La federazione viene accusata da molti di non essere stata in grado di gestire la vicenda celtica. Ma la sua “colpa” è un’altra
Piove, governo ladro. Chi non lo ha mai detto almeno una volta in vita sua? E poi prendersela con il governo – qualunque esso sia – è piuttosto facile e spesso ci si piglia anche. Succede con un po’ tutte le istituzioni, che sono lente, che pensano troppo all’autoconservazione e che spesso sono poco attente agli ambiti che dovrebbero invece essere il loro core bussiness. Sono insomma un bersaglio facile.
Succede anche nel rugby e qui in Italia si spara spesso sulla FIR. Normale: è l’istituzione che guida la palla ovale italiana, di scelte discutibili quando non proprio errori ne ha fatti diversi, d’altronde chi non fa non sbaglia mai. E’ un bersaglio facile appunto, ma non per questo deve diventare la responsabile di ogni male che affligge il nostro movimento.
Prendiamo il caso Pro12 che ha portato il Benetton Treviso a rilasciare domenica sera un duro comunicato che pregiudica la sua futura partecipazione al torneo celtico: contro la federazione in questi mesi se ne sono lette di ogni su diversi media, per non parlare di quello che spesso scrivono sul web tifosi e appassionati. Anche OnRugby non ha lesinato critiche alle prese di posizione a volte contrastanti del suo massimo rappresentante, altre volte abbiamo avanzato dubbi e perplessità nel merito della vicenda ma abbiamo anche ribadito un concetto: la FIR non è la principale responsabile del frangente attuale. Colpe ne ha e ne avrà, ma la federazione italiana sta subendo una situazione sulla quale ha pochi strumenti e un peso politico non sufficiente per poter intervenire. La vicenda del rinnovo dell’avventura celtica è un gioco in realtà che si sta giocando su altri tavoli.
La questione della “tassa d’ingresso” è più simbolica che sostanziale (intendiamoci: i simboli sono importanti). Sul piano internazionale, diciamo così, la FIR ha sempre avuto una posizione netta e chiara. Molto decisa. E’ sul fronte interno che è stata invece meno lineare, con cambi di posizione repentini anche a distanza di qualche settimana. Comportamenti probabilmente “figli” di un panorama europeo sempre più dilaniato dalle polemiche e dagli scontri dei vari attori presi da mille guerre e mille battaglie. A tutto questo aggiungiamo un rapporto non semplice con la società biancoverde.
Il vero errore, la vera colpa della nostra federazione è però un altro: il non aver pensato in maniera concreta e soprattutto approfondita a un “piano B”. Fin dall’inizio l’alternativa al torneo celtico è stato quello di un ritorno all’Eccellenza per le squadre italiane (per il Benetton Treviso, quantomeno), un qualcosa di logico ma di solamente vagheggiato, una ipotesi considerata inizialmente irrealistica e che invece con il passare dei mesi è andata via via concretizzandosi. Per quello che è dato sapere non si è lavorato concretamente a questa opzione, comunque non coinvolgendo tutte le parti interessate, club in testa. Probabilmente non si è mai pensato e/o creduto che potesse diventare una ipotesi davvero realizzabile.
La cosa migliore da fare era quella di procedere su doppi binari, proseguendo la trattativa celtica da un lato e mettendo giù un piano di ampio respiro per il rilancio del campionato interno dall’altro. Un piano che – tra l’altro – sarebbe servito comunque al nostro massimo torneo nazionale, rientro o meno delle franchigie. Se c’è una cosa da imputare alla FIR è questa. Certo, se dovesse diventare necessario la federazione si butterebbe anima e corpo su questa ipotesi, ma sarebbe un lavoro fatto in fretta e furia con tutte le conseguenza del caso. Se si fosse iniziato un percorso un anno fa oggi avremmo invece per le mani un dossier approfondito e vagliato, buono sia in caso di fine dell’avventura celtica che in caso invece di suo proseguimento.
Il Grillotalpa
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