Il coach francese mescola le carte e ne cambia cinque. Cerchiamo di capire il perché delle scelte, e cosa daranno al nostro gioco
Ancora poche ore e Italia e Francia scenderanno in campo allo Stade de France di Parigi in un match che dirà molto sul torneo di queste due squadre. Per Philippe Saint-André la volontà è quella non solo di portare a casa i due punti e il primo posto in classifica, ma anche di far vedere qualcosa di più sul piano della tenuta mentale a partita in corso. Con l’Inghilterra in fin dei conti è andata anche troppo bene tenendo conto come si era messa, e senza la meta di Fickou oggi sulle spalle dell’head coach transalpino ci sarebbe ben altra pressione.
Per noi la parola d’ordine è una sola, ed è continuità. Spesso si è sottolineato come dopo una prestazione esaltante gli Azzurri siano incappati in brutte sconfitte (nel 2013 contro la Scozia dopo la vittoria sulla Francia, nel 2011 tracollo a Londra dopo quasi vittoria con l’Irlanda e brutta sconfitta ad Edimburgo dopo aver battuto la Francia). L’occasione per invertire la tendenza, e per non far parlare come troppo spesso accade di “prestazione occasionale” è di quelle ghiotte.
Rispetto alla formazione che ha ben figurato a Cardiff tenendo testa al Galles, Brunel ha deciso di cambiare cinque giocatori. Un terzo della squadra, che però non è stata snaturata: mediana confermata, così come due terze linee e due componenti del triangolo allargato su tre. Per il resto, fuori Esposito, Sgarbi, Zanni, Bortolami e Rizzo e dentro, rispettivamente, Iannone, Garcia, Minto, Furno e De Marchi. Cinque decisioni in parte tecniche, in parte dettate da natura diversa.
Innanzitutto, per Esposito non bisogna parlare di bocciatura. Vero che l’errore al Millennium è costato una meta, ma la giovane ala ha poi giocato una partita pressoché impeccabile. In conferenza Brunel ha parlato di concorrenza, come dire, lui gioca bene, vediamo Iannone, altro giovane che a Brunel piace, come si comporta, anche tenuto conto della sua versatilità in diversi punti della linea veloce (è l’unico possibile centro a parte i due titolari Garcia, al rientro, e Campagnaro). A Sgarbi è stato preferito Garcia, forse per la solidità difensiva (ma anche il centro della Benetton è un ottimo placcatore) o più probabilmente per la possibilità di piazzare dalla lunga distanza.
Passando alla mischia, Zanni non solo aveva il problema al naso, ma non aveva nemmeno completamente recuperato. Tenendo conto di quante partite consecutive ha giocato in Azzurro, l’idea di partire fuori e di entrare a partita in corso, portando freschezza e lucidità dopo un’ora di gioco, è più che condivisibile. La scelta di Furno invece è forse dovuta al fatto che Brunel si aspetta una partita molto dinamica e mobile, e forse preferisce sacrificare qualcosa dalla rimessa laterale e aumentare le corse per il campo. E in questo senso va probabilmente letta anche la staffetta Rizzo-De Marchi. Minto e Furno, inoltre, possono garantire grande pressione su Plisson, apertura giovane e talentuosa, ma che se va in crisi può bloccare gli ingranaggi di squadra (e in panchina questo giro Saint-André si è portato Trinh-Duc), ma soprattutto che non deve avere il tempo di ragionare e di usare il piede con tranquillità (vedi mete di Huget all’Inghilterra; fortunate, ma la scelta al piede non era certo casuale). Per il resto, ci aspettiamo un’Italia aggressiva in difesa e che non rinuncia a giocare in attacco. Insomma, l’Italia di Brunel in formato Sei Nazioni.
Di Roberto Avesani @robyavesani
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