul 17 a 13 perché Steyn piazza proprio al 40′ il solito calcio piazzato dalla lunghissima distanza.
Il secondo tempo continua sulla falsariga del primo: partita tesa, molto fisica, a tratti caotica e poco spettacolare. Al 45′ Steyn con un altro calcio da fermo porta gli springboks a meno uno. Segue una lunga fase in cui il gioco staziona soprattutto a centrocampo, con un’Argentina decisa e grintosa riesce a tenere lontano dai suoi 22 metri un Sudafrica che proprio per merito dei padroni di casa non riesce ad essere efficace come suo solito. Pumas molto bravi a portare l’inerzia lungo binari a loro molto congeniali ma la 72′ gli ospiti passano per la prima volta in vantaggio con una punizione del solito Steyn, che bissa al 79′ e il tabellone alla fine dice 17-22.
Argentina che mastica amaro e che vede sfuggire all’ultimo la prima vittoria di sempre nel torneo, Springboks che rimangono in scia agli All Blacks e che tornano a casa dopo aver superato il tabù della prima affermazione esterna nel Rugby Championship.
Argentina: 15 Lucas Gonzalez Amorosino, 14 Gonzalo Camacho, 13 Marcelo Bosch, 12 Felipe Contepomi (captain), 11 Horacio Agulla, 10 Nicolás Sánchez, 9 Martín Landajo, 8 Leonardo Senatore, 7 Juan Manuel Leguizamón, 6 Pablo Matera, 5 Mariano Galarza, 4 Julio Farías Cabello, 3 Juan Figallo, 2 Eusebio Guiñazú,1 Marcos Ayerza.
Riserve: 16 Agustín Creevy, 17 Nahuel Lobo, 18 Tomas Lavaninni, 19 Benjamin Macome, 20 Tomás Cubelli, 21 Santiago Fernández, 22 Joaquín Tuculet.
Sudafrica: 15 Willie le Roux, 14 Bjorn Basson, 13 JJ Engelbrecht, 12 Jean de Villiers (c), 11 Bryan Habana, 10 Morné Steyn, 9 Ruan Pienaar, 8 Duane Vermeulen, 7 Willem Alberts, 6 Francois Louw, 5 Juandré Kruger, 4 Eben Etzebeth, 3 Jannie du Plessis, 2 Adriaan Strauss, 1 Tendai Mtawarira.
Riserve: 16 Bismarck du Plessis, 17 Gurthrö Steenkamp, 18 Coenie Oosthuizen, 19 Flip Van Der Merwe, 20 Siya Kolisi, 21 Jano Vermaak, 22 Pat Lambie, 23 Jan Serfontein.
Marcatori per l’Argentina
Mete: Leguizamon (1), Bosch (36)
Conversioni: Contepomi (2, 37)
Punizioni: Contepomi (10)
Marcatori per il Sudafrica
Mete: Basson (13)
Conversioni: Steyn (14)
Punizioni: Steyn (8, 40, 45, 72)
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