Il presidente federale rilascia una intervista a La Tribuna e dice la sua sul caso che sta facendo discutere il rugby italiano. E non solo
Nessun comunicato ufficiale da parte della FIR dopo la nota del Benetton Treviso sul futuro celtico di domenica sera che ha provocato grande rumore anche al di là delle Alpi. Però il presidente federale Alfredo Gavazzi ha rilasciato una intervista a La Tribuna, quotidiano della città veneta, intervista dove il presidente federale inizia così: «Non possiamo che ringraziare Benetton per quel che ha dato al rugby italiano e trevigiano. E do ragione a Treviso. Tre volte: quando chiede certezze, quando chiede di poter programmare per tempo, quando lamenta l’incertezza lunghissima. Ma ci sono ragioni non dipendenti da me».
Gavazzi poi rilancia: “adesso ho deciso di rischiare, ho visto poca serenità negli azzurri. Il 3 febbraio ho chiamato Zatta, ci siamo visti giovedì, gli avevo detto che avrei preparato le regole. Dovrebbero essere già arrivate a Treviso, le abbiamo definite domenica».
Il presidente poi dice che non ci sarà nessun nuovo bando per la partecipazione alla competizione celtica, che lui vuole fortissimamente (e questa non è certo una novità), e che gli interessati verranno contattati direttamente. Anche Treviso, chiede l’intervistatore? «Non so se siano interessati. Hanno chiesto regole e progetto, li hanno: decideranno e me lo faranno sapere, penso».
Su permit ed eccellenza Gavazzi dice che “non possiamo svuotare l’Eccellenza. Ho due idee più fattibili: niente Eccellenza quando giocano Italia e Celtic, e possibilità per i permit di allenarsi con le franchigie ogni 3 settimane. Ma decideranno i club , li sento venerdì”.
Infine il rapporto tra federazione, nazionale e franchigie: «Serve maggior collaborazione fra staff tecnico azzurro e franchigie. Ma soprattutto le due squadre devono allinearsi al progetto tecnico della nazionale e si suoi principi di gioco. Compatibilmente con i giocatori che hanno».
Gavazzi si è poi detto ottimista sulla possibilità che le Zebre diventino “autonome”. E che rimarranno sicuramente a parma.
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