Sui media di Johannesburg ci si chiede se non sia il caso di riservare la nazionale solo a chi gioca in patria. Una storia non nuova…
Tra le tre grandi federazioni dell’emisfero sud quella sudafricana è l’unica a non aver ancora chiuso le porte della nazionale ai giocatori che vanno a giocare all’estero. Ciclicamente però il tema torna ad essere dibattuto a Johannesburg e dintorni. Come in questi giorni. La vicenda la conoscete e riguarda il permesso concesso dalla SARU a cinque springboks di andare in Francia per mettersi a disposizione dei loro club nel fine settimana scorso, quando il Rugby Championship ha osservato un turno di riposo. Tutto questo in mezzo al ritorno dalla trasferta argentina e prima di quella verso l’Australia. I club dicono sostanzialmente “paghiamo e pretendiamo”, un discorso che in linea di massima può anche reggere ma va ricordato che stiamo parlando di atleti e non di robot. E che nonostante lungo la direttrice nord-sud il fuso orario non si fa sentire, tutte quelle ore su un aereo – per quanto nella situazione di massimo comfort possibile – alla fine si fanno sentire. Magari a discapito della prestazione con il club.
Jake White, ct campione del mondo 2007, dice che il via libera della SARU “non è stato un bel segnale per i giovani”. Sui media locali il dibattito impazza e voi cosa ne pensate?
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.