A partire dalla stagione 2014-15 una parte della Serie C sarà di competenza federale. Una novità con molti effetti
Tra Championship, diritti TV, futuro celtico e quant’altro, spesso passano in secondo piano le vicende del cosiddetto rugby di base, o meglio della base del rugby. A partire dalla stagione 2014-15 vi sarà un cambiamento sostanziale del Campionato di Serie C: il livello seniores più basso del nostro sistema ovale non sarà più prerogativa esclusiva dei comitati regionali, ma sarà diviso in due blocchi distinti, uno organizzato dalla Federazione, e verosimilmente chiamato C1 e composto da 8 gironi per 96 squadre totali, e uno che rimarrà a competenza locale, la C2. Alcuni cambiamenti si sono resi necessari sin da ora, in modo da poter individuare al termine della presente stagione le squadre che prenderanno parte alla C federale: non più divisione in C Élite e C territoriale, come era in alcune regioni, ma un unico livello con gironi organizzati secondo il criterio di difficile equilibrio tra territorialità (economicità) e livello di gioco. La volontà, probabilmente, è quella di coinvolgere maggiormente a livello federale la base Seniores, tentando di fare in modo che esse non rappresenti una zavorra ma una forza positiva in grado di dare la giusta spinta. Non solo, nuove realtà ovali ogni anno si affacciano (solo in Trentino si contano tre nuove formazioni Seniores a partire da questa stagione), e all’aumentare del numero delle squadre si rendono necessarie ulteriori scremature e ridefinizioni dei campionati, sia per rendere credibili le forze in campo sia per non creare un unico grosso calderone in cui racchiudere tutto ciò che non è federale. Cercando, come si dice in questi casi, di salvare il salvabile.
Un’altra novità che troveremo in questa stagione è il girone cadetto, inserito nel contesto del Comitato Veneto e al quale prendono parte le seconde squadre, pardon squadre cadette, di società venete le cui prime squadre partecipano ai campionati federali, dall’Eccellenza alla Serie B. Tra le altre, schiereranno una propria formazioni due società i cui primi quindici militano in Eccellenza, il Petrarca e il San Donà. Ora, che in un mondo ovale ideale la crescita dell’Eccellenza possa passare da una sorta di campionato riserve, come avviene per esempio ai massimi livelli del campionato inglese di calcio, questo è fuori dubbio. In un mondo ideale, certo, composto da squadre con rose ampie e molti giovani, che crescerebbero scontrandosi con altri giovani del loro livello. Per adesso, intanto, accontentiamoci del campionato cadetto. Che solo per la burocrazia è un campionato di Serie C, essendo il suo livello nettamente superiore, o almeno così è lecito presumere. Inoltre questa sarà una stagione di cosiddette “liste aperte”: gli atleti di società che schiereranno due squadre Seniores potranno giocare indipendentemente in prima o in seconda squadra, con un numero illimitato di possibili sali scendi per i più giovani e un numero limitato per gli altri (superato il quale il giocatore si “blocca”). La cosa vale anche per i ragazzi della categoria Under 18, che potranno scendere in campo con la squadra Seniores della propria società. In prospettiva crescita della base, un’ottima notizia. Ma la dura realtà delle liste non bloccate è un’altra. Un giocatore potrebbe scendere in campo una domenica in serie C, e la domenica successiva in Serie A1. Una bella notizia, ma la verità è che nel sistema rugby italiano si può passare dal più basso livello territoriale al secondo livello federale nel giro di sette giorni, saltando a piedi pari due o tre categorie. Una cosa che la dice lunga su ciò che il nostro rugby può offrire a livello nazionale.
Di Roberto Avesani
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