OnRugby – OnTheRoad: alla scoperta del Galles – terza parte: Cardiff

Si conclude il nostro viaggio nella tana del drago

 

Nel 1801 Cardiff contava circa 1000 abitanti, oggi è la città più grande del Galles di cui è diventata capitale nel 1955.
Chi ha visto Cardiff in occasione di una trasferta del Sei Nazioni, si può dire senza tema di smentita che non ha potuto apprezzarla a pieno. L’atmosfera che si respira in quei giorni è sicuramente memorabile con l’incredibile Millennium che s’impone in tutta la sua grandiosità al centro della città. È là, come un diamante nel suo castone, a ricordare – alla squadra avversaria, prima ancora che ai tifosi – l’appuntamento che promette di essere qualcosa di più di un evento sportivo: un rendez-vous col destino. Le stime parlano di 250.000 persone che si accalcano nelle vie pedonali intorno allo stadio, cifra di non poco conto se si considera che la popolazione totale ammonta a circa 340.000 abitanti (850.000 con l’area metropolitana). Il caos festoso che regna nelle strade prima della partita e la bolgia del post sono senz’altro indimenticabili (un’esperienza da fare), ma distolgono l’attenzione dalle attrazioni che la città offre.

 

Arriviamo a Cardiff giusto in tempo per il pranzo. Il clima è fantastico, il sole splende alto, il cielo è terso e una leggera brezza soffia dal mare. Ci incamminiamo sicuri verso la pedonale High St (parallela di Westgate St che costeggia il Millennium, in fondo alla quale c’è, da un lato, l’ingresso dell’Arms Park e da quello opposto, sull’angolo, l’Angel Hotel – sul quale torneremo -).
Nello spazio di qualche centinaio di metri il piccolo centro cittadino è affollato di fortezze. L’inespugnabile Millennium (un’icona a cui abbiamo dedicato un capitolo a parte che pubblicheremo nei prossimi giorni), il glorioso Arms Park (che deve il suo nome all’omonimo hotel demolito nel 1878) e il Cardiff Castle  che si erge nel luogo in cui i romani (che occuparono l’area nel 75 d.C.) innalzarono un forte e dove, nel 1093, i normanni edificarono un castello i cui resti si trovano ancora nel parco.
Il pub dove ci fermiamo è davvero bello e con un eccellente servizio di cucina. Ci portano due gigantesche Caesar salad accompagnate, manco a dirlo, da una pinta della localissima Brains e da una, altrettanto indigena, The Rev. James (il cui pay-off, che fa bella mostra di sé sulla bottiglia, recita: “A taste of the good life”, in effetti dopo il primo sorso la vita ti sorride).
Il locale è affollato di supporter dei Blues che sfoggiano le loro eleganti maglie a strisce blu e azzurro. A colpirci il numero di coppie, alcune delle quali over sixty, che ci apprestiamo a rincontrare allo stadio.

L’Arms Park, oggi una struttura da 12.500 posti, sorge all’ombra del Millennium, ma non si lascia intimidire dalla sua imponenza. Anzi, varcarne il cancello dà come l’impressione di fare un salto indietro nel tempo, qui ancora riecheggiano le grida incitanti le squadre che vi hanno combattuto le epiche battaglie di cui è stato teatro.
In questa struttura i Blues sono tornati a disputare le loro partite interne nella stagione 2012-2013, interrotta la parentesi trascorsa al Cardiff City Stadium (dove hanno giocato dal 21 agosto 2009 – amichevole inaugurale contro i Leicester Tigers – alla fine di maggio 2012).
I Cardiff Blues nascono il 6 giugno 2003 presso l’Hotel Hilton, la franchigia accorpa i club dell’area metropolitana, quelli della Vale of Glamorgan, delle valli orientali del Glamorgan e del Braconshire. La squadra, a oggi, ha vinto una Anglo-Welsh Cup nel 2009 contro il Gloucester e una Challenge Cup nel 2010 contro il Toulon.
Questo pomeriggio lo stadio è gremito in ogni ordine di posti e sembra davvero di assistere a un match di altri tempi con i giocatori schierati nelle loro livree rigate. A sfidare i padroni di casa, i cugini giunti dalla capitale della lontana Alba, in divisa bianca a strisce rosse e nere.
Oggi è il Regional Clubs Day. Nell’intervallo si alza una musica solenne e i ragazzini delle squadre locali, vestiti di tutto punto con i colori del loro club, sfilano in parata sul brillante prato sintetico portando bandiere e stendardi. Il pubblico tributa loro un lungo e caloroso applauso. In tribuna sanno bene che fra di loro ci sono i campioni del futuro.
Gli uomini di Greig Laidlaw resistono per meno di un tempo agli attacchi di Matthew Rees, Leigh Halfpenny, Sam Warburton e compagni (ne abbiamo citati solo tre e già ci sentiamo intimiditi). Alla fine il tabellone segna 29-12 e il campo è invaso da una folla festante (a questo link la fotogallery del match).

Restando ai campioni del presente, rimaniamo colpiti dalla straordinaria disponibilità dei giocatori che si trattengono a lungo con i tifosi attardandosi anche nei corridoi dietro le tribune concedendosi generosamente per fotografie, autografi, scambiare due battute.
L’atmosfera è davvero impagabile.

Usciamo dallo stadio per raccontarvi tutto quello che ci sta intorno, non prima d’intrattenervi con un celebre aneddoto che ci torna in mente vedendo l’insegna dell’Angel Hotel. Tutto avvenne nel 1972, durante il tour degli All Blacks in Gran Bretagna. Il giocatore Keith Murdoch, nella notte che seguì la sofferta vittoria contro il Galles (terminata 16-19, proprio grazie a una meta segnata dal pilone neozelandese), dopo una serata di baldoria, scese dalla sua camera affamato per reclamare del cibo. Fu lì che, di fronte al portiere di notte che gli faceva notare che le cucine erano chiuse, non esitò a sferrargli un micidiale cazzotto. Murdoch fu immediatamente radiato dalla squadra e per la vergogna non fece più ritorno in Nuova Zelanda, ritirandosi per sempre in Australia.

Imbocchiamo Castle St, dall’altro lato della strada c’è il Bute Park (grande circa 75 campi da calcio, polmone verde della città) a recintarlo l’Animal Wall (su cui, appunto, diverse statue di pietra, che riproducono i più svariati animali, guardano i passanti dall’alto); poco più avanti si erge il castello. Passeggiamo per le vie pedonali del centro disseminate di grandi magazzini ed eleganti negozi. Passiamo davanti al Cardiff Central Market (1891) e attraversiamo le romantiche gallerie vittoriane in ferro e vetro.
Cardiff oggi è, come si suol dire, una città “a misura d’uomo”, dinamica e vivace, offre la possibilità (non banale) di sfuggire alla dimensione urbana: dal castello a Llandaff Cathedral (a circa 3 km dal centro) ci sono meravigliosi parchi. A metà degli anni ’90 ha subito un grande rinnovamento urbanistico grazie alla riqualificazione del Waterfront.
Ovunque guardiamo c’è qualcosa che si chiama Bute. Ecco il perché. La storia recente di Cardiff e il suo sviluppo coincidono con l’ascesa di una ricchissima famiglia aristocratica scozzese, i Bute, imparentata con la dinastia reale degli Stuart. Nel 1766, dopo il matrimonio con Charlotte Jane Windsor (nobildonna locale), Lord John Mount Stuart (elevato a Pari d’Inghilterra nel 1776 come barone di Cardiff) entrò in possesso di vasti possedimenti e iniziò ad acquisire svariati diritti di sfruttamento delle miniere del Galles meridionale. La zona era ricchissima di giacimenti di carbone – esportato già dal ‘600 – e di ferro, questi fecero la fortuna della città e della famiglia Bute che, nel 1794, realizzò il Glamorganshire Canal per il trasporto del ferro dalle valli del nord. Nel 1839 John Crichton-Stuart, II marchese di Bute, costruì a Butetown (a sud di Cardiff) uno dei primi bacini portuali della città. Ben presto Cardiff divenne il porto più importante del Galles. Nel 1913 era il più importante del mondo per il commercio del carbone. Alla fine dell’800 gli abitanti erano già 170.000, negli anni trenta del secolo scorso 227.000.

A onor del vero, la famiglia Bute, che aveva interessi in tutto il Regno Unito e oltre, trascorreva ben poco del suo tempo a Cardiff. Cionondimeno è a loro che si deve anche lo sviluppo architettonico della città. John Patrick Crichton-Stuart, III marchese di Bute (colto e illuminato, nonché uno degli uomini più ricchi del mondo), grazie al sodalizio con all’architetto William Burges, genio eccentrico, costruì l’eclettico Cardiff Castle (in stile neogotico), il neoclassico Civic Center (inaugurato nel 1906, sede dell’università e dell’amministrazione locale) e Castell Coch (altra bizzarria architettonica gotoco-vittoriana situata a Tongwynlais, raggiungibile in bicicletta percorrendo il Taff Trail che costeggia l’omonimo fiume). Anche il terreno, originariamente chiamato Great Park, su cui sorgono l’Arms Park e il Millennium, erano di proprietà della famiglia. I Bute lasciarono Cardiff dopo la seconda guerra mondiale, quando nel 1947 l’industria del carbone fu nazionalizzata, donando il castello e gran parte delle loro terre alla città.

 

La nostra prossima meta è proprio la Cardiff Bay stretta tra i fiumi Taff ed Ely. Pressoché abbandonata dopo la chiusura dei commerci minerari, divenne area degradata e fatiscente. Oggi è giustamente motivo di orgoglio nazionale. Un’area molto vasta, di grande interesse urbanistico e architettonico, in cui convivono alcuni suggestivi edifici vittoriani (come il rosso Pierhead) con costruzioni modernissime e monumentali, fra queste spiccano la Welsh Assembly e il Millennium Centre.
Quest’ultimo è un’autentica icona del rinnovamento nazionale. La sua inaugurazione nel novembre del 2004 ha segnato la fine di un periodo difficile per la città, ma la festa che nessun gallese scorderà è quella iniziata pochi mesi dopo al Millennium Stadium (altro simbolo dell’orgoglio gallese), quando i dragoni si aggiudicarono la vittoria del Sei Nazioni 2005 con un Grande Slam. Qualcosa che non succedeva dal 1978 e che ha contribuito a rafforzare ulteriormente il senso di identità nazionale.
In Galles il rugby non è solo un gioco: è una religione!
Cardiff sarà teatro della finale di Amilin Cup (17 maggio) e di Heineken Cup (18 maggio), ma prima (1 febbraio) della partita inaugurale del Sei Nazioni 2014. Sul campo del Millennium, di fronte ai padroni di casa detentori della coppa negli ultimi due anni, ci saranno proprio gli Azzurri. Il messaggio è: non mancate, ma soprattutto: enjoy your stay!
Per tutte le informazioni potete consultare visitbritain.com e visitwales.com.

La fotograllery di di Cardiff, del castello, del Millennium, dell’Arms Park la trovate a questo link.

 

Questo invece il link alla prima e alla seconda tappa di OnRugby – OnTheRoad.

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