Rovigo, le Coppe europee, gli arbitri e la nuova mischia: parla Filippo Frati

Abbiamo incontrato il nuovo coach dei rossoblu al termine del test con il Benetton. Per una chiacchierata a 360°

ph. Alessadra Florida

Partiamo dalla partita contro la Benetton. Risultato a parte, sei soddisfatto di quello che hai visto?
Sono molto, molto contento. Per noi era una verifica per capire se stavamo lavorando bene, se la strada imboccata è quella giusta e devo dire che abbiamo avuto risposte confortanti e sensazioni positive. Sapevamo che non avremmo avuto molto possesso e ci siamo concentrati sulla fase difensiva. Abbiamo avuto la giusta attitudine e non abbiamo concesso mete facili. Inoltre non ci sono stati infortuni e in un test di questo tipo è importante. Poteva essere un rischio, ma è andata bene e siamo stati bravi.

 

Già, in effetti il rischio c’era. Ci sono allenatori che per questo preferiscono test di preparazione più blandi.
Tutto parte dall’obiettivo, che è migliorarsi. E il miglioramento passa per forza dal confrontarsi contro chi è più forte. Se provi contro chi è più debole non sai realmente a che punto sei e di conseguenza non ti migliori. Anzi, il rischio è quello di adattarsi al livello dell’avversario, mentre in partite come queste gli stimoli a far bene e superarsi sono molti. Per questo ho sempre voluto onorare le coppe europee perché lì ti misuri con un rugby superiore.

 

Con le dovute proporzioni, ovviamente la differenza di livello si è vista, soprattutto quando Treviso è riuscita ad alzare il ritmo e impostare il multifase. Se poi aggiungiamo il ritardo nella preparazione…
Da un paio di anni io e Andrea De Rossi diciamo che Treviso fa un altro sport, per il bene loro e di tutto il rugby italiano. Però a fine partita abbiamo ricevuto i complimenti di Franco Smith, che ritengo uno dei migliori allenatori in Europa. E hanno fatto davvero piacere.

 

Inoltre Treviso è un gruppo ben rodato e avviato, voi presentate molte novità, sia in campo che fuori. Come sta andando la gestione di un gruppo così nuovo?
Devo dire che i ragazzi stanno lavorando molto bene, con grande disponibilità e impegno. Abbiamo scelto di ridurre il numero della rosa ma di alzare la qualità. Tra primo e secondo tempo abbiamo cambiato quasi tutta la squadra e non si è notata differenza. Certo che per raggiungere gli obiettivi il gruppo è fondamentale.

 

Al di là del singolo…
Quello che noi vogliamo è instaurare una cultura di squadra. Il modo in cui noi facciamo le cose è questo e solo quando tutti entrano in questa lunghezza d’onda puoi iniziare a darti degli obiettivi. Non si vincono le partite solo comprando giocatori, senza una base comune è impossibile vincere. E nel cercare di darci delle solide fondamenta, abbiamo trovato la massima disponibilità di chi già faceva parte della squadra, e che si è da subito messo a disposizione del nuovo staff con grande professionalità. E poi c’è un ambiente molto caldo e appassionato intorno.

 

Insieme alle altre squadre, cercherete di alzare il livello della prossima Eccellenza.
Faremo del nostro meglio. La speranza è di portare in Eccellenza ciò che abbiamo fatto vedere questa sera. Per farlo, però, le squadre che intendono giocare e creare gioco dovranno essere tutelate.

 

Intendi dal punto di vista del regolamento?
Sia chiaro, non parlo assolutamente di essere avvantaggiati, ci mancherebbe. Questo è uno sport in cui essere avvantaggiati è proprio contrario allo spirito, pensa che quando una squadra commette un errore, come un in avanti, non è punita perdendo il possesso ma ha la possibilità subito di recuperare e rimediare. Semplicemente dico che la crescita del gioco e del livello passa anche attraverso la crescita di chi il gioco in campo lo dirige e lo regola. Perché poi quando vai in Europa tutto ciò si paga, perché non siamo abituati. Ogni tanto da noi l’arbitro tende, quasi inconsciamente, a chiudere un occhio a favore della squadra più debole e non applica il regolamento con la stessa fermezza con cui viene applicato per esempio nelle coppe europee. Dove poi arrivano molti cartellini gialli che possono stupirci. C’è una statistica che diverse volte non sono riuscito a capire.

 

Ovvero?
Le squadre che alleno spesso sono quelle che fanno più punti e che contemporaneamente commettono più falli. Due parametri abbastanza opposti, perché chi segna produce gioco e cerca il gioco. Per questo dico che è giusto tutelare chi vuole portare avanti un rugby propositivo. Ma ripeto, ciò significa solamente permettere un gioco più fluido e meno rotto, niente di più. Poi quest’anno bisognerà anche trovare la sintonia sul nuovo ingaggio.

 

Pensi che possa funzionare la nuova mischia?
Secondo me questa nuova regola non migliorerà le cose. O meglio, le migliorerà solo in parte. Certamente gli ingaggi saranno meno potenti e quindi meno pericolosi, come è logico che sia partendo da legati. Non sono però d’accordo sul fatto che sia l’arbitro a dover autorizzare l’introduzione. A quel punto nessun tallonatore vorrà alzare il piede, perché rischierebbe di far retrocedere il proprio pack. Vedremo, servirà tempo e dovremmo adattarci.

 

di Roberto Avesani

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