Piccolo viaggio dentro le speranze del club veneto per la nuova stagione. Dove non mancano le preoccupazioni
Migliorare quel settimo posto, magari riuscendo ad agguantare i play-off e poi giocarsela senza avere nulla o quasi da perdere. Questo l’obiettivo del Benetton Treviso nel Pro12 2013/2014. Un torneo celtico che potrebbe dare grandi soddisfazioni al gruppo biancoverde guidato per l’ultima volta da Franco Smith. E la società sta agendo di conseguenza, facendo sentire la sua “presenza” in maniera discreta ma inequivocabile, facendo capire che il tempo della semina è finito e che bisogna iniziare a raccogliere. Perché tolti Castro e Parisse il Benetton Treviso è di fatto la nazionale italiana e la nazionale italiana non può buttare via vittorie e punti contro squadre che sono palesemente (e abbondantemente) alla sua portata come troppo spesso avvenuto lo scorso anno. Perché il Benetton Treviso non può giocarsi diverse (tante? troppe?) partite con una partenza ad handicap: un primo tempo da dr Jekyll e un secondo da Mr Hyde. Che qualche volta la rimonta può anche riuscire, ma non sempre.
Benetton, inteso come Luciano, Zatta e Munari vogliono che lo staff tecnico quest’anno scelga sempre i migliori da mandare in campo senza perdersi dietro a un turn-over fin troppo programmato. Perché il Benetton Treviso, inutile nascondersi dietro a un dito, è oggi una delle squadre europee con il più ampio margine di crescita e può togliersi diverse soddisfazioni, se non in Heineken Cup almeno in Pro12.
Già, ma subito dopo? Che cosa c’è dietro la curva? Perché a oggi non si sa cosa succederà all’avventura italiana nel torneo celtico. La vicenda è nota: l’accordo che ha normato la partecipazione delle nostre squadre in questo primo quadriennio è in scadenza a fine stagione e non è stato ancora rinnovato. E siccome il motivo del contendere alla fine sono i soldi (quella tassa d’ingresso e partecipazione da 3 milioni annui che si intreccia con il rinnovo dei diritti tv del Sei Nazioni), non è dato sapere come finirà, o perlomeno non è possibile fare oggi previsioni.
Però al 3 di settembre non bisognerebbe fare previsioni ma avere in mano certezze, aver già in un qualche cassetto o cassaforte documenti firmati e controfirmati, con regole certe anche per il periodo 2014-2018. Invece nulla.
Una qualche decisione era attesa lo scorso Natale, poi nei primi mesi dell’anno in corso, quindi a primavera e ora – come ha detto il presidente FIR Alfredo Gavazzi – “dopo il 30 di settembre”. Tardi, tardissimo per chi deve programmare. Essere o non essere presente in Pro12 farà una qualche differenza, ad esempio, nella scelta del tecnico che sostituirà Franco Smith. E poi nella gestione dei giocatori, per l’eventuale rinnovo o meno dei loro contratti e del possibile arrivo di nuovi atleti. Giocare in un torneo dal respiro internazionale oppure in un campionato d’Eccellenza che a oggi ha qualche problema di identità (lo vogliamo rilanciare? Seve “solo” per rifornire le due franchigie?) non è la stessa cosa.
Un problema che le Zebre, data la loro natura “statale”, vivono in maniera meno impellente.
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