Un’organizzazione boera di diritti civili chiede lo stop ad alcune nuove regole per la Vodacom Cup
La federazione sudafricana finisce sotto accusa: la SARU vuole infatti inserire una quota minima di giocatori di colore per le squadre che prendono parte alla Vodacom Cup. Una ipotesi che non piace ad AfriForum, un’associazione di diritti civili che rileva come tutti gli sport olimpici – e il rugby tornerà ad esserlo dal 2016 – non possono avere regole che discriminino chicchessia.
Le nuove regole prevedono che almeno 7 giocatori di colore siano schierati tra i 22 convocati per le partite, che 5 partano dal primo minuto e che almeno due dei sette di cui sopra siano tra gli avanti. Vedremo come questa storia andrà a finire.
Un paio di considerazioni: le quote – di qualunque colore siano – tendono ad affossare il merito a favore di determinate categorie considerate disagiate. Non stupisce che vengano criticate, ma va anche detto che il paese in questione – il Sudafrica – ha una storia di apartheid e segregazione razziale finita l’altro ieri, non 50 anni fa. Non solo: la nazionale sudafricana è stata un simbolo, suo malgrado, di quella situazione e il rugby era lo sport “bianco” per eccellenza. La domanda alla fine è solo una: nella situazione sudafricana contingente le quote servono? E se sì in quale misura? Crediamo che nessuno che non viva quotidianamente quella realtà possa avere una opinione precisa.
PS: annotazione che magari conta poco, però per completezzava data, perché chiarisce meglio il quadro in cui ci si move: AfriForum è un’associazione di boeri, composta esclusivamente o quasi da bianchi.
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