Piccolo bilancio delle sei pretendenti a due settimane dal calcio d’inizio del torneo. Qualche nostra opinione aspettando le vostre
Il primo febbraio parte l’appuntamento più amato e atteso da tutto il movimento rugbistico europeo. E non solo. Il Sei Nazioni per un mese e mezzo attirerà la maggior parte delle attenzioni e degli interessi di appassionati e addetti ai lavori. Un torneo che è tradizionalmente impronosticabile o quasi, nonostante l’esiguità dei suoi partecipanti.
Noi non diremo chi lo vincerà – secondo noi, va da sé – ma faremo una brevissima analisi dello stato in cui versano le sei contendenti e poi il campo dirà la sua. E ovviamente vorremmo sapere cosa ne pensate anche voi.
Francia: arriva da un Sei Nazioni disastroso, da un tour in Nuova Zelanda da cappotto (subìto) e da un mese di novembre in cui ha dato segnali di crescita. I problemi rimangono ma talento e qualità abbondano, i galletti sono anzi i più riforniti nel Vecchio Mondo. Se capiscono che cosa vogliono fare da grandi sono dolori per tutti.
Galles: hanno vinto gli ultimi due tornei: basta? I problemi interni tra federazione e franchigie, con le relative preoccupazioni dei giocatori circa il loro futuro, potrebbero pesare ma se Gatland riuscirà a rendere impermeabile il gruppo (o a trasformare queste tensioni in coesione) alle pressioni esterne farà partire i Dragoni da favoriti ancora una volta. Ci sono anche tanti infortunati ma le alternative sono l’ultimo dei problemi da quelle parti.
Inghilterra: forza fisica, tecnica ma anche meno alternative di gioco rispetto ai suoi avversari. Può battere chiunque, può soffrire terribilmente contro chiunque. L’assenza di Tuilagi si farà sentire tanto sul piano delle soluzioni. Ha qualche problema di leadership e Farrell ogni tanto si perde via, al pari di alcuni dei suoi giovani migliori. Deve imparare a gestire meglio la pressione, anche perché questa da qui al 2015 non potrà che aumentare.
Irlanda: campioni (quasi) eterni e giovani leoni. Da quanto tempo sentiamo dire che la nazionale irlandese è alle prese con una non semplice gestione di fine ciclo? E se da una parte Paul o’Connell e Brian O’Driscoll sono ancora lì – e finché giocano a questi livelli chi li toglie dal campo? – dall’altra non si può non rilevare che attorno a loro è stata fatto crescere un gruppo di giocatori al quale è stata data la materia forse più preziosa: il tempo. Il vero banco di prova per Schmidt sarà probabilmente il Sei Nazioni 2015, che verrà affrontato forse senza nessuno dei due giganti che abbiamo nominato poco fa, ma quest’anno può essere la sorpresa. Ammesso che si possa mai definire “sorpresa” una qualsiasi nazionale irlandese.
Italia: i media internazionali, soprattutto quelli d’Oltremanica, ci hanno già assegnato il cucchiaio di legno. Dopo un’ottimo Sei Nazioni – due vittorie con Francia e Irlanda, ma anche la prova maiuscola di Twickenham – la Banda Brunel si è persa tra prove anonime quando non proprio brutte tra giugno e novembre. Una inversione di rotta che sembra essere mentale in primo luogo, ma non solo. Il debutto è di quelli complicati, a Cardiff contro i campioni in carica, ma forse il non aver quasi nulla da perdere potrebbe aiutarci non poco. Assenze importanti come quelle di Masi, Favaro e Minto. C’è da ritrovare serenità e leggerezza. Un Sei Nazioni che si presenta come il più complicato della gestione Brunel.
Scozia: squadra che non brilla per il numero dei talenti ma dove si sente davvero tanto il lavoro sul gruppo fatto dallo staff tecnico. Non ha magari grandi picchi ma può garantire un rendimento di grande costanza e ha le armi per mettere in difficoltà chiunque, anche se forse può reggere il confronto per 80 minuti solo con l’Italia. Al momento.
Ora tocca a voi: cosa ne pensate? Chi pensate che parta favorito? L’Italia è davvero già con il cucchiaio di legno in mano?
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