Abbiamo intervistato l’ex giocatore della Nazionale e nuovo volto di DMAX. Che ci ha raccontato quanto si sta divertendo…
Molti lo avevano conosciuto in campo con il suo Calvisano e con la Nazionale azzurra, e quando lo hanno visto in diretta tv al Rugby Social Club di DMAX, con Daniele Piervincenzi e Chef Rubio, certamente saranno rimasti sorpresi e stupiti. Stiamo parlando ovviamente di Paul Griffen. Si sono già giocate due partite dall’inizio del Sei Nazioni, abbastanza per fare un primo bilancio sia della sua nuova avventura televisiva sia del torneo e del gioco degli Azzurri. E non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di fargli qualche domanda…
Paul, iniziamo parlando di questa avventura a DMAX. Te la aspettavi? Come è stato l’inizio?
Al momento del contatto iniziale c’era molta sorpresa. Avevo sentito che forse c’era la possibilità di essere coinvolto, ma non credevo di arrivare a tanto. Per loro ero la persona giusta e adatta a comunicare la loro idea e il loro spirito, tutto ha preso movimento in fretta e siamo andati fino in fondo.
E come sta procedendo? Il pubblico sembra rispondere bene, e voi vi divertite…
A quanto pare molto bene. Non sono un grande esperto di numeri, ma le cifre sono positive e siamo contenti per quello che stiamo facendo. Ci divertiamo perché hanno accettato il nostro modo di essere. Io, per esempio, ho detto che non ero uno da camicia ma da bermuda, t-shirt e infradito!
Però in bermuda ancora non ti abbiamo visto in diretta…
[Ride] Ahah ma quello forse è troppo. C’è la parte di commento tecnico, ma c’è anche la parte con più divertimento, con gag e risate. E c’è Rubio. Rubio è Rubio. Con lui non puoi non divertirti, è unico, è una grande persona con un grande spirito dentro lo studio. Fa molto divertire, fa togliere tanta tensione.
Eri teso all’inizio?
Eccome! Fare due commenti sul divano con mia moglie o gli amici è un conto, farlo davanti a tutti i telespettatori un altro. Il primo giorno stavo tremando, e ci sono poche cose nella vita che mi fanno agitare. È stata una grande novità, ma è stata da dubito un’esperienza fantastica. Lo studio è preparato bene, ho conosciuto persone nuove con cui ho legato subito.
Ti abbiamo visto con le t-shirt di alcuni club: Lecce, Valpolicella, Reggio Calabria….
Ho preso contatto con una quindicina di club italiani, proponendo loro questa idea. Il valore più grande del rugby è che siamo tutti uguali e con gli stessi valori. La mia idea era cercare di portare le basi e il rugby di base sul palcoscenico più grande del rugby europeo come visibilità. Per questo non ho scelto le maglie dei grandi club ma delle realtà più piccole. L’idea è questa, vogliamo creare una grande famiglia. Il rugby non è solo l’Italia. E sono le piccole cose a fare grandi differenze.
Parliamo del torneo e degli Azzurri. Come hai visto l’Italia?
Si stanno comportando bene. La prima gara, contro il Galles, è stata un grandissima partita, dove abbiamo rischiato quasi di vincere. A fine primo tempo eravamo sotto 17-3, qualcuno avrà pensato che i nostri avrebbero ceduto e invece c’è stata una reazione positiva, abbiamo ripreso la partita in mano e rischiato di fare risultato molto positivo.
E contro la Francia?
Abbiamo giocato bene per settanta minuti, difendendo in modo aggressivo. Le loro mete sono arrivate in tre occasioni “particolari”: una touche con forse un’ostruzione, un lato chiuso giocato da Fofana e un intercetto. Però tutti stanno dando il massimo e contribuendo alla squadra. Brunel ha fatto cinque cambi rispetto al Galles, e tutti hanno tenuto alto il ritmo. Stiamo costruendo un grande gruppo in vista della Coppa del Mondo, e avere non quindici ma trenta titolari è una cosa più che positiva. Se due o tre possono ricoprire con uguale livello uno stesso ruolo, questo è solo un bene.
Contro la Scozia con l’obiettivo della vittoria
Tra le sei è la squadra che forse sta giocando meno bene, anche se contro noi daranno il massimo. Se rimaniamo concentrati tutta la partita possiamo fare un gran risultato. Però attenzione. Sono i meno performanti, ma sanno che contro di noi si giocano buona parte del loro torneo e daranno il massimo. Speriamo in un Olimpico pieno, che dia una grande carica alla squadra. Al di là delle due sconfitte, questa Italia sta facendo bene.
Dobbiamo andare oltre i risultati…
Vedo un’Italia molto positiva e propositiva, che offre gioco. Difendiamo bene, in attacco giochiamo di più. È un momento positivo per noi.
Ci stiamo risollevando dopo giugno e novembre?
I Test Match sono stati negativi, ma bisogna andare oltre il tabellino. Brunel ha un suo piano e un obiettivo, che è creare un gruppo per la Coppa del Mondo. A giugno e novembre era presente il nucleo “forte” della squadra, e attorno sono stati inseriti giocatori giovani, per vedere se avevano capacità di giocare quel livello. Quando hai un traguardo di lungo periodo, come la RWC, devi contare anche la crescita, e se al mondiale passiamo il girone tutti dimenticheranno giugno e novembre 2013, ma il processo è iniziato lì. Quello è il nostro obiettivo, non i risultati di adesso. E far inserire i giovani è un processo lungo, e da adesso hanno il tempo per maturare e andare al mondiale. Bisogna guardare un po’ al processo che sta dietro quinte. La squadra per mondiale si costruisce negli anni precedenti.
E questo processo di inserimento come va? C’è un giovane che ti ha impressionato?
Mi hanno impressionato davvero tutti. Potevano essere timidi e non esprimere il loro gioco, invece così non è stato. Basta vedere Esposito come ha reagito dopo i primi cinque minuti di Cardiff: poteva chiudersi e invece ha avuto le spalle grosse per reagire e ha fatto vedere il suo valore. Campagnaro poi ha giocato una partita stratosferica, era al posto giusto al momento giusto, e ha mostrato una lettura gioco molto matura per la sua giovane età, soprattutto in occasione dell’intercetto. Sono davvero fiducioso sul nostro gruppo.
Tu hai giocato l’ultima volta con Mallett. Da allora il nostro modo di giocare è cambiato parecchio.
Ogni stagione il rugby cambia, è uno sport che si evolve molto. E l’adattamento è importante. Il nostro punto di forza è sempre stato il gioco con gli avanti, vicino al punto incontro, puntando sulla fisicità del pacchetto. Ma noi abbiamo a disposizione le capacità e dobbiamo usare di più la palla, come Treviso e Zebre cercano di fare. Poi certo, la conquista è fondamentale, poi puoi sfruttare spazi esterni per far spostare le difese.
Segniamo anche parecchio…
Abbiamo fatto due mete a Cardiff e una a Parigi. E i giocatori hanno capito questo gioco, e hanno più piacere a giocare così. Però punti di forza devono rimanere una certezza, come la mischia. Chiaro che poi utilizzando la palla fai più mete.
Un’ultima domanda al Paul giocatore: come va la stagione a Calvisano?
Sono arrivati tanti ragazzi nuovi, giovani, e si stanno comportando bene. E da vecchio con esperienza, ciò dà stimoli e obiettivi nuovi. Stiamo andando bene, la stagione è assolutamente positiva. Abbiamo un obiettivo, e siamo sulla strada buona.
Di Roberto Avesani @robyavesani
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