Incertezza, continui tentennamenti e caos europeo: la Benetton a queste condizioni non ci sta più. La palla passa alla Federazione
Il comunicato è arrivato conclusa la partita dell’Italia, per non influenzare la prestazione dei numerosi giocatori di Treviso impegnati con la Nazionale. Un po’ come certe decisioni politiche, che in tempi di crisi si comunicano a mercati chiusi. Le notizia però poteva già essere nell’aria, e probabilmente chi era presente sabato pomeriggio a Monigo e ha visto Amerino Zatta e Luciano Benetton insieme, avrà forse avvertito qualcosa. Leggere nero su bianco certe decisioni, però, fa sempre un effetto maggiore.
Per rimanere sugli spalti di Monigo, la situazione non doveva essere certo distesa, se è vero, come si apprende dagli organi di informazione locale, che diversi spettatori se ne sono andati anzitempo, qualcuno, si legge, fischiando i Leoni. Scene che a Treviso non si erano forse mai viste. Facile che Luciano Benetton dentro di sé abbia pensato anche solo per un secondo il più classico dei “ma chi me lo fa fare?”, o meglio, “ma chi me lo fa fare a queste condizioni?”. E proprio a margine della sconfitta contro gli Scarlets sono arrivate dallo stesso sponsor parole molte dure, e col senno di poi premonitrici. Che già sabato pomeriggio prefiggevano la possibilità di un ritorno nel campionato nazionale, interrompendo di fatto l’avventura celtica. Nel pomeriggio di domenica, il comunicato della società ha fugato ogni dubbio.
Difficile dire adesso cosa succederà, anche se è legittimo aspettarsi da parte della Federazione qualche passo. In avanti o in dietro lo decideremo dopo, tra qualche anno, col senno di poi, ma per adesso è l’immobilismo chi ci sta ammazzando. E nel contesto statico e senza sbocchi che si è venuto a configurare, la Benetton ha preso una decisione, come era naturale che prima o poi sarebbe accaduto. Dall’inizio della stagione, più o meno con cadenza bi-tri-settimanale, sulle pagine dei quotidiani locali si sono letti gli appelli di Amerino Zatta, che invocava chiarezza e denunciava l’impossibilità di programmare con un orizzonte così incerto. Prima o poi la corda si sarebbe spezzata. Vengono in mente certe tappe di montagna con due corridori in fuga: si guardano, si studiano, aspettano la mossa dell’altro. E prima o poi uno capisce che la fine sta arrivando, e decide di attaccare. A volte arriva in fondo, altre si impianta dopo pochi metri. Altre volte, invece, scatta per scuotere le acque, per vedere se il suo gesto ha provocato qualcosa. Il traguardo, in questa nostra corsa ovale, era da tempo fissato con il termine della presente stagione. E continuare a tentennare e a rilanciare deadline entro cui si sarebbe deciso tutto, di certo non ha aiutato.
Da parte di Gavazzi, però, c’è anche la consapevolezza di essere entrato in un meccanismo, quello del torneo celtico, in cui nessuno è veramente padrone di se stesso, e in più qualcuno è più padrone degli altri. Ma soprattutto un meccanismo che costringe a mettersi attorno ad un tavolo e a trattare. Con appesa sulla testa la spada di Damocle tenuta in mano dal partner gallese. Dal destino di Ospreys & Co. dipende anche il nostro, o poco ci manca. Se se ne vanno, si può pensare ad una nuova Celtic. Più ristretta e meno competitiva, certo. Se restano, si può e si deve continuare. L’importante è che Regions e WRU si rendano conto che stanno tenendo in scacco altre tre federazioni. Poi, eventualmente, verrà il momento di sbattere i pugni sul tavolo per quel che riguarda la tassa d’ingresso, e allo stesso tempo verrà il momento di dare alle franchigie che vi dovessero partecipare maggiori rassicurazioni e certezze, sia economiche (contributi federali) che sportive (permit player, rosa disponibile, ecc). Del resto è così che funziona: il privato deve avere certezze e rassicurazioni, deve sapere a cosa va incontro. Non si possono invocare ingressi di privati prospettando loro una grande nebulosa.
E in tutto questo, i giocatori ci rimettono tantissimo. Non sapere se l’anno prossimo la tua società giocherà contro Munster o in Eccellenza, è una bella differenza. L’unica certezza che a Treviso hanno è che Luciano Benetton sarà in ogni caso a fianco della palla ovale trevigiana. E di questi tempi non è poco.
Di Roberto Avesani @robyavesani
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