24 ore fa l’annuncio dell’addio reciproco e consensuale tra il tecnico e il club. Tra errori, qualche recriminazione e speranze
Franco Smith è arrivato sulla panchina di Treviso nel 2007. Visto che stiamo parlando di sport si tratta di un periodo molto lungo, sopra la media dei “normali” rapporti tra un tecnico e una squadra. Al termine della stagione in corso il contratto sarebbe scaduto e già si sapeva che non ci sarebbe stato un rinnovo, ieri l’annuncio della separazione immediata. Beh, quasi, visto che il coach sudafricano guiderà la squadra biancoverde ancora per le prossime due partite di Heineken Cup, contro l’Ulster a Belfast questo fine settimana e sempre contro gli irlandesi al Monigo il prossimo week-end.
Una notizia sorprendente per molti, un po’ meno per chi “annusa” da più vicino le cose della società veneta, comunque sempre molto ermetica ed attenta a mantenere la sua privacy.
Non ci sono stati litigi, pugni battuti sui tavoli o scene madri di qualsiasi genere. Probabilmente anche la tensione – normale in queste situazione – è sempre rimasta al di sotto del livello di guardia. Un po’ di nervosismo, certo, ma è normale. Allora perché lasciarsi? Le motivazioni vere sono quelle che si sono già lette e scritte un po’ ovunque: bisogno di dare una scossa all’ambiente sicuramente un po’ depresso per una prima parte di stagione ben al di sotto delle proprie aspettative e una mancanza – negli ultimi tempi – di pari vedute tra tecnico e società. Non è un mistero, ad esempio, che l’eccessivo turn-over a cui Smith ha sottoposto la squadra era poco gradito alla dirigenza.
Le cose tra Franco Smith e Benetton Treviso hanno iniziato a incrinarsi probabilmente un anno fa, o giù di lì, da gennaio in poi. Anche qui probabilmente non c’è stato un episodio che ha dato il via alla valanga ma più un logoramento di un rapporto che comunque è stato molto lungo. Poi c’è stato il famoso tweet dello scorso luglio con cui il tecnico annunciava che a fine stagione se ne sarebbe andato. Quello sì un episodio che ha incrinato i rapporti con la società, tenuta all’oscuro fino al momento della pubblicazione dell’annuncio sui social network. E pure sui contenuti probabilmente alla Ghirada hanno qualcosa da ridire. Ma tant’è, si è deciso di andare avanti quando la cosa migliore sarebbe stata quella di salutarsi alla fine della scorsa stagione, ma con il senno di poi siamo bravi tutti.
Franco Smith non se n’è andato, come qualcuno ha scritto, insomma non è lui che lascia. Il passo questa volta l’ha fatto il club ma la decisione finale è stata consensuale. Una decisione – siamo pronti a mettere la mano sul fuoco – che in Ghirada vivono come una sconfitta, ma probabilmente qualcosa andava fatta. Una storia in cui nessuno può dirsi di essere esente da errori: dirigenza, società, tecnico, giocatori. E saranno proprio questi ultimi che dovranno dimostrare sul campo che questa amara decisione è servita a qualcosa, scuotendosi da quell’alibi che inconsciamente si è infilato nelle loro teste dopo il famoso tweet di luglio.
Ora la palla passa a Marius Goosen, assistente di Smith e quindi profondo conoscitore del gruppo, delle sue dinamiche e dei suoi problemi. Goosen potrebbe rivelarsi molto più di un semplice traghettatore, ma questo potrà dircelo solo il tempo. Quello che possono fare oggi tutti gli appassionati italiani è quello di tributare il giusto riconoscimento a Franco Smith, tecnico che lascia una pesante eredità.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.