Sul futuro della competizione il coach non ha dubbi: “una perdita enorme per tutti quanti”
C’è rammarico e delusione, sul volto e nelle parole di Franco Smith. Consapevole che la sua squadra è riuscita a mettere in difficoltà Montpellier, uno dei team più forti in Francia e in Europa, producendo gioco e mantenendo il possesso, facendosi vedere più volte nei ventidue avversari, ma senza riuscire ad affondare il colpo. Killer Instinct, lo chiamano oltremanica; quando arrivi lì, devi colpire. Anche perché si utilizzano più energie in fase offensiva, e la Benetton nel finale ha evidenziato un calo fisico, “forse il primo della stagione”, nelle parole del coach, dovuto all’alto ritmo e all’intensità de match. Anche se dopo i cambi obbligati della prima linea (“un pilone deve correre, placcare, sostenere, fare le mischie e le touche”) si è notata una maggiore sofferenza del pack, che ha portato alla prima meta francese di Paillague. Sulla scelta di schierare McLean ad apertura, Smith non si nasconde: “E’ partito un po’ nervoso, ed è strano perché è un giocatore sempre confidente e sereno, ma la pressione della difesa era enorme, ed in quelle condizioni è difficile distribuire bene i palloni”. La strada, comunque, è quella giusta, e il gruppo si sta avvicinando “alla condizione dell’anno scorso”, e tolto un pizzico di nervosismo che porta a scelte non serene, leggi affrettate, arriveranno anche i risultati.
La poca consistenza in zona rossa è evidenziata anche dalle parole di capitan Pavanello, amareggiato ma certamente non deluso per la prestazione offerta. “Se un’occasione su quattro la convertiamo in meta, a livello caratteriale reagiamo meglio e tutto diventa più facile”. Insomma, la squadra c’è e sa perfettamente cosa fare, ma se produci gioco e poi solo l’avversario muove il tabellino, di tre punti in punti, “quel tarlo ti entra in testa”. Pavanello riconosce poi la solidità degli avversari: molto organizzati, con una gran mischia e una gran rimessa, ma quello che più ha messo in difficoltà Treviso è stata la continua ricerca dell’offload, il non voler passare per fasi che rallentano il gioco ma cercare sempre di muovere l’ovale.
Sia coach che allenatore hanno poi speso alcune parole sul futuro dell’Heineken Cup. O meglio, su quell’enorme perdita che sarebbe un futuro senza questa trofeo. Pavanello: “La coppa migliora sempre di più, c’è sempre maggiore atmosfera, attesa e spettatori. Una simile manifestazione è necessaria per tutti quanti”. Smith: “L’Emisfero Sud guarda all’Heineken Cup per misurarsi con il rugby europeo, perché questa ne è la massima espressione. Continuare è importantissimo, soprattutto per l’Italia. Rispetto al Pro12 è un’altra cosa, lo leggi negli occhi dei giocatori, quando scendono in campo per la coppa sembra diverso, come se ti giocassi una finale mondiale”.
Di Roberto Avesani @robyavesani
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