A fine anno il sito inglese passa in rassegna le principali nazionali con la rubrica “State of the Nation”: ecco cosa dicono di noi
Sotto a chi tocca, e questa volta tocca a noi. Come ogni anno a dicembre il noto portale planetrugby.com rivolge il proprio sguardo a ciascuna delle nazioni ovali più importanti, per verificarne lo stato di salute e trarre un bilancio di dodici mesi di rugby. Vediamo qual è la diagnosi, e quale la terapia, del paziente Italia.
“Rollercoster ride” è la metafora che viene utilizzata per descrivere la nostra stagione internazionale. Alti e bassi al Sei Nazioni, più bassi che alti a giugno, decisamente bassi a novembre, e adesso pochi mesi a disposizione di Brunel e del suo staff per riportarci ai livelli dello scorso febbraio. Tra i motivi della discontinuità, viene indicato l’aver puntato tanto su alcuni senatori, che sebbene siano tra i migliori al mondo nel loro ruolo, non hanno disputato dei Test Match all’altezza, condizionando così la prestazione azzurra. Ma il problema più grande che viene indicato è quello della linea veloce, spesso incapace di far fruttare e trasformare in punti la consistenza del pack, e questa era une delle key-areas di Brunel, desideroso di creare un’Italia più smaliziata e che giocasse a viso più aperto. Con la consapevolezza, aggiungiamo noi, che senza palle di qualità e senza ball carrier capaci di dare profondità e avanzamento, nemmeno una linea di fenomeni può far gran che, come ci ha insegnato una volta di più il Championship dell’Australia.
Infine, la diagnosi sulla nostra nazionale si chiude con due punti, o meglio due nomi, a cui rimanere ben saldi per il futuro. Il primo è quello di Tommaso Allan, da far crescere e perseverare fino alla RWC 2015, e il secondo è quello di Giampiero De Carli, che a partire da Luglio allenerà la mischia azzurra. E per i trequarti? La soluzione per Planetrugby è una sola: affiancare a De Carli un “world class back-line coach“.
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