Too Much O, quando il TMO diventa una pratica troppo richiesta

A Cremona troppe interruzioni per ricorrere all’occhio elettronico. E l’arbitro deve assumersi le sue responsabilità

 

“Despite what the scoreline might suggest, the game was a terrible advertisement for Test match rugby”. Così il noto portale Planet Rugby apre il pezzo dedicato alla sfida tra Italia e Fiji. “Diversamente da quanto il risultato potrebbe far pensare, la partita è stato un terribile spot contro il rugby dei Test Match”. “Terrible” è forse un’aggettivo troppo forte, ma nella sostanza il pensiero è condivisibile. Soprattutto nel primo tempo, il match non è mai decollato e di gioco se ne è visto gran poco. Le continue interruzioni, causate dall’indisciplina isolana ma non solo, hanno fatto sì che il primo tempo finisse alle quattro, un’ora dopo il drop iniziale. Se a ciò, aggiungiamo le diverse richieste di TMO da parte del direttore di gara ecco spiegata l’ora di gioco. E le prime parole di Brunel in conferenza stampa hanno toccato proprio questo tasto: “Il primo tempo è stato strano, nei primi trenta minuti ve ne sono stati solo sette di gioco. Ci sono state tante interruzioni per il TMO, forse bisogna rivedere il regolamento”.

 

Le parole sono forse passate inosservate, ma resta il fatto che la questione andrebbe forse affrontata. Sia chiaro, ben vengano l’aiuto della tecnologia e la moviola in campo. Il rugby anche per regolamento è sempre più veloce, i falli professionali sono sempre più e sempre meglio praticati (vedi blocchi sulle prese e finti penetranti che bloccano la scalata della difesa),  e sei occhi umani assolutamente non bastano. Quello che però si è visto a Cremona è forse eccessivo. Su situazioni come la meta all’angolino di Nagusa niente da dire, mentre sull’utilizzo per i passaggi in avanti, come ha scritto Antonio Raimondi sul sito di Sky Sport nei giorni scorsi e nelle pagine di questo sito, resta un più che legittimo beneficio del dubbio dovuto all’angolazione della telecamera. Ma in almeno due occasioni (giallo per placcaggio alto e spallata in corsa su Venditti) arbitro e guardalinee avrebbero potuto e dovuto prendere la decisione. Fermando il gioco, si interrompe non solo il ritmo gara degli atleti, ma anche lo spettacolo in campo. Lo sport professionistico è anche “sportainment“, e se portare Test Match in nuovi stadi ha lo scopo di promuovere e far conoscere la palla ovale ai neofiti, beh per dirla con Planet Rugby il match allo Zini di Cremona non è stato certo il migliore degli spot.

 

A livello più generale, poi, l’abuso di TMO nasconde il pericolo della “deresponsabilizzazione” dell’arbitro. Vero che in certe situazioni è necessario che l’aiuto venga richiesto, ma esso non deve essere preso a cartina al tornasole per dirimere ogni situazione non chiara agli occhi dell’arbitro, al quale è richiesta anche l’autorità di prendere decisioni in autonomia. Non che sia bello poi quando l’arbitro sbaglia, ma l’errore umano in situazioni non critiche è certamente tollerabile. Anche perché poi succedono situazioni come il giallo a Bismarck du Plessis su Carter o la recente meta di Farrell contro l’Australia, e allora viene quasi da chiederti che ci sta a fare il TMO…

Di Roberto Avesani @robyavesani

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