Il progetto, partito da circa un anno, inizia a dare i suoi frutti
Nessun giocatore del rugby Velate Old “Gli Sbagliati” aveva mai giocato una trasferta su un campo come quello dove ha giocato sabato 5 ottobre. La squadra è composta da giocatori dai 35 anni in su, alcuni veterani con molti anni di esperienza, altri volonterosi apprendisti stagionati, ma di certo questa esperienza è stata nuova per tutti. La partita si è svolta infatti all’interno della Casa Circondariale di Monza e ha visto il Velate Old giocare contro una rappresentativa di detenuti. Da circa un anno è partito un progetto, voluto dal direttore della Casa Circondariale, dottoressa Maria Pitaniello, in sinergia con Grande Brianza e Monza Rugby. Gli allenatori, una volta a settimana, tengono regolari allenamenti con un gruppo di detenuti che, incominciando da zero, ha appreso le regole, sviluppato la tecnica e iniziato a costruire una squadra: è stata quindi una bella occasione potersi confrontare con un’altra squadra. La partita si è svolta nel pieno rispetto dello spirito del rugby, che è uno sport di contatto, dove serve il fisico, ma soprattutto lo spirito di squadra, la lealtà, la tenacia, il rispetto delle regole, insomma tutti quei valori che ne sono l’essenza. Due squadre che non si erano mai viste prima, con esperienze diverse alle spalle ma soprattutto formate da persone che vivono vite molto diverse, hanno trovato un terreno comune, quello di uno sport , dove non si gioca contro, ma con un avversario. È stata una partita leale, con la giusta dose di agonismo: la squadra dei detenuti, una multinazionale per la provenienza degli atleti da vari paesi, aveva dalla sua la giovane età, la velocità e l’entusiasmo, quella degli Old Velate, l’esperienza. Il vero risultato dell’incontro, molto più delle mete fatte e subite che nessuno ha contato, è stato che si è giocata una partita, durante la quale non si notavano più nemmeno le mura del carcere attorno al campo. Alla fine dell’incontro, come tradizione nel rugby, si è svolto il classico terzo tempo, cui partecipano quelli che erano avversari fino a poco prima, tra strette di mano, complimenti, ma anche qualche parola sulla condizione diversa di giocatori che poi sarebbero rimasti dentro e quelli che avrebbero potuto uscire. Una bella giornata di rugby, realizzata anche grazie al fattivo impegno della polizia penitenziaria. Un’ esperienza che è la dimostrazione di come questo sport possa avere valori più ampi di quelli atletici, innanzitutto la capacità di far incontrare le persone.
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