Galles-Australia chiuderà la lunga serie di partite. Vediamo come si sono comportate le principali squadre
In cartellone c’è ancora un solo match (Galles-Australia), che si annuncia come perfetta ciliegina sulla torta di un novembre ovale che ha regalato mete, spettacolo, partite che ricorderemo a lungo e delusioni. Si chiuderà a Cardiff il lungo novembre di palla ovale: tante partite, mete, spettacolo e delusioni. C’era molta attesa per vedere il confronto tra i due emisferi, per verificare che avrebbe retto l’impatto di Nuova Zelanda e Sudafrica, e per testare la condizione delle sei regine d’Europa, a due mesi dall’inizio del Sei Nazioni.
Nuova Zelanda: dell’anno perfetto già abbiamo detto. 14 vittorie su 14, come nessuno prima. Dopo aver dominato il Rugby Championship (e la Bledisloe Cup) i tuttineri sono arrivati in Europa da più forti di tutti e tra i più forti di sempre. Dopo il primo rodaggio contro il Giappone hanno violato Parigi e Londra, strappando un’ultima disperata vittoria in terra d’Irlanda. Difficile elencare tutti i punti forti ma la cosa più sorprendente è la capacità di questa squadra di colpire al momento giusto (Inghilterra), di non cedere quando pressata (Francia) e di non mollare mai (Irlanda). La squadra poi indipendentemente da chi scende in campo non cambia mai modo di essere e di giocare: il motore perfetto, sempre al meglio anche se cambi gli ingranaggi. Considerando l’incredibile serie di partite giocate e da quanti mesi i giocatori dell’Emisfero Sud (Pumas a parte) sono spremuti, voto 10 meritato.
Sudafrica: dopo i marziani vengono loro, e l’hanno confermato.Vinta la battaglia col Galles, gli Springboks hanno marcato 3 mete in mezzora ad Edimburgo, senza concedere alla Scozia nemmeno un punto e senza Mornè Steyn in cabina di regia. Hanno concesso alla Francia l’unica meta subita del loro tour europeo. Ciò che più ha colpito del Sudafrica visto a novembre è la difesa: placcaggi raddoppiati o in avanzamento, linea aggressiva che sale e non concede nulla nell’uno contro uno. Anche per loro mese più che positivo (9).
Australia: che McKenzie abbia trovato la sua identità? Presto per dirlo, ma la strada è certamente quella giusta. Il trend positivo era iniziato con il match stravinto contro l’Argentina e con la prestazione contro gli All Blacks a Dunedin, ed è proseguito con le bene auguranti vittorie di Torino, Dublino ed Edimburgo. In mezzo, una sconfitta onorevole contro l’Inghilterra. Ciò che probabilmente più fa piacere ai canguri è l’aver ritrovato Cooper: il talentuoso giocatore si è dimostrato all’altezza della situazione e dopo i vari tentativi sembra che la maglia numero 10 sia più che cucita attorno alle sue spalle. Così come i gradi di capitano, ben portati da Mowen, e che hanno forse liberato la seconda linea da una certa pressione. Che certi giocatori diano di più da non capitani? Sabato arriva forse il match più impegnativo del tour, che anche in caso di sconfitta sarebbe comunque da valutare in modo positivo: voto 7.5 in caso di vittoria, 7 in caso di sconfitta.
Argentina: 37 punti segnati, 85 subiti, una sola meta a referto (quella all’Olimpico). Ma soprattutto una squadra che è un cantiere a cielo aperto, alla ricerca di se stessa e della propria identità di gioco e di gruppo. Dopo il ciclo Phelan, ma soprattutto dopo due anni a confrontarsi col meglio di Ovalia, era lecito aspettarsi di più. In ottica RWC 2015 si sente l’assenza di un giocatore come Contepomi, ma i giovani non mancano, a cominciare da Matera, uno dei più promettenti nel suo ruolo. I margini di miglioramento sono comunque tantissimi, e se questi Pumas trovano la retta via potranno divenire un avversario ostico per tutti. Dovendo però limitarci a quanto visto in questi tre week-end, il gruppo di Hourcade arriva appena sotto la sufficienza solo perché le sconfitte sono arrivate contro Galles e Inghilterra: voto 5.5
Inghilterra: lo sgambetto agli All Blacks questa volta non è riuscito, ma la squadra di Lancaster ha fatto vedere ottime cose. La prima prestazione, contro l’Australia, non è stata delle più convincenti ma era importante iniziare il mese con una vittoria e così è stato. Contro McCaw e compagni il quindici della rosa ha invece reagito alle mete iniziali di Savea e Read per portarsi addirittura in vantaggio. I Pumas hanno invece subito un primo tempo giocato dai padroni di casa ad intensità e velocità elevatissima. I giovani inseriti in squadra hanno fatto bene e per Irlanda e Galles al Sei Nazioni sarà difficilissimo andare a giocare a Twickenham. Un novembre più che positivo (voto 7.5)
Irlanda: c’era molta curiosità per vedere all’opera il nuovo quindici targato Schmidt. Che dire,un bel mix di senatori e nuovi arrivati, freschezza ed esperienza ben conciliati. Contro Samoa Paddy Jackson e Conor Murray hanno guidato alla perfezione la squadra, mentre con l’Australia è arrivata la partita più brutta del mese: errori in difesa, scarsa prestazione generale e 32 punti subiti. La partita contro gli All Blacks si presentava così come uno spartiacque con il rischio di una brutta prova da portarsi addosso fino al Sei Nazioni. La reazione l’abbiamo vista tutti e fa assolutamente ben sperare: arrivare all’ottantesimo in vantaggio contro gli All Blacks non è un caso, ma la prova che questa Irlanda farà bene. La quasi vittoria contro gli ABs vale più della sconfitta contro l’Australia: voto 7.5
Francia: la bestia nera della Nuova Zelanda è uscita sconfitta ma non battuta dalla prova contro i kiwi, e lo stesso si può dire della ko contro il Sudafrica. In mezzo la vittoria contro Tonga. Tre buone prestazioni di Rémi Talès, che in coppia con Parra forma una linea mediana capace di dettare i tempi giusti e scandire con precisione le manovre. Forse un gradino sotto Inghilterra e Galles, ma squadra che potrà mettere in difficoltà chiunque. Per quanto riguarda il novembre transalpino, una vittoria e due sconfitte a testa alta contro le più forti dell’anno: voto 7.
Galles: la squadra con forse più continuità tra i giocatori, e tra le europee quella che più conosce il proprio modo di giocare. Il tour vincente dai Lions non può che aver galvanizzato i tanti dragoni che vi hanno preso parte e i Test l’hanno in buona parte confermato. Partita alla pari contro il Sudafrica e 40 punti rifilati ai Pumas, prima di un brutto match contro le Tonga, giocato comunque con una formazione sperimentale e che difficilmente vedremo in campo per l’esordio del Sei Nazioni contro gli azzurri. Un novembre che in caso di vittoria sull’Australia potrebbe definirsi più che positivo (voto 7.5)
Scozia: una vittoria maturata nel secondo tempo contro il Giappone, neanche un punto segnato al Sudafrica, una sconfitta contro l’Australia. Certo, la sconfitta contro gli Springboks era più che preventivabile, ma non in questi termini, senza mai riuscire a mettere in difficoltà la difesa avversaria. Nemmeno la linea di meta Wallabies è stata violata, e tutti i punti sono arrivati dal piede di Laidlow. Nel Sei Nazioni in programma ad Edimburgo le sfide con Inghilterra e Francia. Se l’orgoglio scozzese non dovesse emergere, a Roma ci si giocherà l’ultimo posto nel torneo. Voto nel torneo 6
Italia: (poco) dulcis in fundo l’Italia. Un’istantanea per riassumere il nostro novembre: Allan fa un calcetto, nessuno copre, Campagnaro recupera da solo, non calcia e va a sbattere contro il muro Pumas. La sconfitta con i Wallabies è stato un brutto sintomo, Cremona ha confermato il cattivo momento difensivo, i Pumas ci hanno tolto la certezza del pack dominante. Poi, le parole di Brunel, l’annuncio di De Carli e le parole di Lo Cicero su Parisse, destinate a far discutere. Difficile dire cosa salvare del nostro novembre. Certamente, il fatto di essersi assicurati Allan per il futuro. Apertura e calciatori non ci si improvvisa, servono tempo e pazienza. Poi servirebbe ciò che O’Gara è stato per Sexton, ciò che Carter è per Cruden, ciò che Wilkinson è stato per Farrell, ovvero un faro che ti illumini e ti guidi. L’esordio a febbraio sarà nella tana del lanciatissimo Galles e positivo è anche che il fatto che un periodo così negativo sia avvenuto adesso e non durante il Sei Nazioni. E’ legittimo però aspettarsi che qualcosa cambi, nel piano di gioco (inutile giocare alla mano se i tre quarti prendono palla da fermi o se ali da oltre cento chili lanciate in corsa evitano il placcaggio con dei calcetti improbabili). Il tempo è poco, ma siamo convinti che Brunel saprà gestire la situazione al meglio. Il rugby italiano, di cui la Nazionale è la punta di diamante ma non l’espressione unica, non è assolutamente fermo o in arretramento come qualcuno può pensare: semplicemente, si muove meno velocemente degli altri. Comunque, voto sotto la sufficienza per questo novembre (voto 5).
Di Roberto Avesani @robyavesani
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