Franchigie celtiche, accademie ed Eccellenza: questo il piano della FIR

Incontro tra Gavazzi e i presidenti veneti. Un’offerta e un piano per cambiare il movimento. E un avvertimento più “tardivo”…

ph. Sebastiano Pessina

Venerdì a Bologna il presidente federale Alfredo Gavazzi ha incontrato tutti i presidenti dei club d’Eccellenza. Una riunione che si tiene ciclicamente, programmata da tempo e durante la quale sono stati affrontati alcuni temi che riguardano il massimo campionato.
OnRugby – grazie ad alcune fonti autorevoli – è però in grado di riferirvi di un importante incontro “privato” avvenuto a margine del meeting ufficiale. Il tema è stato quello della questione celtica e del possibile addio del Benetton Treviso al Pro12: il presidente Gavazzi ha infatti avuto un colloquio con i massimi dirigenti di Mogliano, San Donà, Petrarca e Rovigo, vale a dire i quattro club veneti del torneo.
Il numero uno della FIR ha presentato loro il suo piano per rinnovare il movimento italiano, di cui OnRugby può anticipare i principali punti:

 

– Proseguimento dell’avventura celtica con due franchigie: Zebre e una seconda selezione territoriale (su cui torniamo in seguito)
– Nell’area delle Zebre, diciamo così, entrerebbe anche il Calvisano che andrebbe ad affiancare le altre realtà già collegate alla franchigia
– Entrambe le squadre celtiche verrebbero collegate ad alcune squadre dell’Eccellenza con la possibilità per i giocatori di fare “su e giù” tra i due tornei
– La guida tecnica delle franchigie celtiche sarà allineata a quella della nazionale. Detto in parole povere: le franchigie devono giocare nella maniera più simile possibile all’Italrugby
– Le due franchigie entrerebbero in un’unica società privata, una scatola che conterrebbe le due squadre compartecipata al 70% dalla FIR e al 30% da soggetti privati
– L’Eccellenza dovrebbe essere a 10 squadre (ma per la prima stagione bisogna vedere cosa farà il Benetton Treviso), tra le partecipanti anche l’Accademia U20
– Alle due franchigie verranno “agganciate” due accademie U19
– Sul resto del territorio nazionale saranno distribuite altre otto accademie U18, con i centri di formazione che invece verranno probabilmente messi da parte.

 

Veniamo ora al punto riguardante la seconda franchigia che abbiamo inizialmente tralasciato: l’opzione celtica è stata offerta da Gavazzi alle quattro squadre venete che potrebbero dar così vita ai Dogi. Nel gruppo veneto potrebbe entrare anche il Benetton Treviso: il presidente federale durante l’incontro – citando il comunicato della società biancoverde – avrebbe detto che il “Benetton ha fatto sapere che non ci sarà” ma in realtà quella nota di una settimana fa dice un’altra cosa. Ad ogni modo non vengono chiuse le porte in faccia all’attuale franchigia celtica.
Questo quanto avvenuto a Bologna, ma voci insistenti riferiscono anche di un avviso informale e non ufficiale arrivato qualche ora dopo agli stessi dirigenti delle società venete, che sarebbero stati messi al corrente dell’esistenza di una candidatura laziale che graviterebbe su Roma.

 

Che opinione farsi? Se tutti i punti venissero confermati in via ufficiale ci troveremmo di fronte a un “panorama scozzese”. Può funzionare? Potrebbe, ma anche il migliore dei piani deve affrontare la messa in pratica.
E’ un piano con una sua coerenza che metterebbe ancora di più la federazione anche al centro dell’aspetto tecnico del movimento mentre, un po’ a spanne, l’Eccellenza non avrebbe molto da guadagnarci.
Nell’incontro sono circolate anche cifre sui costi dell’operazione: la federazione andrebbe a spendere qualcosa in meno di quanto sborsa oggi per il Pro12, va anche tenuto conto che al 99% la famosa “tassa d’ingresso” celtica non sarà più pagata mettendo così a disposizione altri 3 milioni e che la FIR avrebbe un controllo maggiore su entrambe le franchigie. Questi i vantaggi federali.

 

Le note più critiche riguardano la marginalizzazione di club e campionati nazionali e poi la “questione laziale”: non parliamo della candidatura in sé ma del metodo, perché non si capisce perché le società venete siano state avvisate informalmente solo dopo l’incontro con Gavazzi e non durante il medesimo.
Un gesto dalle diverse e non semplici interpretazioni: una esplorazione per sondare il terreno? O ancora: cercare di spaccare il fronte veneto che si è rivelato molto più di un semplice cartello elettorale ingolosendo qualche appetito o la volontà di ottenere un “no” per poter avere poi mani libere su altri tavoli? Infine: è questo un piano in grado di frenare l’annunciato trasferimento all’estero di molti nostri big? Alla fine le franchigie erano inizialmente nate con il compito di riportare in patria i nazionali che giocavano oltreconfine.
Domande a cui in questo momento è davvero difficile rispondere.

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