Leoni senza rabbia, Zebre acerbe. E una comunione d’intenti che manca

Ripasso di quello che ci lasciano le coppe europee. E Franco Smith che prima di andarsene si leva un sassolino dalla scarpa

ph. Marco Sartori/Benetton Rugby

Se Benetton Treviso e Zebre hanno problemi non necessariamente anche la nazionale si troverà nella stessa situazione ma di certo non è un bel segnale e di sicuro non aiuta. Il problema non sono sono le sconfitte in sé, o almeno non solo. Il problema è lo spirito con cui le due squadre di vertice del rugby italiano – magli azzurra a parte – stanno affrontando le sfide di questo momento.
Treviso è una squadra che sembra aver perso la rabbia. Non sta giocando bene, ma questo capitava a volte già lo scorso anno quando però entrava in gioco a quel punto un ardore agonistico che serviva a supplire ad altre mancanze. Oggi tutto questo non succede: il gruppo sembra svuotato, l’impegno non manca mai ma non c’è cattiveria. Una situazione da cui non sarà semplice uscire. Serve un risultato, serve una vittoria per ricominciare a risalire. Marius Goosen avrà il suo bel da fare.
Le Zebre sono un cantiere aperto, una squadra che ha meno esperienza e meno storia in comune e che non può ancora raggiungere certi risultati. Due anni fa nemmeno esistevano, troppo spesso questa cosa viene dimenticata. Va comunque detto che in Heineken Cup appaiono più rinunciatarie, quasi si rendessero conto che quella è una competizione ancora troppo fuori dalla loro portata. Un atteggiamento probabilmente inconscio che muterà con il tempo e l’esperienza. Cavinato e il suo staff stanno comunque lavorando bene e in questo primo scorcio di stagione hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato. Lo stesso si può forse dire anche della seconda parte dell’anno scorso, ma quest’anno la costrruzione sembra comunque più solida e con un progetto più definito.

 

Vi segnaliamo infine alcune cose dette da Franco Smith nel corso della sua ultima conferenza stampa da tecnico del Treviso. Il coach sudafricano, mai polemico e critico verso chicchessia in questi anni, si è probabilmente sentito libero da vincoli e sabato pomeriggio dopo la partita con l’Ulster ha detto chiaro e tondo che servirebbe maggiore comunicazione tra tecnici e federazione. “Io, Phillips quando c’erano gli Aironi, e poi Gajan e ora Cavinato siamo gli allenatori con più esperienza in Italia. Avremmo dovuto vederci di più, scambiarci opinioni ed esperienze ma non è mai successo. Qui a Treviso sono venuti spesso nel corso delle scorse stagioni Properzi e Casellato, quest’anno anche Frati: hanno assistito agli allenamenti, hanno avuto occasioni di crescita professionale, sono loro che dovranno portare avanti il rugby italiano nei prossimi anni. Ci dovrebbe essere più comunicazione e passaggio di esperienze anche nell’alto livello. E per costruire una squadra, una volta acceso il fuoco serve legna, servono giocatori. Però i giocatori non sono molti, non c’è grande abbondanza di legna. E non mi sembra normale non aver mai avuto alcun tipo di rapporto con la nazionale U20″. 
Alla domanda se qualcuno dalla FIR avesse cercato di contattarlo per proporgli una qualche posizione nell’area tecnica Franco Smith ha detto che non è successo e ha fatto capire che la cosa non gli sarebbe affatto spiaciuta, ma nessuno gli ha mai chiesto niente. Ecco, questo è davvero un grande peccato. E magari pure un errore.

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