La via obbligata dell’Italia: chiudere il capitolo Heineken e ripartire

Il boss della Premiership l’ha ribadito ancora una volta: con l’ERC abbiamo chiuso. E ora bisogna scegliere da che parte stare

ph. Sebastiano Pessina

All’ERC probabilmente non riescono a farsene una ragione, ma l’Heineken Cup e la Challenge Cup, così come le conosciamo, sono il passato. Quale che sia la formula a cui ci troveremo davanti il prossimo settembre sarà una cosa molto diversa. E non per il fatto di avere una competizione a 20 squadre: quelli sono dettagli economicamente importanti, ma rimangono dettagli.
Il cuore del problema è un altro, come abbiamo scritto qualche giorno fa, e il boss della Premiership Rugby Mark McCafferty lo ha ribadito dalle pagine dell’Observer:

 

“Il Sei Nazioni è un torneo internazionale governato dalle federazioni, ed è giusto che sia così. L’Heineken Cup è un torneo di club e deve essere governato dagli stessi club. Questo non è accettato dall’ERC e questa è una delle ragioni che ci hanno spinto insieme ai club francesi a organizzare una nuova competizione nella prossima stagione. Se qualcuno dagli altri quattro paesi (Scozia, Irlanda, Galles e Italia, ndr) vuole raggiungerci sarà il benvenuto ma noi non avremo più nulla a che fare con l’ERC. Se mai ci saranno ancora discussioni, dopo che è stato perso così tanto tempo, l’ERC dovrà stare con chi ha il potere oggi di prendere decisioni. La nostra priorità è di avere un nuovo torneo e di farlo partire al più presto per permettere ai nostri club di prepararsi. E’ chiaro che con l’ERC le posizioni sono opposte e non ci sarà nessuno soluzione attraverso l’ERC. Era già chiaro 12 mesi fa. Noi vogliamo sei paesi coinvolti nel nuovo torneo, ma andremo avanti anche solo con i club francesi se nessuno dovesse aggiungersi”. 

 

Parole chiarissime, inequivocabili. Poi qualcuno può sperare di far tornare a più miti consigli inglesi e francesi, ma ci sembra solo una gran perdita di tempo. Ora è il momento di decidere da che parte stare. E al di là delle presunte ragioni e dei presunti torti la domanda è solo una: le celtiche possono permettersi di rimanere fuori? La risposta è semplicissima: no. 
Al di là dei valori sul campo il rugby europeo si spezzerebbe in due nelle prospettive: Irlanda, Galles, Scozia e Italia potrebbero dare vita a una competizione allargata magari a paesi emergenti – ammesso che si riesca a organizzare – ma sponsor, tv e interesse mediatico sarebbero attirati in enorme parte dalla competizione anglo-francese. D’altronde sono i due tornei nazionali più ricchi e spettacolari. I riflessi nel medio periodo sarebbero pesantissimi, anche da un punto di vista tecnico perché come è stato detto per decine e decine di volte “per diventare forte devi giocare con i più forti”. L’Italia è quella che potrebbe aver di più da perdere perché oggi è la meno “solida”, Galles e Scozia potrebbero sperare di entrare nell’orbita Premiership. L’Irlanda – forse – potrebbe accusare meno il colpo, almeno all’inizio, ma una cosa è chiara: i giocatori più forti di quello che è il torneo celtico prenderebbero la via di Francia e Inghilterra come un fiume in piena.

 

Alla luce di questa fotografia facciamo fatica a capire la posizione netta assunta dal Consiglio Federale del fine settimana appena concluso. Il comunicato recita che “La FIR ha ribadito la propria posizione circa la proposta di ristrutturazione delle competizioni ERC, volta al mantenimento di due rappresentanti in Heineken Cup provenienti dal RaboDirect PRO12 e di quattro rappresentanti provenienti dal Campionato Italiano d’Eccellenza”. Mantenere lo status quo oggi è impossibile. Non sarà bello dirlo, ma questo è un momento in cui bisogna limitare i danni alle proprie posizioni e riconoscere che l’ERC ha perso.
Alfredo Gavazzi non è certo persona impreparata, non avrà forse l’abilità politica di Giancarlo Dondi (ma ne siamo davvero sicuri?) ma ha capacità di fiutare l’aria come pochi altri. Per prendere una posizione simile vuol dire (speriamo!) che aveva “obblighi di alleanze” che gli imponevano di muoversi in quel modo, ma l’augurio che ci facciamo è che sotto il banco stia in qualche modo già trattando con chi, come diceva Mark McCafferty, “ha il potere oggi di prendere decisioni”.
Il movimento italiano non può perdere quel treno se vuole crescere. Ingoiare il boccone amaro, accettare di avere una sola squadra nella massima competizione europea e battersi per non vedere esclusa del tutto l’Eccellenza in quella minore. Oggi è questo a cui dobbiamo puntare. Domani invece dobbiamo riuscire a imporre le nostre due franchigie celtiche grazie ai risultati del campo. E chi vince sul campo è più forte anche fuori.

 

Il Grillotalpa

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